Il video è ancora là, sulla pagina social dell’imprenditore Gianmichele Romano, che ha deciso di non toglierlo. Stanno aumentando le visualizzazioni e i commenti viaggiano tutti nella stessa direzione. Ben fatto. Non c’è altro da aggiungere. Dovremmo denunciare tutti. Bravo. Visto che la giustizia ordinaria fa ridere, è giusto che ognuno si tuteli con la giustizia fai da te. E in effetti in Questura dell’episodio – il video è stato postato il 13 giugno alle 21,38 – non sapevano nulla.
“Se una persona non viene a formalizzare una denuncia, non siamo a conoscenza di tutti i video e neanche di tutti gli episodi che accadono”, ci dicono. Non sono neanche autorizzati a commentare e nemmeno a esprimere giudizi rispetto all’episodio. “Se l’imprenditore ha sporto denuncia, più di questo non può fare. Sul resto non ci esprimiamo. L’appello certo, ai cittadini, è quello di agire sempre nei confini della legalità, di collaborare il più possibile a individuare gli autori dei crimini, ma anche pubblicando il viso, l’identità e la flagranza del reato, senza denuncia non serve a nulla, perché non possiamo procedere. Per l’iter legale che deve portare alla condanna serve la denuncia. Tutto il resto, sono scelte che hanno a che fare con l’individuo, che decide se postare il video, il volto e quello che ritiene. Su questo non ci esprimiamo”.
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Oggi viviamo in un mondo in cui tutto è documentato, un mondo fatto di immagini, di notizie e di reazioni. Per la città e per la comunità la condivisione di queste notizie è un bene. Apre momenti di riflessione. Accade anche per il fenomeno dei furti d’auto che in questi giorni a Foggia, sta crescendo in maniera considerevole. Sui social vengono postate le foto delle auto rubate, per fare appelli a chi ha notizie. E vengono condivise informazioni sulle modalità del furto, sulle zone più a rischio, sulle richieste di riscatto.
Accanto a questo momento di confronto, l’attività investigativa.
Gli uffici preposti spiegano che quando si verificano impennate, vengono aumentati i controlli e le presenze sul territorio, compatibilmente con le disponibilità di uomini e mezzi, ma aggiungono che è quasi fisiologico, che ci siano periodi in cui sembra che i casi siano in aumento. La realtà è un trend costante, a volte, ciò che aumenta è il flusso informativo e la condivisione del reato. Insomma, se ne parla di più e sembra che i furti siano di più.
Capita però che, oltre ai ladri che agiscono per conto proprio, vere e proprie organizzazioni criminali operino sul territorio, e questo fa sì che il fenomeno, sommato a quello ordinario, diventi più grande. E’ stato così per esempio, solo per citare l’ultimo episodio, a San Severo, dove nell’operazione dei Carabinieri denominata ‘on the road’ è stata sgominata una banda di ventiquattro persone, tre finite in custodia cautelare in carcere e tre ai domiciliari. Tutti i soggetti destinatari delle ordinanze sono ritenuti gravemente indiziati, in concorso tra loro e a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere finalizzata ai furti di autovetture ed estorsioni.
Un sodalizio criminale, con base operativa nel comune di San Severo, dedito in modo esclusivo a furti di autovetture di grossa cilindrata, come l’Alfa Stelvio, la Range Rover Evoque, Grande Cherokee, Maserati, auto del valore all’incirca di 40/50 mila euro, e motocicli tra il nord della Puglia, il Molise (Termoli, Montenero di Bisaccia), l’Abruzzo (Pescara, Francavilla a Mare, Vasto, Silvi Marina, Campli) e le Marche (Grottammare).
In primo luogo i mezzi venivano rivenduti a vari ricettatori per essere poi cannibalizzati in modo da utilizzarne pezzi di ricambio, oppure sarebbero state formulate richieste estorsive ai danni dei rispettivi proprietari, costretti poi a consegnare ingenti somme di denaro per rientrare in possesso della loro auto. In questo caso, erano gli stessi ladri, spesso minorenni, a postare sul social media Tik Tok video e immagini di loro stessi in queste auto di grossa cilindrata con grossi quantitativi di banconote in bella mostra.
Tutto diventa immagine, va ad aumentare un flusso di informazioni che servono poi alle forze dell’ordine per poter operare allo smantellamento di queste bande e procedere per i reati commessi. In questa operazione viene segnalata dai Carabinieri, la resistenza delle vittime a denunciare, per paura. Ecco perché l’esempio di Gianmichele Romano resta forte. Vuole diventare esempio anche per altri.
Zone Transition
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Peccato per le lungaggini burocratiche che troppe volte scoraggiano e spingono le vittime a subire o a restare in silenzio.