E’ una delle torri che manifesta i più evidenti segni di un avanzato stato di deterioramento, tanto da essere considerata a rischio crollo: è la torre di Sfinale (meglio nota come Sfinalicchio), eretta tra il 1568 e 1569 dall'impresario Giovanni della Monica per volontà di Alfonso Salazar, alto funzionario del Regno di Napoli, a 16 km da Peschici in direzione di Vieste. In abbandono dal '700, sorge su di una piccola sporgenza in posizione sopraelevata sopra una grotta nella baia di Sfinale di fronte alla spiaggia di Scialmarino, collocazione ottimale per la comunicazione a vista con altre due torri di avvistamento che in caso necessità si allertavano tramite grandi fuochi. La struttura con pianta quadrangolare, 14 metri per ogni lato, edificata con una lieve scarpatura dei muri si erge a tronco di piramide con una altezza di 13 metri su tre livelli e il terzo presumibilmente costruito con materiali diversi. il coronamento, oramai in degrado strutturale, presenta 4 o 5 caditoie per ogni lato. L’accesso è sopraelevato e servito originariamente da scale di legno che venivano ritirate in caso di necessità poi sostituite da struttura in muratura. Ad oggi non risultano progetti di riqualificazione.
“Quella torre è in uno stato di abbandono da molto tempo”, ha confermato a l’Attacco il Sindaco di Peschici, Luigi D’Arenzo, in carica da poco più di un anno, dopo aver spodestato il “regno” ventennale del suo predecessore Franco Tavaglione. “E’ stata dimenticata – ha aggiunto il primo cittadino -, non abbiamo trovato alcun progetto relativo all’antico edificio, tantomeno candidati o da candidare eventualmente a bandi del Pnrr. Siamo venuti a conoscenza solo di un piccolo stanziamento da parte della Regione Puglia pari a 25 mila euro da destinare a quell’area. La procedura non si è neppure conclusa per via di questioni burocratiche inerenti all’assegnazione degli spazi intorno alla torre. Attenzione: quei soldi non servono cioè ad intervenire sull’edificio, bensì a mettere in sicurezza l’area circostante con la realizzazione di un semplice recinto che impedisca l’avvicinamento alle persone all’immobile pericolante. Per il resto, non è stato fatto assolutamente nulla per tutelare o recuperare l’opera”.
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Ma è intenzione della nuova amministrazione dare un giro di vite alla gestione della torre. “Naturalmente il nostro obiettivo è innanzitutto provare a salvarla dal crollo e poi pensare ad avviare una solida ristrutturazione. Il punto è che non sarà affatto facile e soprattutto richiederà tempo perché in pratica dovremo partire da zero. Dovremmo partire innanzitutto con la richiesta al demanio, a cui la torre appartiene, per ottenerne la concessione, successivamente bisognerà approntare un progetto che, secondo una stima estremamente approssimativa, dovrebbe impegnare una somma che non può essere inferiore a qualche milione di euro. Una spesa così elevata si giustifica grazie al fatto che la torre è davvero messa male, non si tratta solo di rifare il solaio o di ridare l’intonaco all’esterno ma di riconsolidarla dalle basi e completamente. E’ facile capire che quindi l’ostacolo più difficile sarà per noi trovare un canale di finanziamento ricco abbastanza da coprire l’intero ammontare dei lavori. D’altro canto anche la strada di un intervento di privati al momento non sembra percorribile, nessuno finora ha in effetti manifestato un interesse di questo genere. Comprensibilmente direi, visto che l’immobile si estende solo per una quarantina di metri quadri, chi sarebbe disposto ad investire due o tre milioni di euro per la torre e un piccolo pezzo di terra circostante? Temo, non molti”.
Insufficienti, a detta del Sindaco, perfino i 25 mila euro preventivati per la messa in sicurezza. “La cifra richiesta è davvero irrisoria, ecco perché stiamo studiando la questione per trovare la soluzione migliore e risolvere gli inghippi burocratici che al momento rallentano l’iter. Ma è chiaro che con l’arrivo dei tanti turisti qui a Peschici e in generale sul Gargano, il nostro compito è quello di scongiurare ogni pericolo che possa derivare da quella situazione, in passato non sono mancate persone che non solo si sono avvicinate al rudere, con tutti i rischi che una improvvisa caduta di massi può comportare, ma ci sono perfino salite incautamente sopra. Se non riusciremo tempestivamente a risolvere questi problemi, mi vedrò costretto ad intervenire con un’ordinanza”.
Uno degli elementi che sta determinando i maggiori ritardi nella messa in sicurezza e che potrebbe condizionare la realizzazione della riqualificazione è la mancanza di un titolo amministrativo che consenta il passaggio fino alla torre. “Di fatto non ci sono vie d’accesso pubbliche – ha rimarcato D’Arenzo -, non è mai stata fatta una richiesta ai privati, proprietari dell’area, per l’uso di un pezzo di fondo ad uso pubblico. Ecco perché dicevo che per la torre di Sfinale si deve partire proprio da zero. A dire il vero dal nostro insediamento sono molte le questioni e le problematiche del paese che sono state trascurate per anni e su cui noi stiamo intervenendo per mettere ordine e ripristinare una certa disciplina. Ma lo faremo, chiederemo le concessioni per la torre di Sfinale e per quella di Monte Pucci. Anche qui abbiamo un po’ di cose che bollono in pentola ma in questo caso lo stato delle cose è piuttosto avanzato. Presto confidiamo di illustrarne i dettagli. La speranza è quella di riuscire a fare la stessa cosa anche per l’altra torre”, la conclusione del Sindaco.
Zone Transition
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La posizione geografica della torre, all’estremità di un piccolo promontorio, come accennato dal primo cittadino, determina le difficoltà maggiori. Il terreno retrostante infatti è interamente di proprietà privata e ogni iniziativa riguardante la torre deve tenerne conto. Un paio di anni fa l’Attacco se ne occupò in quanto la società titolare (in cui è presente anche un parente dell’ex Sindaco) aveva presentato un progetto per la realizzazione di un chiosco bar e pertinenze varie e la comparsa di un recinto nella zona aveva destato qualche preoccupazione.