Da un lato le forze dell’ordine messe alla berlina. Dall’altro gli insulti e le minacce rivolte a Vittorio Brumotti, attraverso un videoclip pubblicato nel novembre 2021 per contestare la battaglia contro lo spaccio di droga che da anni il coraggioso inviato di Striscia la Notizia ha intrapreso. Ieri, in tribunale a Foggia, il rapper lughese Paname, al secolo Amin Bajtit, origini marocchine, ha patteggiato in udienza preliminare una pena a un anno e quattro mesi.
Sommando i reati contestati – vilipendio, istigazione a delinquere, tentata violenza privata –, in un eventuale processo avrebbe rischiato fino a 9 anni. Brumotti, che si era costituito parte civile, chiedeva un risarcimento, per così dire, simbolico, 2000 euro, decaduto per la parte penale con la scelta del patteggiamento concordata tra la Procura di Foggia e il difensore dell’imputato, avvocato Nicola Casadio.
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Lo scorso settembre il trapper aveva già subito una condanna, stavolta a Ravenna, a un anno e due mesi per stalking sulla ex fidanzata.
Il filmato incriminato, dal titolo ‘Brumotti Freestyle’, che in rete aveva fatto il pieno di contatti (36mila visualizzazioni), era stato girato a San Severo e si rifaceva a un servizio di Striscia, trasmesso il 5 ottobre 2021, in cui l’inviato, documentando le condizioni di degrado delle periferie urbane, con l’intento di svolgere una campagna di sensibilizzazione contro lo spaccio di stupefacenti, fu aggredito e preso a pugni.
Il reato di istigazione a delinquere contestato a Paname derivava proprio dall’apologia (difesa) di quell’aggressione subita con questa frase: “sai quanti danni chiedi a Giovanni... hai preso una stecca in bocca che ti basta per sei anni”.
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Il ‘trapper’, nel video, bersaglia il giornalista con minacce di questo tenore: “...Brumotti merda! Sulla tua testa ci sta una taglia...”; “...sanno che qua paga chi sbaglia...”; “un proiettile costa un euro e la tua vita non vale un cazzo...”; “...se torni a San Severo ti svegli in mezzo agli ulivi” e “...ringrazia Dio ogni mattina se ti risvegli...”. Il vilipendio, invece, era relativo al passaggio in cui dice “sei più infame degli sbirri, anche se odio pure loro”.
(Il Resto del Carlino)