E’ prontissimo per il secondo mandato da europarlamentare il 35enne foggiano Mario Furore, unico pugliese nella lista delle dieci personalità italiane indicate dal presidente del M5S Giuseppe Conte per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Sta attraversando come una trottola i territori della circoscrizione Sud ma nell’ultima presenza a Foggia, lunedì scorso, ha fatto visita alla redazione de l’Attacco. Tra quanti lo sostengono anche la sindaca foggiana Marida Episcopo, che si è vista in alcune tappe del tour in Capitanata di Conte mentre non ha partecipato a quello del sindaco di Bari Decaro, pure candidato alle europee. Ecco l’intervista a Furore a cura del direttore Piero Paciello.
Che tipo di elezione è? Che sensazione ha stavolta?
I sondaggi, che io prendo sempre con le pinze, dicono che il M5S è primo al Sud. Se devo misurare questa tornata sulla base della percezione che ho incontrando gli elettori non posso che affermare che il clima è molto positivo. Il mio unico avversario è l’astensionismo, perché credo che la gente non capisca purtroppo l’importante valore delle elezioni europee, parecchio sottovalutate.Carousel Banner 1
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C’è una previsione sul calo di affluenza che potrebbe verificarsi alle urne?
Molti sperano che non cada al di sotto dell’affluenza 2019, ma per qualcuno addirittura lo scenario sarà analogo a quello del 2014, quando votò solo il 43% degli aventi diritto. La forbice dovrebbe attenersi, anche secondo i sondaggi, tra il 43% e il 51%. Se scenderemo sotto il 50% sarà davvero troppo bassa, vorrà dire che più un italiano su due non si è sentito chiamato al voto. Sarebbe un vero problema, specie per quei partiti come il M5S che vivono molto del voto di opinione. Però stiamo lavorando per svegliare la coscienza critica dei cittadini rispetto alla questione europea.
Cosa può fare, oggi, l’UE per il Mezzogiorno? E, soprattutto, quale declinazione di meridionalismo lei immagina?
Credo che dobbiamo tutto al Mezzogiorno come M5S. Il ragionamento che facciamo sempre col presidente Giuseppe Conte è immaginare un M5S che abbia ben chiare le questioni da portare avanti per il Sud Italia. Non avremo più un’occasione storica come quella attuale, in cui oltre ai fondi di gestione diretta e indiretta abbiamo anche i fondi del PNRR, che al contrario di quanto detto da Gentiloni non sono frutto di un algoritmo bensì dello sforzo dell’allora presidente del Consiglio Conte per portare la fetta maggiore al Sud. Fondi volti a colmare il gap del Mezzogiorno, che è due volte Sud: dell’Italia e dell’Europa. Se non capiamo che proprio in Europa ci giochiamo la partita più grande non andiamo avanti. Ho fatto parte della commissione trasporti e sono convinto che si debba lavorare per collegare le aree interne. Sto viaggiando tantissimo tra le regioni del Sud, dove per fare pochi km servono tante ore. Il primo problema è quello del collegamento, essenziale per un Sud connesso al resto del Paese e del continente. Poi c’è la questione del lavoro, rispetto al quale come M5S stiamo insistendo sul salario minimo. Ci sono tante categorie, nel Mezzogiorno, che si sentono svantaggiate e che prendono quattro euro all’ora. Serve ricostituire quello che la presidente Meloni ha disintegrato. E poi c’è il tema della green economy, della necessità di un’industria sostenibile.
Per la presidente Meloni la questione meridionale è sempre più una questione di geopolitica. Che ne pensa?
Non capisco Meloni, che parla di un nuovo piano Mattei ma al contempo vuole l’autonomia differenziata perché costretta dall’alleanza con Salvini. Quell’autonomia differenziata cui lei nel 2016 si diceva contraria. Sta facendo tutto e il contrario di tutto, anche dicendo sì a nuove trivellazioni. La trovo assolutamente incoerente in quello che dice e che fa. Nei fatti come rende strategico il Sud se permette che ci siano sempre più Regioni di serie A ed altre di serie B? L’autonomia differenziata è una cavolata.
Anche governatori di centrosinistra pochi anni fa davano, però, una valutazione non critica rispetto all’autonomia differenziata.
L’era Covid e gli allarmi che abbiamo vissuto durante la pandemia, secondo me, hanno fatto cambiare idea ad alcuni. Per il Sud è anche una questione di mentalità, serve essere più creativi. Sento la forte preoccupazione per lo spopolamento dell’entroterra, cui ribatto ricordando l’esistenza dei fondi comunitari. Io mi sono sempre battuto parecchio sul tema della formazione e informazione, bisogna avere in casa tecnici in grado di fornire assistenza sui fondi UE, coi quali si può svoltare. E poi ci vuole un cambio radicale di mentalità, che vedo molto nelle nuove generazioni, le quali però non devono andare via.
Sembra che ci sia una virata neocentralista col ministro Fitto rispetto al PNRR. Un orientamento che in parte piace anche a sinistra. Il Sud da solo non ce la fa: autonomie troppo deboli, classi dirigenti non all’altezza e privi di una visione. Sembra che si allarghi la consapevolezza della necessità di spostare le decisioni a Roma e a Bruxelles. E’ questo il clima, oppure no?
Forse più su Bruxelles che su Roma, dove tendono invece a voler sfruttare il traino del Nord. Del resto il M5S, che difende tanto il Sud, è oggettivamente debole nel Nord sul piano elettorale. Veniamo accusati di pensare solo al Sud ma il nostro non è opportunismo politico. Il M5S nacque proprio per stare con chi è rimasto indietro. Sulla sanità ci siamo resi conto che esistono disuguaglianze gravissime. A Bruxelles c’è la voglia di centralizzare anche sulla questione sanitaria, specie dopo la pandemia e l’acquisto centralizzato dei vaccini.
