Si continua a parlarne dovunque, a Manfredonia. Che sia mattina o sera, che si tratti di persone mature o giovani, che si conoscano o meno, non fa differenza. Gli arresti eseguiti dalla Polizia di Stato nei confronti di 4 operatori socio sanitari della RSSA Stella Maris, a Siponto, hanno scosso la città al pari delle coscienze collettive.
Le 48 pagine dell’ordinanza firmata dalla gip del Tribunale di Foggia, Roberta di Maria, lasciano senza fiato. Come raccontato su queste colonne nell’edizione di ieri, sono molteplici gli episodi di violenze e maltrattamenti registrati dalle telecamere installate dagli inquirenti. I video e l’atto cautelativo vertono su un mese di registrazioni, tuttavia ci sarebbero episodi che risalgono indietro nel tempo.
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Un primo è quello riferito da un operatore che è ritenuto molto credibile, alla pari di colui che ha fatto partire l’indagine grazie ad una segnalazione.
Costui dice che “di episodi di violenza ne conosco tantissimi”. E ne cita uno, che risale a ben 2 anni fa.
“In una circostanza di luglio 2020 mi trovavo nei pressi di questo bagno e ho notato entrare il degente omissis in compagnia di Antonio Vero (uno dei 4 agli arresti domiciliari, ndr). Sentivo proferire delle urla di sofferenza e contestualmente ho sentito anche dei rumori come se fossero schiaffi sulla pelle e delle parolacce pronunciate da omissis nei confronti del Vero e contestualmente lo invitava a smettere e si lamentava. Io a seguito di tale episodio chiesi spiegazioni ai miei colleghi i quali mi riferirono che era tutto ok e all’epoca mi hanno isolato e mi hanno fatto fare solo sorveglianza nei posti nei quali non potevo né vedere né sentire in quanto, essendo un locale chiuso, chiedevano le poteva non si poteva vedere nel bagno quello che accadeva”.
Vero, Mariano Paganini e una terza persona, a suo dire, “sono gli operatori OSS "preferiti" dalla dirigenza. Nel senso che a loro vengono attribuiti incarichi e competenze e non vengono mai redarguiti da nessuno, anzi vengono creduti su tutto ciò che riferiscono”.
Vero decideva i turni e, quindi, chi doveva lavorare con lui e chi no.
In una circostanza, sono stati notati lividi sul viso di una ospite. L’operatore, persona estranea ai 4 denunciati, chiese l’intervento dell’infermiera di turno, “la quale ella stessa fotografava con il proprio cellulare il viso della paziente omissis per inviarlo alla direttrice della struttura Rossella Bitonti”. Non è noto se via sia stato seguito, per quanto appaia improbabile.
Tra gennaio e febbraio scorsi, di nuovo gli stessi protagonisti del precedente episodio: stessa vittima e stesso carnefice. “Vero, al cambio turno, sfotteva omissis insultandolo e nel contempo con una borsa da viaggio lo colpiva violentemente sul sopracciglio causandogli una fuoriuscita di sangue. Inoltre intimò a omissis di indossare meglio il cappello affinché nascondesse la ferita. Io subito contrariato di quanto visto ho redarguito Vero dicendogli cosa stesse combinando e lui rispose di lasciar perdere”.
“Ogni volta che ho cercato di parlare con i responsabili della struttura o con alcuni infermieri – la pesante accusa che allarga il giro delle ipotetiche connivenze, delle eventuali complicità o dei comodi silenzi omertosi -, non venivo creduto anzi incolpato io medesimo di quanto accadeva. Per questo motivo in quella circostanza non ho riferito nulla”.
Un secondo caso di presunti maltrattamenti risalirebbe ancora più indietro nel tempo: ottobre 2019.
Marilina Ferrantino ha letto la testimonianza resa su queste colonne dalla dottoressa Monica Guerra, inerente l’esperienza del proprio genitore, Francesco Guerra, all’interno della struttura residenziale sipontina.
Ferrantino accompagnò sua madre per il ricovero alla Stella Maris e già “dopo un mese mi parve strano che fosse dimagrita così a vista d’occhio”. Chiese spiegazioni al personale e le fu risposto che l’anziana donna mangiava regolarmente.
“Mi convinsi – continua - che l’unica spiegazione plausibile fosse dovuta ad un regime alimentare diverso, rispetto a quello precedente in cui, spesso, potevano abbondare dolciumi e simili”.
Dopo qualche tempo, “tornando a fare visita a mamma, come ho sempre fatto ogni settimana, mi sono accorta che aveva un taglio sulla fronte”, riprende Marilina. Anche stavolta, chiese conto e “mi è stato detto che aveva battuto la testa contro un’anta dell’armadio. Non potevo immaginare nulla di cattivo, però devo ammettere che mi diede molto da pensare quello che successe a mio fratello. Un giorno prima o dopo di me, andò da mamma e anche lui chiese spiegazioni su quel taglio. Ricevette una risposta diversa: mamma si era azzuffata con un’altra ospite della struttura”.
Durante una sera d’inverno, “chiesi e ottenni di potermi trattenere un po' più a lungo con mia madre. Quando la riaccompagnai in stanza, trovai che c’erano le finestre spalancate dovunque e i termosifoni spenti. Avevo il piumino e sentivo freddo. Mi salì il dubbio che la tosse che avevo sentito qualche volta da parte di mamma e quegli occhi che ogni tanto soffrivano del classico ‘raffreddore’ potevano essere spiegati da situazioni come quella che stavo vivendo. Probabilmente senza che chi lavorava in quei momenti lo avesse potuto preventivare, visto che non dovevo essere lì in quei momenti”. Marilina non ha resistito oltre alle preoccupazioni e ha deciso di portare via sua madre dopo circa 6 mesi dal suo ingresso nella RSSA. Dopo aver cristallizzato la situazione, attraverso l’emissione delle misure cautelari per i 4 indagati, non si possono escludere ulteriori sviluppi. E colpi di scena. A questi potrebbero concorrere gli ulteriori approfondimenti che gli inquirenti stanno eseguendo circa 2 morti sospette alla Stella Maris. In ragione di quanto riferito da due persone ritenute affidabili, hanno acquisito la scheda del 118 che riguarda l’anziano che, come raccontato su l’Attacco, aveva subìto lesioni ai condotti uditivi.
Zone Transition
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Era il pomeriggio del 27 marzo 2022 e l’anziano in questione, dopo essere giunto in ambulanza, veniva preso in carico dal Pronto Soccorso dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo con diagnosi “otoraggia bilaterale”. L’uomo è deceduto 5 giorni dopo: l’1 aprile 2022.
Secondo decesso sotto la lente di ingrandimento è quello avvenuto per cause ancora da accertare ad una donna.
Costei, il 29 giugno scorso, “nel corso delle operazioni di igiene espletate da due operatori, urtava il capo alla spalliera del letto. Nel corso della giornata la donna veniva attenzionata dalla struttura e durante la notte del 30 giugno 2022 decedeva nonostante l’intervento del personale del 118”.