La Suprema Corte di Cassazione, ha annullato la condanna a 1 anno e 4 mesi inflitta dalla Corte Militare d’appello di Roma nei confronti di un appartenente alla Guardia di Finanza, di origine foggiana, accusato di essersi accordato con un contribuente per evitargli di pagare imposte di registro su contratti di locazione non registrati in cambio di denaro.
La vicenda trae origine nel 2014 allorquando il militare della Guardia di Finanza, in servizio a Bari, difeso dall’avvocato Antonio Maria La Scala, viene tratto in arresto e portato al carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere su disposizione del Gip presso il Tribunale ordinario di Bari per il reato di tentata concussione.
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A seguito di tale vicenda hanno origine due diversi procedimenti penali: uno per tentata concussione, poi riqualificata in induzione indebita, poi riqualificata in tentata truffa innanzi l’autorità giudiziaria ordinaria, conclusosi lo scorso anno con sentenza di assoluzione definitiva da parte della Cassazione per tutti i capi di imputazione e l’altro instauratosi innanzi la Procura Militare di Napoli per il reato di collusione e frode nei confronti della Guardia di Finanza (reato previsto dalla legislazione penale Militare) conclusosi con sentenza di annullamento con rinvio della condanna ottenuta in appello dal militare.
La Cassazione accogliendo il ricorso dell’avvocato Antonio La Scala, difensore del militare di origine foggiana, ha annullato la sentenza della Corte militare d’appello ordinando alla medesima Corte di fissare una nuova udienza onde accertare nuovamente eventuali profili di responsabilità rispetto al reato militare.
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Questo significa che, dopo il giudizio d’appello, qualunque sarà l’esito, sia accusa che difesa potranno ricorrere nuovamente in Cassazione, il che potrebbe dilatare la definitiva chiusura della vicenda di altri anni, sempre che la Cassazione non annulli nuovamente la futura sentenza d’appello con invito a rifare un nuovo giudizio; in tal caso il processo si allungherebbe all’infinito.