Domanda secca: se fosse ricandidabile e ricandidato Franco Landella (o persona direttamente riconducibile a lui) vincerebbe le prossime elezioni a Foggia? Pensateci e rispondete. Perfetto, ora seguitemi nel ragionamento e cerchiamo di capire cosa potrebbe accadere nel post commissariamento e se alla fine confermereste o meno la vostra risposta.
Come diceva Mao Zedong: “Grande è la confusione sotto il cielo, e quindi la situazione è eccellente”. Questo finale di aforisma così inatteso era dovuto al fatto che il Grande Timoniere vedeva nel caos della società cinese, all’inizio degli anni Sessanta, l’espressione di un moto rivoluzionario di cui erano protagonisti soprattutto i giovani.
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Quel moto, “la rivoluzione culturale”, aveva come obiettivo chiaro di abbattere il potere tradizionale dei funzionari cinesi, la cosiddetta “burocrazia celeste”, ovvero l’aristocrazia dei mandarini. La confusione di cui egli parlava era volta a costruire un nuovo ordine, a provocare un cambiamento radicale della classe dirigente e del modo di lavorare. Qui al contrario, dalla gran confusione della politica foggiana non emerge la prospettiva di un nuovo ordine. Essa appare più come la crisi di un sistema tradizionale alla quale si è sovrapposta una risposta dello Stato inefficacie e che sta mostrando tutti i limiti legislativi ed esecutivi di un istituto giuridico sperimentale, il commissariamento, giudicato all’unanimità gravemente fallace. Gli esiti di questo cortocircuito sono imprevedibili.
La Commissione Parlamentare Antimafia (come approfondito in esclusiva da l’Attacco) ha gettato discredito e pesanti accuse sulle gestioni commissariali nei comuni sciolti per mafia, illuminando anche i più scettici su un necessario ritorno alla politica. Le città sono “paralizzate”, l’anticorruzione è “obliterata”, le inadempienze sono “inaccettabili”. Sotto la burocrazia celeste si è quindi riattivato il fermento della rappresentanza e si stanno costruendo le fazioni per la Foggia che verrà. Ma solitamente cosa accade quando si ritorna al voto dopo un commissariamento?
Nella Relazione sui comuni commissariati, sviscerata su queste pagine nelle recenti edizioni, c’è un ulteriore passaggio che ancora non avevamo evidenziato ma che è importante per provare a rispondere all’interrogativo. In primis c’è da dire che i dati dimostrano che tutti i comuni commissariati subiscono una proroga del commissariamento stesso oltre il limite dei 18 mesi per arrivare alla conclusione dei 24 mesi. Non alcuni comuni, non una buona parte, bensì tutti. D’altronde perché rinunciare a 6 mesi di lauto compen… sorry, le città necessitano di un ulteriore periodo di “bonifica amministrativa” per ristabilire il bla bla bla. Foggia non vedrà quindi le urne prima di Ottobre 2023 salvo caso eccezionale.
Lo scoop però è un altro. Ad un certo punto del testo della commissione parlamentare viene analizzato un inaspettato quanto inquietante trend: “nei Comuni che tornano al voto si è avuta in più casi la riconferma di Sindaci eletti prima che avvenisse lo scioglimento, oltre al registrarsi una rilevante presenza di liste civiche in luogo dei partiti tradizionali”.
E’ chiaro? Dopo il commissariamento, dopo il “ripristino della legalità” si verifica sovente un’affermazione di liste civiche, un intimorimento dei partiti tradizionali (che prendono le distanze da contesti a rischio) ed un clamoroso ritorno del consenso ai Sindaci sciolti per mafia, o direttamente o per tramite di prestanomi. Segue un’interessante analisi caso per caso dei comuni recentemente tornati al voto e delle varie affermazioni, specialmente se in continuità con la vecchia classe politica sciolta per mafia. Esempio che porto spesso a sostegno di questo torbido scenario è il Comune di San Gennaro Vesuviano (NA) (in passato commissariato anche dalla nostra Commissaria Magno) in cui il Sindaco attuale è lo stesso sciolto per mafia nel 2018 (l’incandiabilità gli è arrivata solo ora e lui sostiene che valga dalle prossime elezioni).
