La temperatura è sopra i trenta gradi. Il sole è rovente, come quello di luglio e d’agosto, anche se siamo al 15 di settembre. Mancano solo due settimane alla data che per molti è un sogno, per altri un traguardo, per alcuni, una croce. E mentre ti fermi al semaforo che tiene la città alle spalle, vai verso quel sogno, quell’idea che da sempre accompagna la capacità di volare, che sa di progresso e di moderno e che alla fine, in ogni circostanza, anche in questa, non rischia di sembrare anacronistica. Perché se volare ormai per tutti è abitudine, per questo territorio resta l’impresa più che d’Icaro, d’un Titano.
Al taglio del nastro manca poco, eppure tutto sembra immutato. Coperto dei segni del tempo. Undici anni non sono pochi. E in undici anni tutto è cambiato, sia dentro che fuori. L’abitudine ha fatto l’occhio assuefatto alle voragini, alle buche, ai mobili abbandonati al fianco della strada. A una pista ciclabile grigia d’asfalto scolorito e invasa di rifiuti e d’erba. Inagibile a tratti, laddove all’improvviso s’interrompe per non invadere il piazzale di breccia e terra delle attività commerciali che su strada s’affacciano. Poi riprende. Si interrompe e riprende. E il ciclista s’abitua pure lui. Come s’abitua il pedone che deve attraversare la strada a occhio, perché il bianco delle strisce pedonali è stato mangiato dal tempo. Quel mostro, che in tanti anni ha preso il sopravvento sulle cose. E forse anche sui progetti. Sulle idee. Sui pensieri.
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In auto le buche. In bici la pista monca, sporca, senza alcun confort. In autobus quella zona d’attesa invasa d’erba e bottiglie, di stampelle per gli abiti e cartacce. Con vetri imbrattati di scritte e puniti da calci, pugni o bastonate. Infranti. Come i sogni e i desideri. Il più grande oggi è che questo scalo funzioni. Che Foggia si svegli e si compri i biglietti. L’illusione? Ci sta anche quella. E ce l’hai quando vedi le auto che affollano il parcheggio la mattina. Sono Vigili del Fuoco. Polizia. Carabinieri. Guardia di Finanza, Manager. Progettisti. Operai. Ci sono tutti. E la conferma è il rumore assordante quando le porte si aprono.
Il cantiere dentro c’è. Scale. Fili. Trapani. Metro e martello. Ma anche panino e salame. L’acqua e il caffè. C’è tutto, che si mischia in una operatività strana, che sa di attesa e di frenesia. Di preoccupazione e d’orgoglio. Perché nessuno immagina che il Gino Lisa entro il 30 settembre somiglierà allo scalo di Bari o Brindisi e tantomeno a quello di Milano, ma sconforta l’idea che chi uscirà da queste porte per lavorare o viaggiare in questo territorio, sarà accolto dalla solita cartolina di una città con la sindrome dell’abbandono, con l’alibi facile, con l’asso nella manica della politica che non serve.
Il sogno è stato unanime. Quella idea nata per gioco di comprare biglietti per convincere le compagnie a investire oggi non è più né un’idea e nemmeno un gioco. Tocca allora scrollarsi l’apatia di dosso e dare risposte. Sistemare l’ingresso della città. Creare uno snodo funzionante di trasporti su gomma che accompagni i voli. Servire l’aeroporto di attività commerciali. Certo, ha ragione Antonio Maria Vasile, Presidente di Aeroporti di Puglia, quando dice che non è l’immagine che ci farà volare. E che si sta facendo una pressione indebita su questa apertura. Ma il timore riempie l’aria.
“Gli appalti sono stati rafforzati, l’opera d’arte è stata restaurata, la parte aeronautica, che è la parte più importante di tutto il resto è a posto”, dice lui nella prima mattinata, quando anche se è di corsa e ha poco tempo per parlare, s’incazza e allora si ferma e invece di due dichiarazioni al volo, mette i puntini su tutte le i. “Non facciamo con questa apertura campagna elettorale. Anche il Prefetto è seccato per la pressione che si sta generando intorno all’apertura del Gino Lisa, perché non è campagna elettorale. Aspettiamo il 30 settembre e poi insieme andiamo a guardare e a cercare tutto quello che non va. Diamo la serenità a chi deve lavorare, di fare gli affidamenti per bene, di definire i regolamenti, le luci in pista, le autorizzazioni. C’è da fare attenzione a mille cose, a non andare in conflitto con i voli dell’Asl”.
