La crescita dell’Università di Foggia quanto a numero di iscritti non si accompagna ad un miglioramento del dato occupazionale dei suoi laureati. E’ di ben cinque punti percentuali in meno il tasso di occupazione ad un anno da un titolo rispetto alla media nazionale: a Foggia 70,2% rispetto al 75,7% italiano. Anche a cinque anni di distanza dalla laurea la situazione non cambia: 84,9% rispetto al 88,2% nazionale.
E’ quanto evidenzia il rapporto di AlmaLaurea, confermando come Unifg da un lato sia afflitta da un tessuto socio-economico, quello di Capitanata, che non garantisce le stesse possibilità di lavoro offerte da altre aree dello Stivale, e dall’altro debba analizzare la rispondenza della propria offerta formativa al mercato del lavoro. L’indagine sulla condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 3.129 laureati dell'Ateneo daunio. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2022 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2018 e intervistati dopo cinque anni. L’indagine ha coinvolto 1.210 laureati triennali del 2022 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2023). Il 63,3% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Dopo un anno, il 62,8% risulta ancora iscritto all’università. Isolando i laureati triennali dell'Università di Foggia che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (35,8%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
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A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 74,8%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari all’8,1%. Tra gli occupati, l’11,6% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 12,4% ha invece cambiato lavoro; il 75,9% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 44,6% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 36,5% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. Il 6,8% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Il lavoro part-time coinvolge il 22,1% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.358 euro mensili netti. Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? L’82,8% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Il 67,1% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università. I laureati di secondo livello del 2022 contattati dopo un anno dal titolo sono 699 (di cui 507 magistrali biennali e 192 magistrali a ciclo unico), quelli del 2018 contattati a cinque anni sono 543 (di cui 322 magistrali biennali e 221 magistrali a ciclo unico).
Tra i laureati di secondo livello del 2022 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 70,2% (71,8% tra i magistrali biennali e 65,7% tra i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione è pari al 15,4% (16,2% tra i magistrali biennali e 13,0% tra i magistrali a ciclo unico). Il 23,3% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 14,7% ha invece cambiato lavoro; il 62,0% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 30,0%, 16,8% e 53,2%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 3,2%, 8,5% e 88,3%. Il 24,3% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 31,8% su un contratto alle dipendenze a tempo determinato. L’8,3% svolge un’attività in proprio (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, etc.). Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 29,3%, 41,1% e 4,3%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 9,6%, 4,3% e 20,2%. Il lavoro part-time coinvolge il 27,3% degli occupati (31,4% tra i magistrali biennali e 14,9% tra i magistrali a ciclo unico). La retribuzione è in media di 1.272 euro mensili netti (1.189 euro per i magistrali biennali e 1.523 euro per i magistrali a ciclo unico). Il 72,8% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 67,2% tra i magistrali biennali e l’89,2% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 64,7% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (59,6% tra i magistrali biennali e 79,8% tra i magistrali a ciclo unico). Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2018, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari all’84,9% (80,7% per i magistrali biennali e 90,3% per i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione è pari al 5,0% (6,1% per i magistrali biennali e 3,7% per i magistrali a ciclo unico). Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 42,3%, mentre gli occupati con un contratto a tempo determinato sono il 18,2%. Svolge un’attività in proprio il 23,1%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 52,9%, 23,2% e 15,5%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 29,8%, 12,2% e 32,1%. Il lavoro part-time coinvolge il 13,3% degli occupati (18,7% tra i magistrali biennali e 6,9% tra i magistrali a ciclo unico).
Zone Transition
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Le retribuzioni arrivano in media a 1.676 euro mensili netti (1.578 per i magistrali biennali e 1.791 per i magistrali a ciclo unico). Il 76,4% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 71,4% tra i magistrali biennali e l’82,3% tra i magistrali a ciclo unico); il 71,3% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel lavoro, le competenze acquisite all’università (64,5% tra i magistrali biennali e 79,4% tra i magistrali a ciclo unico). Ma dove vanno a lavorare? Il 54,2% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 43,4% nel pubblico; il 2,4% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe il 93,4%, mentre l’industria accoglie il 4,5% degli occupati; il 2,1% è in agricoltura.