Rssa Stella Maris, tre oss dai domiciliari al carcere. Continuano le indagini su cellullari e gruppi WhatsApp

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E’ arrivata l’ora del carcere per tre degli oss accusati di violenze e maltrattamenti ai danni degli anziani ospiti della rssa Stella Maris di Siponto. Il Tribunale del Riesame ha infatti accolto l’appello cautelare della Procura di Foggia contro l’ordinanza che dispose, la scorsa estate, gli arresti domiciliari e quindi ha disposto la misura più inflittiva del carcere per il 42enne Antonio Vero, il 25enne Mariano Paganini e il 37enne Michele Salcuni.

E’ stato invece respinto l’appello per un altro operatore sanitario, Matteo Guerra, per il quale la gip Roberta Di Maria aveva escluso i gravi indizi di colpevolezza e che dunque resta in stato di libertà.

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Per un altro oss coinvolto, Domenico Nuzziello, finito ai domiciliari, la Procura – sostituto procuratore Matteo Stella - aveva invece rinunciato all’appello e quindi il Riesame non si è espresso su tale posizione. A metà agosto si tennero gli interrogatori di garanzia ma gli operatori sanitari si avvalsero della facoltà di non rispondere e nessuno dei difensori presentò istanze di modifica o revoca della misura cautelare in atto. 

Ascoltato da l’Attacco il 28 ottobre scorso, l’avvocato Pietro Schiavone (che difende Paganini insieme all’avvocata Laura Raffaeli) aveva invece escluso che la misura dei domiciliari potesse diventare maggiormente afflittiva, come invece era stato chiesto dalla Procura foggiana, perché “non c’è attualità, innanzitutto, poi ci sono fatti nuovi: sono stati licenziati e i licenziamenti non sono stati impugnati”.

I difensori degli altri due oss per cui è stato disposto il carcere sono gli avvocati Matteo Ciociola e Michele Ferosi per Michele Salcuni e i penalisti Raul Pellegrini e Portincasa per Antonio Vero.

Scontato, adesso, il ricorso alla Cassazione per Vero, Salcuni e Paganini. Un ricorso all’esito del quale si saprà se i tre andranno effettivamente dietro le sbarre o resteranno ai domiciliari.

Si è nel frattempo fortemente ridimensionata la posizione di Domenico Nuzziello, difeso dagli avvocati Francesco Le Noci e Carmela Caputo.

“Il mio assistito era inizialmente tra gli oss per cui il pm aveva proposto appello contro gli arresti domiciliari chiedendo invece il carcere”, afferma a l’Attacco l'avvocata Caputo. “Qualche giorno prima della fissazione ottobre dell'udienza per la decisione sull'appello, abbiamo svolto un interrogatorio col dottor Stella visionando con lui i file video e audio relativi a Nuzziello. E’ andato avanti a lungo, dalle ore 14.00 fino alle ore 22.00. All'esito di questo interrogatorio la posizione del mio assistito si era completamente ridimensionata rispetto alle accuse mosse nell’ordinanza. Tant'è vero che quando siamo andati in udienza davanti al Tribunale della libertà il pm ha rinunciato all'appello proposto per Nuzziello perché si è avveduto della posizione completamente diversa rispetto agli altri oss coinvolti. Il Tribunale della libertà, nei giorni scorsi non si è proprio occupato del nostro assistito”.

Caputo spiega che durante l’interrogatorio col pm Stella “sono stati visionati i file delle registrazioni”.

“Dall'ordinanza usciva una bruttissima vicenda giudiziaria, ho visto video che parevano fatti in un lager nazista, da schifo assoluto”, commenta la legale. “Poi io e il mio collega abbiamo cercato di rilevare quale fosse stata la condotta effettiva di Nuzziello e ci siamo resi conto che non era minimamente paragonabile a quella di Vero, Paganini e Salcuni. Il nostro assistito si trova ai domiciliari da quattro mesi, non abbiamo ritenuto di avanzare alcuna richiesta per una nostra strategia difensiva”, conclude Caputo.

Le indagini non sono ancora chiuse, bensì stanno proseguendo.

La Procura foggiana sta esaminando accuratamente i telefoni cellulari sequestrati agli indagati e in particolare sta verificando cosa sia contenuto nella messaggistica di WhatsApp, dal momento che c’è almeno un gruppo WhatsApp formato dai dipendenti della rssa, gestita dalla cooperativa sipontina Santa Chiara dell’ex consigliere comunale e campione di consensi Michele La Torre.

E’ chiaramente una verifica che si sta facendo sui cellulari non solo al fine di meglio inquadrare le responsabilità degli oss ma pure al fine di capire se altri nella rssa, pur sapendo quanto accadeva, non hanno provveduto a porre rimedio.

Questo perché alcuni lavoratori hanno sostenuto agli inquirenti, come emerge nell’ordinanza, di aver informato referenti della cooperativa delle violenze contro diversi ospiti.

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La cooperativa Santa Chiara, già mesi fa, ha licenziato per tale turpe vicenda non solo gli oss coinvolti ma in totale 13 dipendenti. Quanto all’ultima denuncia sporta dalla famiglia di un 96enne ospite della rssa, deceduto a inizio anno, dalla coop replicano a l’Attacco in maniera tranchant dopo l’articolo pubblicato su queste colonne nei giorni scorsi: “Si tratta di un’ulteriore calunnia. In quella denuncia sono state affermate cose false che troveranno un’opportuna reazione da parte nostra”.

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