Episodio del 1° maggio archiviato, Gennarone torna con l’anteprima di Mother’s tears: “Siamo popolo sfruttato”

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A distanza di un paio di mesi dai fatti accaduti durante lo scorso concertone del primo maggio a Parco San Felice, il rapper foggiano Gennarone ha deciso di buttarsi definitivamente alle spalle lo spiacevole episodio che lo ha visto protagonista in negativo e di rilanciarsi sul mercato musicale di Capitanata con l’anteprima del suo ultimo album, che vedrà ufficialmente la luce nel prossimo mese di settembre. Il nuovo video, che anticipa l’uscita dell’omonimo album, si intitola Mother’s tears. È stato girato dal regista Roberto Moretto, e trae ispirazione dal cartone degli anni settanta Fat Albert, su produzione di Clownfish e K9, per Dystopia Industry. “Il girato vuole rappresentare il periodo storico visto dagli occhi di un ragazzo del sud che si sente più vicino ai popoli colpiti dalla guerra, visto che da queste parti, grazie alla mafia, c’è sempre una qualche guerra da combattere”, spiega l’artista. “Nonostante questo disagio, ci dicono di dovere essere grati per essere nati dalla parte ricca del mondo, dimenticando che noi non siamo la parte ricca, ma la parte sfruttata”, afferma. “Il sound è rap, con una venatura che mi contraddistingue, ovvero lo storytelling”, sottolinea. Gennarone si avvicina al rap nel 1996, specializzandosi nel freestyle. Dopo essersi fatto conoscere nelle varie città, nel 2001 esce il suo primo lavoro con Dj Lose, con il titolo Niente si cambia. 

Nel frattempo, organizza varie manifestazioni, portando il rap a Foggia. Nel 2008, con Cisky - al secolo Francesco Salemme, attuale consigliere comunale di Foggia in quota Movimento 5 Stelle - forma i Tavola28, ai quali pochi mesi dopo si unisce Guaio, e con cui produce due lavori: Preparatevi al peggio e Natale fridd e fam. Il discreto successo dei Tavola28 li porta a suonare tantissimo in Puglia e non solo, e vincono per ben due volte il premio Matteo Salvatore. 

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Quella di Gennarone, al di là delle questioni legali e di forma che ne hanno contraddistinto e che sono scaturite dal recente fatto di cronaca che ha visto il giovane artista insultare pesantemente e in maniera sessista la premier Giorgia Meloni, è una vicenda che si inquadra, con le dovute proporzioni del caso, in un più vasto retroterra artistico e culturale che segna e da cui proviene l’intera scena musicale del genere che lo riguarda direttamente. Parliamo, naturalmente, anche e non solo, del linguaggio spesso volgare e sconcio, ma sempre unidirezionalmente proiettato dal basso verso l’alto, e quindi nei confronti del potere costituito - sia esso più o meno conservatore - che da sempre contraddistingue una vasta fetta dei suoi colleghi italiani, europei e americani, del presente e del passato, e che per giunta affascina un largo e trasversale pubblico, sia in termini anagrafici che di estrazione sociale e culturale. Insomma, senza pretese e tentativi assolutori nei confronti di un errore grave e evidente, un fenomeno complesso che non può essere affatto ridotto alla cafonata di un bullo di provincia, come qualcuno l’ha definito. 

Inoltre, Gennarone possiede e dunque vanta una storia personale di attivismo politico e para-politico - sempre segnatamente alla sua attività musicale - che merita una certa considerazione e un certo rispetto, a prescindere dalle tendenze e dai gusti di ogni individuo, anche in virtù dello spazio, dello slancio e del risalto che ha sempre offerto e continua a offrire alla sua terra d’origine: Foggia. “Da quando sono piccolo, sento spesso dire che dobbiamo essere grati a qualcuno o qualcosa per essere nati dalla parte giusta del pianeta, ma la nostra non è la parte bella, ma semplicemente quella maggiormente sfruttata, dove anche se non cadono le bombe esistono numerosi fenomeni criminali che strangolano la vita delle persone”, ha raccontato Gennarone a l’Attacco. 

“Noi del meridione d’Italia dovremmo sentirci maggiormente vicini alle tragedie che hanno colpito e che stanno colpendo i popoli in guerra, perché anche noi purtroppo viviamo una subdola forma di vessazione con cui siamo costretti a fare i conti dai tempi dell’Unità d’Italia”, ha detto. “Ho sempre trattato tematiche sociali di questo tipo, anche per sensibilizzare la gente introno a me e l’opinione pubblica, e intendo assolutamente continuare a farlo”, ha assicurato. “Purtroppo, con gli errori del passato bisogna imparare a convivere”, ha riflettuto. “Durante il concerto del primo maggio ho commesso una grave leggerezza, di cui mi sono pentito e mi pento amaramente, ma piano piano ci sto facendo i conti e mi sto accorgendo che il mio errore è stato compreso e perdonato”, ha affermato. 

“Adesso però bisogna andare avanti e guardare al futuro con entusiasmo e positività, tanto tutta questa faccenda sarà un triste ricordo del passato solo quando saranno definitivamente chiuse tutte le questioni legali che mi si sono aperte davanti”, ha chiosato l’artista. Episodio analogo a quello di Gennarone è accaduto ad alcuni suoi colleghi d’oltralpe, legati alle stesse tendenze artistiche e musicali, che hanno insultato anche in maniera piuttosto violenta e altrettanto sessista la candidata dell’estrema destra francese Marine Le Pen. “Non giudico quanto accaduto”, ha fatto sapere Gennarone. 

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“Conosco bene le sensazioni che si provano ad essere investiti da certe questioni, e dunque non mi sento nella posizione di giudicare nessuno, almeno in questo momento”, ha ribadito. “Sono certo che ognuno debba esprimere, senza offendere, le proprie idee, anche politiche, ma questo vale in ogni ambito e circostanza, è la base di tutto”, ha concluso.

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