Carcere di Foggia: detenuto tossicodipendente incendia la stanza e aggredisce un poliziotto

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“Ormai nel carcere di Foggia, come in quelli della regione Puglia i poliziotti penitenziari sono impotenti di fronte alle ripetute situazioni di pericolo determinate da detenuti con gravi problemi psichiatrici o tossicodipendenti. L’ultima è accaduta nel primo pomeriggio di ieri in cui un detenuto di circa 40 anni, della provincia di Foggia con problemi di tossicodipendenza, in carcere per reati connessi alla droga - riferisce Federico Pilagatti, segretario nazionale SAPPE -, 

ha prima incendiato il materasso della stanza in cui era alloggiato provvisoriamente, e poi ha aggredito un poliziotto che era intervenuto per salvarlo dal fumo che, nel frattempo, aveva invaso il reparto nonché   zone limitrofe, quali le salette ove i detenuti effettuano i colloqui con i loro familiari, tanto che si sarebbero sospesi i colloqui in attesa del diradarsi per pericoloso fumo”.
        
“Nel frattempo il poliziotto è stato medicato nella locale infermeria riportando danni contenuti”.

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“Il detenuto in questione era stato posto agli arresti domiciliari nel mese di dicembre che poi aveva violato per far rientro in carcere, ed in questi giorni era stato spostato da un reparto all’altro del carcere per i continui litigi con gli altri detenuti”.

“Il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria è stanco di denunciare situazioni di grande pericolo senza che nessuno a partire dall’amministrazione penitenziaria prenda i provvedimenti. Purtroppo di fronte a questo continuo ed irresponsabile comportamento del DAP che continua a riempire il penitenziario raddoppiando la capienza regolamentare circa 720 a fronte di 360 posti, e non inviando nemmeno il personale necessario per sostituire chi va in pensione, nessuna delle autorità sembra preoccuparsi troppo della situazione, a partire dalla Prefettura a cui abbiamo chiesto più volte di intervenire presso i vertici del DAP, alla Regione che continua ad ignorare il grave problema della carente assistenza ai detenuti psichiatrici e tossicodipendenti presenti nel carcere di Foggia e della regione, per finire agli esposti presentati   alla magistratura”.

“Si vuole ricordare che al tempo della grande evasione del 2020 i detenuti erano 590 (oltre700 ora) ed il personale era più  o meno lo stesso, senza considerare che nel frattempo la situazione organica è peggiorata per la stanchezza fisica e psichica che hanno logorato il corpo e la mente di questi umani sottoposti a grandi stress continui”.

“Purtroppo dobbiamo lamentare che chi poi interviene per censurare eventuali condotte non corrette poste in essere dai poliziotti nei confronti dei detenuti, immagina che gli agenti penitenziari siano dei robot che non possono permettersi nemmeno di sbagliare una sola virgola, nonostante i turni massacranti che vanno da 8 a 24 ore sottoposti a temperature pazzesche, che ogni giorno devono affrontare minacce, aggressioni, violenza di ogni genere”.

“Sia chiaro ogni comportamento censurabile nei confronti dei detenuti non deve accadere, però basterebbe che chi deve poi giudicare passasse qualche ora insieme ad un poliziotto che deve occupare contemporaneamente più posti di servizi e gestire oltre 150 detenuti da solo con il 40 gradi di temperatura di questi giorni, per rendersi conto che la tortura è tutt’altro (anzi la subiscono loro da un amministrazione che non paga mai)”. 

Il SAPPE ritiene che “sia giunto il momento di finirla con questa farsa delle misure premiali (condoni, amnistie) portata avanti da certi politici irresponsabili che inducono anche i detenuti ad agitarsi più del dovuto per fare pressione. Le misure premiali non servono, (lo hanno dimostrato negli anni) a nulla  poiché umiliano ancora di più le vittime dei reati, annullano ogni certezza della pena, e nelle carceri dopo pochi  mesi ritornano  gli stessi problemi”.

“Ricorrere alle misure premiali vuole dire tirare a campare per qualche mese a costo zero, tanto il prezzo non lo paga il signor Giachetti, la signora Bernardini, Antigone, Nessuno tocchi Caino e tutta quella politica che ritiene che le carceri non dovrebbero esistere, ma la povera gente perbene che viene colpita giornalmente dalle azioni criminose dei delinquenti. Perché sfruttare in una maniera ignobile i suicidi in carcere per premiare chi non lo merita, facendo finta di non sapere che la maggior parte  di chi sceglie di togliersi la vita sono detenuti psichiatrici o tossicodipendenti”.
 
Il SAPPE ritiene invece che “il vero problema sia la mancata cura ed assistenza alle migliaia di detenuti psichiatrici buttati nelle carceri poiché non sanno dove metterli, le migliaia di detenuti tossicodipendenti che dovrebbero avere un percorso diverso dal carcere, nonché la violenza presente in tutti i penitenziari della nazione che di fatto le ha consegnate ai detenuti più pericolosi. Eppoi il ritardo nel contrastare l’utilizzo dei telefonini nelle carceri che consente ai boss di tenere contatti con i propri affiliati, nonché azzerare il servizio di consegna di materiale proibito (telefonini, droga, armi) attraverso i droni”.

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“Restituire alla Polizia penitenziaria la possibilità di poter lavorare nel rispetto della legge, garantendo l’ordine e la sicurezza delle carceri offrendo ai detenuti meritevoli il diritto di rientrare a pieno titolo nella società come sancito dalla costituzione, ma nel contempo non consentire che i detenuti violenti possano agire indisturbati sottomettendo alla loro volontà quelli più deboli. Questo  dovrebbe fare  uno stato degno di questo nome, e non inseguire delle emergenze per bypassare lo stato di diritto e la certezza della pena”.

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