L’estate è quasi per tutti il tempo del relax, dello svago e di nuove abitudini. Almeno per tutti, nel senso, almeno per chi è in vacanza, o per chi, se non lo è, in questi mesi di caldo e di tempi dilatati, cambiano abitudini, stili di vita e si concedono qualche libertà in più.
Ma quelli che lavorano in questo tempo di vacanza e di relax? Per loro le regole valgono eccome, perché se non le rispettassero, anche il tempo di chi è in vacanza sarebbe meno ordinato e piacevole. Ma quanto siamo disposti a pagare, in termini di restrizioni, di limiti alle nostre scelte, ai desideri e alle stravaganze, per garantire a noi e agli altri, ordine, tranquillità e sicurezza. Troppo non va bene. E troppo poco nemmeno.
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Come si fa allora? Ecco che arrivano ordinanze e regolamenti a disciplinare usi e costumi. Questo vale nelle città, negli hotel e nei villaggi, nelle spiagge e in tutti i luoghi di condivisione. La classica ora del silenzio, che in villaggi e resort limita l’uso della piscina, ad esempio, o tiene spenta al pomeriggio la musica. Da una parte c’è l’esigenza del divertimento di chi sceglie quelli come luoghi di vacanza e vuole poter fare ciò che desidera, dall’altra chi vive e lavora lì, o ancora, chi dice che quelli sono luoghi per vacanza anche per chi desidera il silenzio, la calma e il relax e in vacanza ci va per riposare e non per far chiasso e stare svegli fino all’alba.
La misura sta sempre nel mezzo, e il difficile è capire dove sta il limite. Per questo si affidano incarichi, esistono gerarchie e chi è stabilito che decide, poi decide. Come a Monte, dove ha deciso il Sindaco.
La Città della cultura 2025 oppure città della sobrietà e del silenzio 2023? Inizia la candidatura a… Il punto continua a essere questo. Monte Sant’Angelo che identità ha? Che identità sceglie di valorizzare? La città con i due siti Unesco, il Santuario di San Michele Arcangelo e la Foresta Umbra sul turismo che strada vuole perseguire? E’ uno dei temi – quello sul ruolo del Santuario e quello sul turismo – di cui l’Attacco avrebbe voluto parlare in un incontro pubblico a giugno.
Oggi, la notizia delle reazioni a queste ordinanze del sindaco Pierpaolo d’Arienzo, riaprono prepotentemente la questione. Perché se la necessità è quella di attrarre, sia turisti che restano più giorni a Monte e non solo i visitatori, se l’obiettivo è quello di creare condizioni di vita e di lavoro che inducano a restare e non ad andare via, mettere delle restrizioni così rigide, limita di molto le opportunità per raggiungere gli obiettivi. Dall’altra parte, c’è l’esigenza di tutelare i residenti, che lamentano i rumori, le cattive abitudini di chi si intrattiene fino a tarda notte e gli atteggiamenti poco civili dei ragazzi.
Sarebbe stato questo a spingere il Sindaco a limitare così tanto nei mesi di luglio, agosto e settembre, le attività di somministrazione e di intrattenimento. Limitando non solo i guadagni, ma anche le opportunità di socializzazione. Risultato? Chi deve restare a dormire a casa sua, dormirà senza essere disturbato, ma tutti gli altri? Andranno a divertirsi e a spendere altrove quelli di Monte e a Monte, quelli di fuori non ci verranno. Polemiche anche sulla vicenda degli spazi. Perché la villa comunale, in rifacimento, paragonata alla Cappella Sistina, per la lunghezza temporale dei lavori, avrebbe potuto essere uno spazio adeguato per intrattenersi, per i ragazzi meno silenziosi. Il punto, infatti, più che gli orari, è la civiltà. E’ l’idea che se un gruppo di ragazzi ha comportamenti incivili e fastidiosi, non lo farà alle 19 o alle 21. O sarà meno propenso nelle prime ore della serata e di più con il favore delle tenebre.
