Quale impatto sul territorio a fronte delle risorse spese? Boh, nessun report lo chiarisce

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L’Ente Parco Nazionale del Gargano ha lo scopo di gestire una delle aree protette più belle e importanti d’Italia, con una superficie di 121.115 ettari, comprendente la Foresta Umbra, polmone verde della Puglia e sito Unesco per le faggete vetuste, come pure l’Area Marina Protetta delle isole Tremiti. E’ un patrimonio naturale e ambientale enorme che potrebbe costituire un volano di sviluppo economico e occupazionale per l’intero territorio garganico.

L’analisi dei bilanci degli ultimi sei anni non evidenzia gli impatti che l’utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche ha avuto sulla crescita e lo sviluppo del territorio né dà conto alla comunità, al territorio e a tutti i portatori di interesse del valore creato e di come sia stato distribuito.

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La gestione dell’ente negli ultimi sei anni è stata caratterizzata da continue perdite della gestione caratteristica ad eccezione dell’anno 2021.

I ricavi della gestione degli anni 2016-2017-2018-2019-2020 non sono mai riusciti a coprirne i costi determinando perdite significative. 

La gestione straordinaria è stata sempre positiva tranne per l’esercizio 2021 e ha evitato all’ente di avere un continuo disavanzo di gestione. Nel 2019 e nel 2020 la gestione straordinaria (cancellazione di residui passivi) è stata positiva per 1,2 milioni di euro e per 14,7 milioni di euro.

In altre parole, sono stati eliminati dal passivo dallo stato patrimoniale dell’ente circa 16 milioni di euro di debiti determinando avanzi di gestione per oltre 15 milioni di euro.

Si iscrivono debiti in bilancio per importi rilevantissimi e poi vengono stralciati senza indicarne la ragione nella nota integrativa.

Nel 2021, di contro, a fronte di un risultato della gestione caratteristica positivo di 332mila euro, vendono stralciati questa volta residui attivi per oltre 3 milioni di euro e residui passivi per 246mila euro.

Il conto economico dell’ente, come si evince dal prospetto, rileva ricavi da trasferimenti dello Stato in media per 2,6 milioni di euro, di cui i costi più rilevanti sono il personale (22 unità impiegate in media), gli ammortamenti e i costi di funzionamento della struttura. 

I costi per la promozione e lo sviluppo del territorio sono praticamente inesistenti o quasi. Il valore aggiunto quale differenza tra i ricavi e i costi acquisti all’esterno è sufficiente a ripagare il costo del personale e parte degli ammortamenti, pertanto non è in grado di riscostruire il capitale impiegato negli anni 2016-2017-2018-2019 mentre è positivo nell’anno 2021.

Il risultato finale viene sempre condizionato dalla gestione straordinaria (eliminazione di residui attivi e passivi), un’anomalia sintomo di una gestione disordinata, per niente programmata e a dir poco approssimata.

Si iscrivono residui attivi e passivi a bilancio e poi vendono cancellati per importi rilevanti perché ritenuti inesistenti.

Lo stato patrimoniale degli ultimi sei anni evidenzia investimenti netti annui pari a 2,2 milioni di euro per un totale di 13 milioni di euro.

Gli anni caratterizzati da investimenti più alti sono stati il 2018 e il 2019, rispettivamente per 4,2 milioni di euro e 8,6 milioni di euro.

Un ente che, come il Parco Nazionale del Gargano, utilizza fonti pubblici dovrebbe dare evidenza al territorio e alla comunità rispetto ai risultati conseguiti in termini economici e sociali, all’impatto che hanno avuto gli investimenti sul benessere del territorio.

Lo dovrebbe fare con un sistema di reporting integrato che evidenzi anche la qualità gestionale dell’organo amministrativo. Nel caso del PNG non vi è nessuna traccia di questo, però. Il bilancio è carente di ogni informazione riguardante i risultati raggiunti e gli impatti che gli investimenti hanno avuto sul territorio.

Un sistema che oserei definire pre-giurassico. Inoltre. lo stesso bilancio viene approvato sistematicamente in ritardo e la nota integrativa al bilancio è priva di ogni informazione rilevante sulla gestione aziendale.

Il Dlgs. 111 del 15/07/2011 prevede la decadenza degli organi amministrativi del Parco e il commissariamento dell’ente nel caso di ritardi nell’approvazione dei bilanci, poiché elemento di grave inefficienza organizzativa.

A proposito della mancanza di ogni informazione gestionale, la Corte dei Conti ha rilevato nella sua relazione: “La nota integrativa è connotata, con riferimento all’analisi del rendiconto finanziario , da carenze e quindi inidonea a costituire  documento illustrativo di natura tecnico – contabile riguardante l’andamento della gestione dell’ente nei suoi settori operativi, nonché i fatti di rilievo verificatasi dopo la chiusura dell’esercizio ed ogni informazione e schema utile ad una migliore comprensione dei dati contabili” come prescritto dall’art. 44 del DPR N. 97/2003”. In altre parole, i bilanci approvati dall’ente mancano dei più elementari requisiti di redazione del bilancio, che sono la chiarezza e la completezza delle informazioni.

Sulla veridicità dello stesso la Corte dei Conti evidenzia che “il bilancio non è conforme ai principi di veridicità e chiarezza relativamente alla contabilizzazione delle spese per i fondi per l’incentivazione del personale”, inoltre segnala qualche dubbio anche sull’iscrizione a bilancio per 328mila euro della partecipazione nella Oasi Lago Salso spa in liquidazione volontaria.  A tal proposito l’organo amministrativo non dà alcuna informazione, se tale partecipazione non fosse recuperabile integralmente andrebbe svalutata poiché costituisce perdita durevole di valore. Lo stato patrimoniale della partecipata Oasi Lago Salso spa dovrebbe evidenziare la recuperabilità della partecipazione sulla base della esigibilità dell’attivo e dei debiti accertati da estinguere.  In altre parole, la Corte dei Conti pone eccezioni anche sulla veridicità del bilancio. Molte perplessità sorgono anche sullo stralcio dei residui passivi inesistenti per oltre 14 milioni di euro e di residui attivi per oltre 3 milioni di euro che hanno fortemente condizionato i risultati della gestione. E’ assurdo che si cancelli una montagna di debiti e di crediti e non si dia spiegazione alcuna nella nota integrativa. Viene legittimamente da pensare che i bilanci precedenti riportavano debiti e crediti inesistenti per circa 20 milioni di euro e, se così fosse, ci troveremo di fronte a falsi in bilancio di dimensione gigantesca.  

Ancora una volta la gestione della cosa pubblica è affidata a incompetenza ed approssimazione e, come più volte sottolineato, a pagarne le conseguenze sono i più deboli, i giovani e le donne che non trovano dignità in questa terra martoriata continuamente da giochi di potere sterili e autoreferenziali.  Non usciremo mai dallo stato di sottosviluppo in cui siamo da sempre se non ci rendiamo tutti conto che l’unica strada per uscirne è che a guidare le istituzioni ci siano donne e uomini di comprovata capacità e di grandi valori etici e morali.

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Nicola di Bari

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