Gli operai maggiormente esposti ad arsenico perdono in media cinque anni di vita e gli stessi operai residenti a Manfredonia presentano un rischio di morte per tumore ai polmoni che è il triplo di quello di altri colleghi residenti altrove.
Sono i risultati di un nuovo studio di una équipe internazionale sulla salute degli operai dell’ex petrolchimico di Manfredonia che furono esposti ad arsenico in seguito all’esplosione del 26 settembre del 1976. Al processo che ne seguì tutti gli imputati furono assolti.
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La ricerca ha riguardato 1.772 lavoratori, coordinata dal dottor Emilio Gianicolo dell’Institut für Medizinische Biometrie, Epidemiologie und Informatik Università di Mainz (Germania) e del Cnr di Lecce, è stato condotto dalla dottoressa Di Staso, statistica dell’Università di Bologna, nell’ambito di un progetto Erasmus+. Completano il gruppo di lavoro la professoressa emerita di Statistica ed Epidemiologia Maria Blettner e il professore Daniel Wollschläger, in attività presso l’Istituto di Mainz.
Si tratta di uno studio che, secondo chi l’ha condotto, “aggiunge elementi oggettivi di chiarezza rispetto alla tesi processuale, sostenuta da epidemiologi e medici del lavoro a sostegno delle difese dell'azienda Anic e successivamente Enichem. Tali difese sostenevano che gli incrementi dei valori di arsenico nelle urine degli operai erano stati causati da dieta a base di crostacei e non dall’esposizione a sostanza cancerogena”.
Zone Transition
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Ai fini dell’analisi delle cause di decesso è stato fondamentale l'apporto delle Asl e dei dipartimenti di prevenzione contattati, in particolar modo dell'azienda sanitaria locale di Foggia. La pubblicazione è disponibile sul sito internet di International journal of hygiene and environmental health.
(Fonte: rainews.it)