“Le notizie che ci giungono dai campi per la campagna del pomodoro ci preoccupano. In alcuni casi, nonostante l’accordo sottoscritto sul prezzo che stabilisce 150 euro/tonnellata per il tondo e 160 euro per il lungo, la controparte dei produttori cerca di imporre valori anche significativamente più bassi. I patti non sono questi. Ci si attenga rigorosamente e con serietà all’intesa faticosamente raggiunta”.
È Angelo Miano, presidente provinciale di Cia Agricoltori Italiani Capitanata, a fare il punto della situazione in un periodo centrale per la campagna del pomodoro. “In modo per lo più arbitrario e non basato su dati verificati”, spiega Miano, “spesso i compratori cercano di imporre un abbassamento del prezzo, facendo leva sul presunto stato di deterioramento di una quota-parte del carico. Vogliamo ricordare che questi aspetti sono già stati considerati, e ad essi è stato già dato un valore, in sede di sottoscrizione dell’accordo stipulato sul prezzo del pomodoro da industria per il bacino del Centro-Sud. Tagli ulteriori non sono né equi né fanno parte dei patti”.
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“L’errore della parte industriale è voler svendere il prodotto trasformato nei supermercati e, di conseguenza, non riuscire a rispettare gli accordi sui prezzi da corrispondere agli agricoltori, utilizzando quella forbice contrattuale del +/- 20% per un ribasso. I produttori, inoltre, continuano ad affrontare la carenza di acqua a scopo irriguo. Difficilmente i campi di pomodoro potranno essere irrigati per tutto il periodo necessario lungo tutto il mese di agosto e anche a settembre inoltrato. Questo significa che una parte del prodotto andrà perduto”.
I rilievi effettuati portano a stimare in 31mila ettari la superficie di terreni agricoli, nel Centro-Sud, che quest’anno sono stati occupati dalle piantagioni di pomodoro. Nel 2023, furono circa 25mila. Vi è dunque un incremento pari a quasi 6mila ettari. “Rispetto allo scorso anno, però, sono aumentate anche le difficoltà”, spiega Nicola Cantatore, direttore provinciale di Cia Capitanata, “soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento irriguo necessario. Difficoltà che, com’è facile intuire, determinano anche un indice molto alto per i costi di produzione che gli agricoltori devono sostenere. La siccità, probabilmente, impedirà all’offerta di soddisfare pienamente una domanda crescente delle industrie di trasformazione. Sono tutti motivi per i quali è ancora più importante, in questo particolare contesto”, aggiunge Cantatore, “rispettare gli equilibri interni alla filiera, in modo che gli imprenditori agricoli, a fronte degli investimenti e dei rischi sostenuti, si vedano garantita una giusta redditività. Il Crea ha certificato con dati ufficiali che i costi di produzione sono più alti al Centro-Sud rispetto al bacino del Centro-Nord”.
Zone Transition
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Lo studio del Crea ha messo in evidenza come il peso dei costi di produzione. Quello che desta particolare attenzione è la notevole differenza che si registra su determinate voci di costo, molto più alte al sud che al nord. “La battaglia sulla redditività e il giusto valore riconosciuto ai produttori è fondamentale”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale di Cia Puglia e vicepresidente nazionale dell’organizzazione. “Gli accordi sottoscritti vanno rigorosamente rispettati, affinché l’equilibrio lungo gli anelli della filiera preservi e garantisca tutti, anche i consumatori”, conclude Sicolo.