Chiede che non si facciano pressioni alle aziende, perché tutti stanno facendo avanti e indietro molte volte e tutto sta procedendo come deve. “Però non ci possiamo aspettare che il Gino Lisa dopo undici anni che è stato fermo, undici anni in cui tutto è cambiato, il 30 settembre diventi l’aeroporto di Bari o di Brindisi. Quello avviene nel tempo, nella costanza del lavoro di ogni giorno. Non credo sia l’immagine che fa volare l’aeroporto. Non è il prato curato, ma la costanza degli uomini”. Ormai è una strada tracciata, non si torna più indietro. Lo è per Aeroporti di Puglia e quindi per la Regione, lo è per la compagnia che ha scelto di credere in questa città.
Oggi però la domanda vera è se lo è anche per la città. I foggiani, i biglietti, li hanno comprati? “Noi cosa di più possiamo fare? Abbiamo messo un capo scalo solo per Foggia. Stiamo prendendo il personale da Bari e Bat e anche i foggiani che lavorano lì per formarli sui sistemi di Lumiwings, anche perché quello foggiano è uno scalo di sesta generazione e sensibile. Però tutta questa polemica sta diventando stucchevole. Il 30 settembre sono disponibile a cercare il filo d’erba che non va bene. Abbiamo stabilito la data del 30 settembre in tempi molto antecedenti alla campagna elettorale, non vogliamo che l’operazione fallisca ma nemmeno farci tirare per la giacchetta”.
Non si cerca il pretesto, naturalmente, ma si cerca d’esser sentinella buona per andare a vedere come stanno andando le cose. E se dentro il cantiere c’è, l’operatività e la frenesia s’avvertono, fuori tutto è rimasto fermo, vecchio e sporco. Anche il cartello sei per tre. “Fai volare il tuo business”. Invita il messaggio. Ma di business in giro se ne avverte poco. Cancelli in cui tutto è in vendita. In affitto. In abbandono. Pezzi di carta provvisori attaccati in attesa di definizioni nuove. E anche il business è in attesa. Ma così, stimola poco sia la fantasia che l’azione.
“Noi ci auguriamo che qui vengano anche altre compagnie, ci stiamo preoccupando dei costi di bollette e carburante che sono aumentati in modo che non avevamo previsto, ma stiamo andando avanti. Tra il 20 e il 22 settembre faremo altri sopralluoghi e prove generali anche in notturna, ma non mettiamo pressione a questi uomini che sono dipendenti pubblici, non dimentichiamolo, e stanno subendo anche questo momento di cambiamento delicato”. Gli uomini. Le maestranze. Si lavora per vivere. E si piange quando il lavoro manca. Eppure è stato fatto il bando per il bar all’interno dell’aeroporto e non ha partecipato nessuno. Non ha partecipato nessuno perché nessuno ci sta credendo. E questa è una sconfitta per il territorio.
Verrà ad aprire un gruppo internazionale. Per il noleggio delle auto? Stessa storia. Sembra arriveranno dalla Sicilia. Eppure il Gargano è grande. “Ma ci dobbiamo credere soltanto noi?”, sbotta Vasile. Il dubbio è che i foggiani stanno appaltando ad Aeroporti di Puglia una cosa in cui non credono più neanche loro. “Faremo del Gino Lisa l’unico aeroporto auto alimentato, ma c’è bisogno di voli venduti. Sono state messe quattro tratte e tutte e quattro sono buone, il Presidente della Regione Puglia ha aperto un dialogo con il Presidente del Molise e ne sono entusiasti, arriviamo fino a Benevento, investiamo in pubblicità per spingere i voli con ticket elettronici. Ma chiediamoci come stanno andando le vendite. Perché alla fine, io devo proteggere la mia azienda anche da strumentalizzazioni politiche.
Ecco perché dico che i manager vanno valutati a fine del loro mandato, fra due anni e mezzo ne parliamo. La domanda che mi sono spesso posto, è perché prima sia fallito. E la risposta è semplice. E’ stato strumentalizzato. Utilizzato per altro. Oggi però lo sforzo lo deve fare il territorio. La riposta più forte l’ha data Ataf, la municipalizzata dei bus”. I tassisti? Non pervenuti. Si sta ancora aspettando la tariffa fissa aeroporto centro città. Allora tutti vogliono partecipare a questa cosa, ma chi è pronto a dare? Foggia, ora tocca a te rispondere. E secondo il Presidente Vasile non serve un migliaio di biglietti venduti, serve un sistema che risponda con costanza.
Zone Transition
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“Immaginiamo che entro l’estate i voli siano a pieno regime per tutte e quattro le tratte e ragioniamo anche all’idea di voli charter da 150-160 per il Gargano, per l’estate, per i turisti. Io aprirò l’aeroporto. Non ho altre priorità al momento. Intendo portare avanti anche la Protezione Civile. E questa decisione è stata presa nel 2018, lontano dalla campagna elettorale. Poi, mancano le imprese di pulizia? Santa pazienza, fateci aprire…”.