Il Gruppo Consiliare “A MONTE” ha richiesto la convocazione di seduta di Consiglio Comunale monotematico: “Abbiamo sempre sostenuto che l’amministrazione d’Arienzo non ha una visione su come fare turismo in una città che si fregia di ben due siti Unesco e che si è candidata a Capitale della Cultura Italiana 2025. Nei giorni scorsi, infatti, il Sindaco ha emesso un’ordinanza con la quale vengono dettati gli orari di chiusura dei locali nel periodo estivo. A leggere bene quell’atto, si può dire che siamo alla farsa, perché gli orari sono così stringenti che sembra sia quasi inutile per i commercianti aprire l’attività, anzi, sembra sia una Ordinanza punitiva verso i giovani. I giovani non sono degli incivili, traboccano di valori, di energie, di voglia di fare e di affermarsi; sono capaci di trasmettere tanti messaggi positivi: prima di stabilire restrizioni con ordinanze scritte senza criterio, bisognerebbe avere la capacità di rispondere e soddisfare le loro esigenze”. In moltissime città c’è una regolamentazione degli orari di apertura e chiusura dei locali e della somministrazione di bevande o vengono definiti gli orari dell’utilizzo di apparecchi radiofonici di intrattenimento. Quello che a Monte si contesta è che non sono stati ascoltati tutti gli attori coinvolti, ma che la decisione sia stata presa solo per venire incontro alle esigenze dei residenti e prevenire ulteriori episodi, possibili denunce e guai più gravi con la giustizia per i ragazzi coinvolti.
“Sono state invitate le Organizzazioni di categoria (Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato ecc.) per condividere con loro questa importante decisione?”, si chiede il Gruppo Consiliare “A MONTE”, che incalza: “E’ sconcertante leggere nell’ordinanza del Sindaco che c’è persino il divieto di stazionare in alcune zone della città! Quando si devono trattare argomenti che attengono la quiete e l’ordine pubblico (così scrive il Sindaco nell’ordinanza) è giusto contemperare tutte le esigenze – dei residenti, degli avventori, dei giovani, degli operatori e delle Forze di Polizia che devono far rispettare le regole – e questo può avvenire solo se c’è concertazione”.
La richiesta è che siano apportate delle modifiche all’ordinanza. Il Sindaco è intervenuto più volte sui social per spiegare il suo punto di vista. “Parto da una considerazione di fondo che credo debba guidare ognuno di noi nella sua lettura: la libertà di ciascuno finisce laddove inizia la libertà dell’altro. Il diritto a riposare per esempio, a sentirsi sicure nella propria abitazione, a non vedersi vomitare, urinare o peggio defecare sulle scale di accesso alla propria abitazione, a tenere gli infissi spalancati per le alte temperature interne, aprire i propri box senza dover prima spostare quintali di rifiuti lasciati sparsi ovunque, recarsi a scuola (è il caso dei bambini della Giovanni XXIII) senza dover schivare i vetri delle bottiglie di birra rotte e tanto altro ancora. Quando questo equilibrio purtroppo non viene raggiunto attraverso il semplice principio della convivenza civile, dove ciascuno responsabilmente rinuncia a qualcosa per consentire ad entrambi di divertirsi e di vivere serenamente, deve intervenire l’autorità e nel caso specifico il sottoscritto, con ordinanza”.
L’ordinanza, spiega d’Arienzo, pur avendo carattere ordinativo, spesso ha una funzione preventiva, vale a dire previene l’insorgenza di situazioni che potrebbero avere conseguenze ben più gravi dovute all’esasperazione, alla segnalazione agli organi di polizia di reati come il disturbo della quiete pubblica, l’imbrattamento di cose altrui, la violazione di domicilio, la minaccia e, negli eventi più estremi, l’aggressione. E cita le vicende accadute negli ultimi tre anni in Piazza Mario di Leo e nelle zone limitrofe, dove alcuni residenti sarebbero costretti a barricarsi in casa d’estate e d’inverno già dalle ore 19 e sopportare calci, pugni e pietre contro le porte delle proprie abitazioni.
O come la vicenda di una residente che si sarebbe presa un infarto perché un ragazzo è salito sul suo balcone per minacciarla e spaventarla per il solo fatto di avergli chiesto di spostarsi perché intralciava la scalinata d’accesso mentre lei rientrava. Tutte persone che hanno segnalato questi disagi, ma che non hanno sporto denuncia. “Tali denunce – scrive d’Arienzo - se presentate e successivamente confermate, potrebbero rovinare la vita di un ragazzo, soprattutto se minorenne, e macchiarne la fedina penale per sempre”.
Zone Transition
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E quindi per loro, per gli incivili, per evitare che si rovinino la vita, dopo averla rovinata agli altri, Monte si barrica preventivamente.