23.850, a tanto ammonta finora il numero delle persone che in provincia di Foggia hanno avuto (ufficialmente) a che fare con l'infezione da coronavirus. Per fortuna la maggior parte di loro, oltre il 90%, ha affrontato e affronta la malattia a casa propria perché asintomatica o paucisintomatica. Per costoro ovviamente è prevista un'assistenza domiciliare, non solo dal punto di vista clinico con il supporto del personale medico delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) ma anche per tutto ciò che ha a che fare con il monitoraggio periodico.
Su queste colonne più volte è stata messa in evidenza la difficoltà che la Asl Foggia ha manifestato nel mettere in campo tutti i servizi necessari a gestire i pazienti, dai più gravi nelle strutture ospedaliere a coloro i quali necessariamente devono passare per le incombenze burocratiche, per poter tornare a condurre una vita normale, una volta guariti.
Il direttore generale dell'Azienda sanitaria di Capitanata, Vito Piazzolla, non più tardi di qualche settimana fa, durante la tradizionale conferenza dei servizi di fine anno ha tracciato un bilancio dell'attività della Asl, messa alla prova dalla pandemia. Ebbene, il manager ammettendo un iniziale crash della struttura ha infine rilevato l'attuale efficienza della macchina: "Finalmente - aveva dichiarato il dg - un sistema così complesso, con un indice così alto avuto in questa provincia, risponde a tutte le richieste della popolazione, finalizzate a questo periodo di pandemia. Questo test è stato inedito e imprevedibile ma il sistema ha dato risposte. Il problema è che noi in Puglia da 20 anni abbiamo una capacità di arruolamento molto bassa per figure professionali che servono e ce ne siamo accorti adesso in maniera determinante".
La carenza di personale è una delle ragioni che, secondo Piazzolla, ha determinato i ritardi nelle risposte, a suo dire oggi sanati; senza dimenticare il peso dei numeri imponenti che stanno riguardando la Capitanata in questa seconda ondata. "Oggi siamo capaci di gestirli in tempo reale, con immediatezza e tempestività. Abbiamo sfatato una serie di stereotipi, tra tutti quello della burocrazia elefante. La Asl Foggia è stata capace di rendere meno rigide e immutabili procedure e protocolli, siamo stati bravissimi in pochissimo tempo, riuscendo a dare una mano anche a Riuniti e Casa Sollievo". Tutto sotto controllo, insomma. Non la pensano però così alcuni cittadini che in questi giorni hanno vissuto sulla propria pelle diversi non trascurabili disagi, dovuti a quelli che hanno tutta l'aria di essere errori, anche grossolani, del sistema.
"Sono positivo al Covid dal 29 dicembre - racconta a l'Attacco un lettore, che per riservatezza preferisce restare anonimo -. Sono asintomatico e da allora sono confinato in isolamento a casa. Facile comprendere che sono al limite della sopportazione fisica e mentale. Ho già eseguito 2 tamponi di controllo presso il drive through che la Asl ha attivato nella mia città. Ma ora al danno si aggiunge la beffa".L'ultimo test è stato effettuato il 18 gennaio scorso, come disposto dalla stessa Asl.
"Mi sono recato presso il punto indicato e alle 10 ho eseguito il tampone (non mi esprimo sulla modalità di esecuzione). Il giorno stesso, ovvero alle 15 circa, sul sito della Regione compare l'esito: cosa strana ma fino ad un certo punto (considerato che per processare un tampone molecolare sono necessarie non meno di 6/8 ore, più il tempo che occorre per inserire i dati nel sistema informatico, ndr). Nel momento in cui consulto il referto, che attesta ancora la mia positività, noto che la data di esecuzione del tampone riportata sul documento è il 17 gennaio. Errore, visto che mi sono sottoposto al test, come detto, il 18. Un errore che in me ha generato il fondato dubbio che abbiano invertito i temponi, considerando la %u2018strana celerità' nella risposta".
L'eventuale scambio di test potrebbe ovviamente ingenerare una serie di conseguenze non da poco: "Magari il mio vero tampone è negativo, eppure sarei costretto a stare ancora in isolamento, malgrado la guarigione, a causa di questa disorganizzazione. Per contro potrebbe esserci un positivo in giro con un tampone negativo. Prontamente ho chiamato il referente di zona a cui ho spiegato tutto e a cui ho chiesto un nuovo tampone. Ho anche segnalato, tramite Pec, tutto alla Asl Foggia, allegando i documenti ma, a distanza di tre giorni, non ho avuto nessuna risposta. Una situazione che ha dell'incredibile, considerato, peraltro, che non sono il solo a cui è capitato un fatto del genere. E' una situazione già segnalata, per un caso analogo al mio, nei giorni scorsi".
Come se non bastasse, l'uomo sta avendo a che fare con un altro disservizio della Asl. "Avrei dovuto ricevere in questi giorni il certificato che mi permetterebbe di tornare ad una vita normale, essendo trascorsi 21 giorni dal mio primo tampone e non avendo sintomi da quasi 20, ma anche in questo caso, tutto tace. Racconto la mia esperienza perché vorrei che l'Asl non scherzasse con la salute pubblica e individuale delle persone. Mi lascia rammaricato il fatto che ci sia indifferenza, nonostante gli inviti bonari, nonostante le richieste ufficiali di un nuovo tampone. Non si può gestire in questo modo la situazione", ha concluso spazientito l'uomo.
Cinzia Celeste