A quanto pare non si tratta di un caso isolato ma di una costante perversione del sistema. Per restare in provincia si pensi all’operazione Franco Metta, per poco non rieletto Sindaco nella città di Cerignola sciolta per infiltrazioni mafiose durante il suo precedente mandato e successivamente commissariata. L’incapacità da parte dei commissari straordinari di bonificare lo scenario per garantire delle regolari elezioni è uno dei passaggi più duri e contestati dalle istituzioni nazionali preposte ed il rischio di tornare al voto per ristabilire l’ordine precedente è altissimo. Un rischio che riguarda proprio il nostro contesto specifico.
Nella relazione della ministra Lamorgese di scioglimento proprio del Comune di Foggia si afferma nero su bianco come “necessaria la nomina della commissione straordinaria anche per scongiurare il pericolo che la capacità pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative”. Che anticorpi prevede l’attuale istituto giuridico?
La sentenza del Tribunale di Foggia sull’incandidabilità dell’ex Sindaco Franco Landella (ed altri consiglieri di maggioranza) del 1 marzo 2022 ha posto sotto i riflettori proprio il mercimonio elettorale, evidenziando la conversazione avvenuta nel 2019 nell’edificio comunale tra Leonardo Francavilla, espressamente appartenente alla ‘malavita’, e l’ex assessora Erminia Roberto. Il primo, come si legge nell’intercettazione, disse: “Votiamo Landella… se noi siamo mafiosi, senza offesa, la mafia è politica, poi veniamo noi”.
Per i giudici si tratterebbero di “conversazioni che mettono in luce un accordo politico in virtù del quale alcuni noti esponenti della locale criminalità organizzata hanno dato il loro consenso a procacciare voti all’ex sindaco in occasione dell’ultima tornata elettorale in cambio di vantaggi economici”. E’ di questi giorni invece la richiesta di rinvio a giudizio per Landella e gran parte della sua maggioranza in Consiglio Comunale; finalmente la città è pronta a conoscere la verità giudiziaria su quanto è successo in questi anni di amministrazione.
Servirà tempo per arrivare ad eventuale condanna ed all’applicazione automatica della pena accessoria della Legge Severino, ossia l’incandidabilità ed il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi (es. corruzione). Come si evince non basterebbe il primo grado, bisognerà arrivare al terzo grado di giudizio, sperando che non intervenga prima la mannaia della prescrizione. Ma attenzione, tra meno di un mese si voteranno i referendum Giustizia (non se ne sta parlando per niente) e tra i quesiti proposti c’è anche l’abrogazione proprio della Legge Severino. Se vincerà il sì al referendum tutti gli automatismi verranno meno e a decidere su eventuali divieti di ricoprire cariche tornerà a essere solo il giudice chiamato a decidere sul singolo caso, come avveniva fino al 2012.
Per un ritorno di Landella le condizioni sono dunque difficili ma non impossibili. Storia più semplice sarebbe per un suo protetto, un suo congiunto come si suol dire, e come successo in altri contesti. Le voci di un’operazione di nuove liste civiche (confermando il trend sopra descritto) guidate da Michaela Di Donna si fanno sempre più insistenti, e a dimostrazione del ragionamento fatto prima non troveranno appoggio da nessun partito tradizionale, attenti come sono a non “sporcarsi” con candidature ambigue.
Zone Transition
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Lo scenario quindi è di avere in lotta per la conquista del campo conservatore una destra dei partiti che punta alla ricostruzione dalle macerie, all’auto purificazione, ed una destra civica gattopardesca ed imprevedibile del “si stava meglio quando si stava peggio” che la questione morale non se la porrebbe nemmeno, anzi. Analisi questa proiettabile trasversalmente su tutto il quadro politico per scoprire che i precedenti altrove ci raccontano come potrebbe andare a finire…