Caos FdI, Miccoli “Meccanismo censorio interno, vertici si stanno facendo la strada per candidature regionali”

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Un’altra - l’ennesima - dimostrazione che all’interno di Fratelli d’Italia, primo partito di governo e primo partito assoluto per numero di consensi in Italia, almeno in Capitanata, regni il caos più totale. È notizia di questi giorni, infatti, dei nove iscritti deferiti dal gruppo di Giorgia Meloni a seguito delle condotte tenute da questi ultimi in occasione delle elezioni amministrative ed europee dello scorso mese di giugno. L’Attacco, intorno alla metà di luglio, aveva già avuto una prima imbeccata dall’onorevole La Salandra, che aveva raccontato al giornale come fosse pervenuta dalla sede centrale di Roma una circolare con l’invito a segnalare tutte le situazioni di iscritti e dirigenti di Fratelli d’Italia che avessero adottato comportamenti lesivi nei confronti del partito stesso. Nello specifico, il riferimento era al sostegno elettorale nei confronti di candidati di altre liste o schieramenti

Tra i nomi segnalati ai vertici romani da La Salandra e De Leonardis sarebbero finiti quelli del sanseverese Emilio Gaeta, del cerignolano Luca Reddavide (reo di avere fatto campagna elettorale per il leghista Patriciello), del presidente del circolo lucerino Antonio Di Battista (colpevole di un post in cui dava dei coglioni ai dirigente meloniani di San Severo), e dell’avvocato Luigi Miccoli, che addirittura avrebbe candidato quattro dei suoi uomini nelle liste dell’imprenditore Alfonso Zuccarino, sfidante apricenese del candidato sindaco ufficiale del centrodestra Antonio Potenza. Negli ultimi giorni, poi, sarebbe giunta l’ufficialità rispetto a un totale di ben nove situazioni, segnalate alla commissione nazionale di garanzia e al dipartimento organizzazione del partito dai circoli territoriali di Fratelli d’Italia, con la motivazione esplicita di condotte contrarie al codice etico e allo statuto. Per ogni deferito sarebbe stata proposta una sanzione, oltre all’indicazione di quello che sarebbe stato violato. 

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A San Severo, ad esempio, dove Fratelli d’Italia ha sostenuto l’attuale sindaca civica Lidya Colangelo, il circolo territoriale avrebbe segnalato Emilio Gaeta, chiedendone l’espulsione dal partito, per violazione sia del codice etico che dello statuto. Il circolo territoriale di Torremaggiore, invece, avrebbe segnalato due persone: Leonardo De Vita per aver violato lo statuto, con richiesta di sospensione fino a un massimo di un anno e il diniego al rinnovo del tesseramento per gli anni successivi, e Luigi Ciavarella, per lo stesso motivo, con richiesta di una blanda censura. Sarebbero addirittura cinque, infine, i deferiti a Manfredonia. Qui, dapprima il commissario cittadino del partito Matteo Robustella aveva annunciato il sostegno all’ex sindaco Gianni Rotice, subito sconfessato dai vertici provinciali di Fratelli d’Italia, e poi i meloniani avevano virato su Ugo Galli, già candidato sindaco alla testa di un raggruppamento civico, insieme a Forza Italia. Il circolo territoriale sipontino avrebbe dunque innanzitutto segnalato lo stesso Robustella, che aveva speso senza alcuna delega il nome di Fratelli d’Italia per sottoscrivere il documento politico in favore di Rotice, e poi si era candidato in una lista diversa da quella dello stesso partito, a sostegno di un candidato diverso da quello sostenuto dal gruppo di Meloni. 

Ci sarebbe, poi, tra i deferiti, anche Federica Conteduca, candidatasi alle comunali nella lista di Forza Italia, motivo per cui sarebbe stata chiesta la misura della censura e del diniego di rinnovo del tesseramento per gli anni successivi. Gli altri tre deferiti, invece, sarebbero Francesco Paglione, candidatosi alle comunali in una lista diversa da quella di Fratelli d’Italia e a sostegno di un altro candidato sindaco rispetto a quello sostenuto dal partito, Vincenzo Di Staso e Romina Famiglietti. Per i primi due sarebbero stati chiesti la censura e il diniego di rinnovo del tesseramento, mentre per quest’ultima la sola censura. 

Da ultimo, il circolo territoriale cerignolano avrebbe segnalato Luca Reddavide sempre per violazione dello statuto, avendo egli supportato un candidato di altro partito alle elezioni europee. Per lui sarebbe stata chiesta la sospensione fino a un massimo di un anno, oltre al diniego di rinnovo del tesseramento per i successivi. Nessuna segnalazione sarebbe pervenuta da Apricena: dunque, nessun deferimento per Miccoli e i meloniani candidatisi con Zuccarino. Puntuale, il giorno dopo, è arrivata la prima smentita pubblica. 

“In merito a un articolo pubblicato su l’Attacco vogliamo precisare, per correttezza, che il circolo territoriale di Torremaggiore non ha fatto nessuna segnalazione”, si legge in un post su Facebook dello stesso circolo. “Anche se dei comportamenti di alcuni iscritti sono stati evidenti a tutti durante la campagna elettorale comunale, noi crediamo che ognuno liberamente decida la strada da seguire”, scrivono. 

Ieri, l’Attacco ha provato ad ascoltare alcuni dei militanti coinvolti nella vicenda. “Non sapevo assolutamente nulla di questi provvedimenti”, ha affermato Di Staso. “Mi dispiace che certi elementi ai vertici abbiano agito contro di me e contro altri in questa maniera, ma lo apprendo solo ora”, ha ammesso. “Non è un problema se sarò costretto a non fare parte di un circolo dove ci sono quei referenti”, ha sottolineato. “La mia militanza a destra parla chiaro”, ha aggiunto. “Mi sono iscritto al Fronte della Gioventù nel 1973, a soli 13 anni, e le mie idee sono sempre state quelle”, ha ribadito. “Oggi che ne ho 65 continuo a difendere i miei principi, i miei valori e i miei ideali”, ha continuato. “Sono deluso dal comportamento dei vertici del partito, mi aspettavo almeno un avviso o una telefonata e non di apprenderlo dalla stampa”, ha chiosato. “Sono loro che sono stati sleali e scorretti, non io. Io non ho nulla da rimproverarmi”, ha concluso Di Staso. 

Zone Transition

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“In Fratelli d’Italia c’è un problema di fondo, che riguarda un meccanismo censorio”, ha detto invece Miccoli. “Il problema riguarda l’atteggiamento dei militanti della destra originaria, del Movimento Sociale Italiano per intenderci, rispetto a questa deriva dorotea del partito”, ha spiegato. “Io ho sempre mantenuto un atteggiamento di aperto dissenso rispetto a questa cosa, e dunque insieme ad altri risulto scomodo”, ha raccontato. “La verità è che i vertici si stanno preparando le candidature per le regionali dell’anno prossimo”, ha concluso. “Una volta, nel Msi, chi ricopriva un ruolo nel partito non poteva candidarsi. Adesso invece ognuno cerca di fare i propri interessi personali. Io non ci sto, perché non ho mai avuto bisogno di avere un posto di lavoro dal partito, e quindi vengo messo da parte. Solamente che hanno capito che sono un valore aggiunto e non mi hanno espulso”.

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