È stato presentato a Palazzo Dogana “Made in Immigritaly”, il primo rapporto sui lavoratori immigrati nell’agroalimentare commissionato dalla Fai Cisl e realizzato dal Centro Studi Confronti da Maurizio Ambrosini, Rando Devole, Paolo Naso e Claudio Paravati.
In buona sostanza il rapporto esamina i modi in cui il lavoro immigrato viene gestito in contesti specifici e analizza oltre alle criticità i diversi profili del fenomeno inclusi gli esiti più incoraggianti, meccanismi virtuosi di cooperazione, movimento reciproco e integrazione locale che si stanno realizzando sui luoghi di lavoro.
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La ricerca affronta nove casi studio in otto regioni italiane e raccoglie dati, analisi e proposte perché il made in Italy è un’eccellenza made immigritaly.
Zone Transition
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“Parliamo sempre di made in Italy sottovalutando però che quest’ultimo è fatto anche attraverso l’ottimo contributo dei lavoratori migranti che al livello nazionale rappresentano oltre il 30 per cento degli occupanti: su un milione circa 350 mila sono immigrati e secondo le ultime stime entro il 2023 questo dato raggiungerà il 50 per cento”, spiega a l’Attacco Onofrio Rota, segretario generale Fai Cisl nazionale.