Mignogna e Stasi salvano l’evento “Open Foggia” con le loro storie di comunità e ricerca

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Quali percorsi da seguire ha voluto indicare Open Foggia? A quali idee àncora la sua utilità? Quale eredità vuole lasciare alla città? Nelle intenzioni di Luigi De Seneen, promotore dell’evento di venerdì scorso e fondatore di Marketing Movers (agenzia che elabora strategie di marketing management e che ha accompagnato la nascita di Grani Digitali) si sarebbe dovuto tenere a battesimo un pensatoio nel quale liberare ed elaborare visioni ed esperienze spendibili per il futuro della nostra terra.

Enogastronomia, architettura, agricoltura, cultura, turismo, innovazione ed economia sono stati i macrotemi di riferimento scelti per confinare dentro un quadro d’insieme le esperienze di Michele Stasolla, Gianfilippo Mignogna, Massimiliano Arena, Peppe Zullo, Antonio Stasi e Alessandra Benvenuto. Sullo stage dell’Auditorium di Via Arpi si è fatta notare l’assenza (non giustificata da alcun annuncio) di Maria Teresa Sassano, rendendo così monco il format proprio della sezione dedicata all’economia del territorio, che era affidata alla narrazione della Vicepresidente di Confindustria Foggia.

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L’evento é partito con 45 minuti di ritardo (davvero troppo per un gruppo che punta tutto su dinamismo e reattività), l’esplosione del successo di Ligabue “Il meglio deve ancora venire” ha rianimato la platea anche se quando si sono accese finalmente le luci sul palco la sala era riempita solo a metà, sebbene De Seneen nel suo intervento introduttivo abbia annunciato con fierezza che dopo 48 dal lancio le prenotazioni per i posti erano già sold out e ancora molte richieste di partecipazione erano registrate in una lunga lista d’attesa.

Ma l’esordio promette bene, con un Gianfilippo Mignogna in grande spolvero che quando parla del miracolo Biccari incanta, amplifica emozioni e coinvolge. Unico più che raro esempio di amministratore dalle mille virtù, che oggi al suo terzo mandato ha avuto la testarda abilità di far diventare il piccolo centro dei Monti Dauni modello virtuoso preso a riferimento da platee nazionali sempre più ampie che mostrano di non poter fare a meno di lui nei consessi istituzionali in cui si cercano vie e strategie per operare con successo e incisività sulla rigenerazione delle “terre dell’osso” d’Italia.

Radici, comunità ospitale e bellezza sono le parole d’ordine della sua testimonianza, che tiene insieme la parabola del riscatto e del cooperativismo. Superando resistenze e pregiudizi, ha convinto tanti concittadini ad abbandonare credenze negative e pregiudizi sull’impossibilità di cambiare le cose con i numeri - dei profitti e delle presenze turistiche - ed ha finito per conquistare anche quelli che il poeta e paesologo Franco Arminio definisce gli “scoraggiatori militanti”. In cima ai suoi pensieri c’è stata e c’è la premura di legare l’azione amministrativa alla prosperità della comunità: le nuove cittadinanze di 20 famiglie che hanno acquistato casa a Biccari e le 40 residenze di cittadini di origine argentina sono la riprova del successo ottenuto in termini di rigenerazione urbana e di accoglienza, “ci siamo concentrati su ciò che avevamo e non su quello che ci mancava” è la lezione di Mignogna che ha saputo giocare le carte di un patrimonio fatto di ambiente, natura, ruralità, enogastronomia.

E svela che la sua matrice di civiltà politico-istituzionale si ispira al Costituto di Siena del 1309, citando il passo in cui è scritto che chi governa deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Elegante e raffinata citazione che per una volta - e grazie a Dio - non ricorre a Steve Jobs, scomodato fino allo sfinimento dai talk on stage (che puntualmente altri protagonisti di Open Foggia non hanno fatto mancare).

Alessandra Benvenuto ha portato in dote l’esperienza del Premio Letterario Nazionale “I fiori blu”, ideato e realizzato a Foggia e giunto alla seconda edizione: indicando i modelli del Premio Strega, del Salone Internazionale del Libro di Torino e del Festivaletteratura di Mantova, la giornalista ha spiegato come i libri possono creare capitale sociale, culturale, economico e sviluppo urbano. La ricetta passa per “la scommessa su un progetto culturale e sociale che vede agire insieme pubblico e privato, in una sorta di azionariato di competenze”.

Quali sono gli anticorpi migliori per vocarsi al futuro? Massimiliano Arena consiglia alle imprese di cavalcare con lungimiranza l’onda perfetta del Metaverso “strutturandosi in modo elastico e liquido - ha suggerito -. Una start up di successo oggi deve collocarsi prima nel tempo e poi conquistare lo spazio, bisogna già sapere come il mondo sarà nel 2040 e poi pianificare le strategie per prodotti e servizi”.

“Non è al futuro ma al passato che bisogna guardare” ha esortato Peppe Zullo che dalla sua lunga storia di cuoco contadino ha voluto enucleare le ultime esperienze di foraging, la raccolta delle erbe spontanee e “selvagge” di cui è ricchissima la Daunia tutta con la sua riconosciuta biodiversità, per un ritorno alla terra come esaltazione dell’orto che diventa “officina di felicità e benessere”.

Quando viene il turno dell’architettura, Michele Stasolla invoca la bellezza come viatico da contrapporre al degrado della città di Foggia che “dal dopoguerra ha visto nascere solo quartieri senza più qualità, senza giardini e parchi” denunciando la sparizione dei concorsi di progettazione.

Parte dalle sue radici contadine in quel di Castellaneta Antonio Stasi per riconnettere la parabola dell’agricoltura alle questioni problematiche della soddisfazione alimentare del pianeta. Bella la suggestione dei fiori dei campi di VaZapp come risposta possibile alla piaga del caporalato “l’agricoltura è fatta di relazioni, abbiamo bisogno di hot spot di bellezza che si vadano a sedimentare”.

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Non solo di modelli di rigenerazione rurale ha parlato il docente di UniFg, ma anche di come immaginare il futuro in un momento storico difficilissimo, con le filiere agricole schiacciate prima dall’epidemia da Covid ed oggi dalle pesanti ricadute economiche del conflitto in Ucraina. L’affresco tiene dentro tutto, dall’aumento del prezzo del grano e dei fertilizzanti, alla mancata chiusura del contratto di filiera del pomodoro “in un’annata governata da una grande incertezza”. Poi uno sguardo fino agli scenari del 2050 “quando la popolazione mondiale salirà a 10 miliardi, servirà una nuova sostenibilità per garantire cibo per tutti, ci aspetta un grande lavoro di ricerca per il risparmio idrico, la riduzione degli allevamenti che inquinano, e probabilmente servirà orientare le nostre diete verso stili alimentari diversi, con più proteine vegetali e meno animali”.

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