Il Sud ha risorse ed energie per ripartire? Dove le trova maggiormente, in quali settori?
Non sono così pessimista rispetto alle nuove classi dirigenti, ci sono giovani ed imprenditori con una visione, desiderosi di fare qualcosa per i propri territori. Sono fiducioso sulle nuove generazioni, anche garganiche. Vedo giovani attivi, aperti all’europeismo. La più grande prospettiva è data da digitalizzazione e green economy. Per chi vuole investire in queste direzioni l’UE è oggi una grande alleata visto che si è posta obiettivi ambiziosi. Ci sono finanziamenti a pioggia. La giunta regionale sarda, appena insediatasi e guidata dal M5S, decide di congelare tutti i progetti sulle rinnovabili per 18 mesi per avere prima un quadro esaustivo.
Fa bene la presidente della Regione Sardegna a volerci vedere chiaro, noi M5S siamo per le energie alternative ma non per la deturpazione del territorio. Bisogna insistere sulle rinnovabili, visto il ritardo evidente dell’Italia sull’approvvigionamento energetico. La via è quella, anche con eolico offshore. Ma fa bene a vederci bene per capire le scelte della precedente amministrazione di centrodestra.
Oggi il M5S sembra la forza politica più convinta in tema di pacifismo.
Non è un pacifismo di facciata, Conte lo sta dimostrando. Io sono tra gli indesiderati in Russia, avendo votato sì a tutte le sanzioni. Siamo coerenti, i prossimi europarlamentari dovranno essere costruttori di pace. Il Pd non è molto chiaro su questo, invece.
Rispetto al radicamento del M5S nel Sud, che futuro vede? Oltre alla coesione sociale ragionate su altre parole d’ordine?
Sì, a cominciare dal lavoro e dalla sua dignità. E’ il modo per riscattare i nostri territori, non è vero che il Sud sia assistenzialista. La gente vuole lavorare, ma spesso non ci sono le opportunità. Il salario minimo non è una sciocchezza: oggi ci sono i lavoratori poveri, cioè persone che pur lavorando non riescono ad arrivare alla fine del mese per assenza di uno stipendio adeguato. Non è vero, come dice la destra, che basta la contrattazione collettiva. Il salario minimo serve a livello italiano ed anche a livello europeo. Ho incontrato gli autotrasportatori, che sono vittime del dumping salariale dovuto ai colleghi bulgari che lavorano in Italia con tariffe più basse. Vengono tagliati fuori. Oppure c’è il caso di imprese arrivate nel Mezzogiorno coi Contratti d’area e poi andate a delocalizzare in Polonia perché lì la manodopera costa meno. Dunque, no al Sud assistenzialista ma il salario minimo serve davvero. La cancellazione del reddito di cittadinanza sarà un boomerang per Meloni. Tornando alla domanda sul radicamento del M5S nel Sud, credo che grazie a Conte stiamo lavorando bene. Per radicarsi serve vincere e per vincere serve anche coalizzarsi. Talvolta le coalizioni col Pd vanno a buon fine, altre volte no. Il merito di Conte è stato dare una chiara collocazione e visione, come pure far capire che chi ha a che fare col M5S deve avere la massima serietà.
Il processo di rigenerazione rivendicato e promesso da Emiliano è vero oppure no?
Lo deve dimostrare coi fatti, con nomine importanti per la prossima giunta regionale. Se non si capisce che bisogna dotarsi di persone capaci di fare una nuova politica è chiaro che non si può trovare un forte alleato nel M5S. Non basta dire di esser stato il primo a volere il M5S dentro la propria maggioranza. Ora Emiliano ha bisogno di noi, quindi ritengo che le richieste di Conte saranno esaudite.
Zone Transition
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Comune di Foggia: che giudizio dà dell’operato della giunta Episcopo in questi primi sei mesi?
Sono molto fiducioso nei confronti della sindaca. Gli assessori sono nuovi rispetto alla politica, servono tempo e pazienza affinché possano lavorare meglio coi rispettivi settori della tecnostruttura comunale. Marida è molto bravo sul piano amministrativo, conosce molto bene la macchina amministrativa. Bisogna migliorare nei settori dei lavori pubblici e dell’urbanistica. C’è stata la scelta della dirigente (Concetta Zuccarino, ndr) di dimettersi ma, soprattutto, c’è la richiesta da parte dei foggiani di una accelerazione nei progetti e nelle procedure. La parte politica sconta tantissimo la carenza di personale, Marida vi porrà rimedio coi nuovi concorsi. Siamo sottodimensionati ovunque, anche nel settore ambiente della nostra vicesindaca Lucia Aprile. E’ una struttura davvero depotenziata. Un giudizio impietoso? Bisogna cambiare passo soprattutto nel settore della polizia municipale, il dirigente (Romeo Delle Noci, ndr) dovrebbe fare molto di più. Sono molto obiettivo, l’assessora Daniela Patano vuole fare e sta sul pezzo ma si scontra con la macchina burocratica. Apprezzo moltissimo l’entusiasmo e il totale spirito di abnegazione della sindaca e della sua giunta, se dovessi dare un voto a Marida sarebbe un bel dieci. Le voglio bene. Sono convinto che nei suoi cinque anni di mandato normalizzerà la tecnostruttura.
(A cura di Lucia Piemontese)