“Lo scioglimento di un Comune per mafia rappresenta un terremoto, oltre che amministrativo anche sociale: marchia a fuoco una comunità. Gli effetti sono devastanti. Si blocca tutto”. E’ l’incipit forte dell’ex Sindaco di Isca sullo Ionio, Pierfrancesco Mirarchi, che ha amministrato la cittadina in provincia di Catanzaro diversi anni dopo il suo commissariamento. Isca è stata tra i primi comuni ad essere sciolti per mafia: nel lontano ’92,
soltanto un anno dopo, cioè, la costituzione dell’istituto legislativo che porta in sé le gesta e il ricordo di Giovanni Falcone. L’interessante testimonianza di Mirarchi si è sviluppata all’interno dell’incontro, molto partecipato, tenutosi venerdì sera, presso il Chiostro comunale di San Giovanni Rotondo, per il convegno dedicato al tema “Le interdittive antimafia e lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose”, appuntamento organizzato dall’associazione politico-culturale “In…Formazione” (realtà fondata solo qualche mese fa dal suo presidente Pasquale Chindamo, assessore ai Lavori pubblici e Sport del comune garganico).
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Quando un comune viene sciolto per mafia? Cosa sono le interdittive antimafia? Sono stati questi i temi al centro dell’incontro, cui hanno partecipato anche l’onorevole 5 Stelle Giorgio Lovecchio, il Sindaco di San Giovanni Rotondo Michele Crisetti e l’avvocato Leonardo Cavalli (esperto di Diritto penale e amministrativo). L’evento è stato moderato dal giornalista Gennaro Tedesco. Il quale, a incontro in corso, ha ricordato come l’obiettivo dell’iniziativa “non sia quello di dichiarare inutile o di porsi contro lo strumento, invece opportuno, dello scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa, bensì ragionare su come si possa potenziare e rilanciare alla luce dei limiti ravvisati nel tempo”.
Interessante, come anticipato, la testimonianza dell’ex Sindaco di Isca sullo Ionio, il racconto della sua esperienza amministrativa e le sue proposte per rendere più efficiente ed efficace lo strumento legislativo antimafia, o, meglio ancora, perché non si creino le condizioni che portano ad applicarlo in un ente locale.
Per essersi opposto, con la sua azione amministrativa, a quella ‘ndrangheta “che ormai mira ad acquisire il potere nelle pubbliche amministrazioni per decidere in prima persona chi assumere” Mirarchi ha pagato anche con pesanti oltraggi e devastazioni alla sua cappella di famiglia. L’ex Sindaco che - insieme al fratello anch’egli ex primo cittadino di Isca ed eletto alla guida del paese calabro subito dopo il commissariamento – ha contribuito a fare pulizia nella tecnostruttura del suo comune.
“Per legge – ha raccontato Mirarchi a l’Attacco, a margine dell’incontro - ogni città deve avere massimo un dipendente comunale ogni 100 abitanti. E invece, quando, post-commissariamento, mio fratello è subentrato alla guida del paese, Isca sulla Ionio, un comune di 1500 abitanti, aveva ben 48 dipendenti pubblici nell’Ente. Vent’anni dopo, a seguito dei 2 mandati svolti da mio fratello e i successivi due a mia guida, il nostro comune contava solo 8 dipendenti comunali”. In effetti, “a leggere le relazioni dello scioglimento per mafia dei Comuni di Manfredonia e Mattinata, la maggior parte dei rilievi effettuati riguarda ‘i posti di lavoro’”, ha ricordato, citando esempi in salsa locale, il moderatore dell’incontro.
Il territorio nazionale conta 377 comuni attualmente sciolti per infiltrazioni (uno, nel 2020, persino in Val D’Aosta, il Comune di Saint Pierre sui cui aveva gettato i suoi tentacoli proprio la ‘ndrangheta). Ma i vulnus di uno strumento amministrativo preventivo – distante, quindi, dall’accertamento di responsabilità che si celebrano, invece, nei processi ordinari - restano.
“Spesso la cura dello Stato è peggio della malattia”, il commento eloquente di Mirarchi durante il dibattito. L’ex Sindaco di Isca sullo Ionio cita diversi esempi a sostegno della sua tesi. Corroborata, tra l’altro, anche dall’esperienza in chiave territoriale (e attualissima) riportata dal deputato Lovecchio, rispetto, cioè, alla costituzione del contratto novennale con Amiu Puglia Spa sancita dai commissari attualmente in seno al Comune di Foggia.
“Una decisione – ha sottolineato Lovecchio - che vincola per i prossimi 9 anni il capoluogo dauno ad una società che nel tempo ha effettuato un servizio di igiene pubblica urbana molto scadente. Un obbligo contrattuale su cui neppure i prossimi Sindaci di Foggia potranno intervenire”. Ecco allora che, per Lovecchio, per non arrivare alle storture che talvolta possono caratterizzare “l’estrema ratio” dei commissariamenti, lo Stato dovrebbe prevedere strumenti normativi, “in termini di poteri speciali”, che consentano ai sindaci di allontanare dalla pubblica amministrazione dirigenti e funzionari della tecnostruttura in odor di collusione con l’area grigia della società.
Così come, invece, per l’ex sindaco di Isca, “lo Stato deve pensare ad una riforma generale che, al fine di ripristinare un maggior controllo su correttezza e trasparenza degli atti amministrativi delle amministrazioni politiche, dovrebbe reintrodurre organi come il Coreco (Comitato regionale di controllo, ndr), ora non più esistente, o la figura del Segretario generale comunale quale diretta emanazione del Prefetto, proprio come era in passato, al contrario di quanto accade ora, laddove tale figura è diventata prerogativa della fiducia del sindaco”.
Questi alcuni degli strumenti proposti durante l’incontro per non arrivare alla fase austera del commissariamento. Ma, lì dove tale iniziativa si renda necessaria, Mirarchi e Lovecchio concordano sull’idea che “sarebbe il caso di non sciogliere tutto l’organo consiliare, mantenendo, invece, in carica quei consiglieri che abbiano dimostrato di avere comportamenti amministrativi retti e corretti durante il mandato ‘additato’. Ciò al fine di indirizzare e supportare l’azione dei commissari, i quali sono chiamati a traghettare i comuni sciolti per mafia non conoscendo, pur tuttavia, i territori nei quali si insediano”. Per Lovecchio, insomma, “l’istituto andrebbe rivisto, anche alla luce delle falle accertate dalla recente relazione della Commissione parlamentare antimafia sotto la presidenza del senatore Nicola Morra”.
Zone Transition
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Infine, nel dibattito con il pubblico ci si è concentrati sulla “qualità” espressa dalla politica sui territori, quale vaccino che possa prevenire le infiltrazioni. “E’ la grande assente. Bisogna smettere di farla soltanto sui social, è necessario ritornare alla discussione nelle sezioni di partito, come accadeva un tempo”, è andato tranchant Mirarchi. Mentre per Crisetti e Lovecchio, in sintesi “è opportuno allontanare dalle dinamiche che riguardano la formazione di liste e candidature ragionamenti strumentali su pacchetti e portatori di voto, puntando, invece, su etica e qualità morali, nonché su formazione politica e preparazione dei candidati e della classe dirigente selezionata dai partiti”.