La crisi inizia a mordere sul territorio, soprattutto nel Mezzogiorno, allargando il divario con il resto del Paese. Affiorano i primi sintomi di una popolazione sotto shock per la corsa dei prezzi: le famiglie restano schiacciate sotto il peso di un’inflazione mai così alta dai primi anni Ottanta e il caro energia si abbatte su imprese e amministrazioni locali, in difficoltà nella gestione dei budget.
Di questi fenomeni è cartina di tornasole la 33ª edizione della Qualità della vita del Sole 24 Ore. L’indagine fotografa il livello di benessere nei territori in base a 90 indicatori, di cui 40 aggiornati al 2022.
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Dalla classifica 2022 risulta Bologna la provincia italiana in cui si vive meglio, sul podio ci sono anche Bolzano, habitué della top dieci che quest’anno sale al secondo posto, e Firenze, terza dopo una scalata di otto posizioni rispetto al 2021.
Ai record spalmati tra Nord e Centro, fanno da contraltare i piazzamenti del Sud, ancora in coda alla classifica. Crotone veste la maglia nera per il terzo anno, collezionando record negativi anche nelle sottoclassifiche: è ultima in «Ricchezza e consumi» e «Cultura e tempo libero». Al di là del singolo caso, quello che vede nel Mezzogiorno il fanalino di coda del Paese è un fenomeno esteso e radicato.
Le posizioni dall’81ª alla 107ª sono tutte occupate da province del Sud, incluse alcune aree metropolitane come Palermo, Catania (91ª) Napoli, Taranto (101ª) e Reggio Calabria (102ª).
La provincia di Foggia è quart’ultima, quindi recupera pur sempre due posizioni rispetto al precedente Rapporto, visto che precede solo Caltanissetta, Isernia e Crotone.
Zone Transition
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Le calabresi, in particolare, si concentrano tutte dalla 95ª posizione in poi. Risalendo dal fondo, le prime non del Mezzogiorno che si incontrano in graduatoria sono (Latina 80ª) e Frosinone (79ª). Poco più in alto la prima del Nord, Rovigo, che scivola al 77° posto perdendo 16 posizioni.