Ha chiesto il rinvio a giudizio al giudice dell'udienza preliminare, il pubblico ministero che si sta occupando del caso di Stefano Colelli, l'attuale direttore di struttura complessa centrale 118 del Policlinico Riuniti di Foggia.
A sollevare la questione nei mesi scorsi è stato il dottor Vincenzo Colapietro, stimato medico che ha ricoperto il ruolo di primario facente funzione a lungo. Colapietro aveva sottoposto i suoi dubbi alla magistratura e a quanto pare quei dubbi non erano del tutto infondati.
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I due avevano partecipato alla selezione ed entrambi sono risultati idonei ma la scelta, di appannaggio del direttore generale Vitangelo Dattoli, è caduta su Colelli. Sin da subito, da più osservatori è stata fatta notare la differenza “di peso specifico” tra i curricula dei due professionisti.
Da un lato Colapietro che dalla sua ha non solo 18 anni di servizio nell’ambito dell’emergenza urgenza ma anche una formazione prettamente votata al contesto della gestione del 118. Per contro, Colelli, che stando al curriculum pubblicato negli atti ufficiali della procedura, pareva avere competenze più specifiche nel contesto della rianimazione.
E poi è spuntato il giallo dei corsi che Colelli aveva inserito tra i titoli che hanno concorso a maturare il punteggio più alto tra i candidati all’avviso.
All'imputato sono contestati infatti i reati agli articoli 48 e 479 del Codice Penale perché in qualità di dirigente medico in servizio presso la struttura complessa di anestesia e rianimazione dell'ospedale Riuniti di Foggia dichiarò nel curriculum vitae di aver partecipato al corso di formazione Advance Life Support tenutosi il 16 e 17 febbraio 2019 a Carinaro, mentre sarebbe emerso che il pomeriggio del giorno 16 dalle ore 13,06 alle ore 20,06 e la mattina del giorno 17 dalle ore 7,45 alle ore 13,51 era in servizio in ospedale.
Il 23 aprile del 2021 l’avvocato Michele Vaira, legale incaricato da Colapietro, illustrò in conferenza stampa gli elementi raccolti fino a quel momento. Usò parole prudenti (sottolineando la presunta innocenza e buona fede di Colelli) ma taglienti, quasi chirurgiche, come suo solito. A distanza di sei mesi, la Procura ha confermato quelli che erano i suoi forti e documentati sospetti.
Pur essendo l’ospedale parte lesa c’è da capire anche se gli uffici amministrativi fossero a conoscenza di questi dettagli e, nel caso, da quanto tempo. L’incrocio di alcune date potrebbero rivelare più di una sorpresa.
Risulta singolare anche la scelta di Colelli, che aveva chiesto di essere interrogato, salvo poi al termine dell'indagine, avvalersi della facoltà di non rispondere. L'unico senso che si potrebbe attribuire a tale iniziativa processuale probabilmente è legato all’interesse di “guadagnare tempo”.
Nelle prossime settimane si aspetta la decisione del giudice circa il rinvio a giudizio.
“Noi continueremo la nostra battaglia di trasparenza nei confronti dell'Azienda ospedaliera”, è stato il commento dell’europarlamentare 5S Mario Furore alla notizia, il quale già nei mesi scorsi si era interessato alla vicenda, supportato da alcuni parlamentari del suo schieramento.
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“Gli interrogativi che avevamo posto e a cui abbiamo ricevuto risposte molto vaghe da parte dell'amministrazione ospedaliera – continua Furore – sono invece stati oggetto di un approfondimento migliore da parte della Procura che invece ha ritenuto di fare questa richiesta di rinvio a giudizio. Questo quindi dimostra che probabilmente quello che denunciava Colapietro potrebbe essere fondato. Ciò che mi dispiace è che purtroppo i tempi della giustizia non sempre coincidono con i tempi della pubblica amministrazione. O meglio, la pubblica amministrazione poteva correre ai ripari prima ancora che la giustizia facesse il suo corso. Ci potremmo ritrovare nella paradossale situazione per cui se un domani Colelli dovesse essere condannato, i tre anni per la chiamata del direttore di centrale finiranno e questo è un problema perché vuol dire che l'Azienda non si sarà tutelata e non avrà tutelato neppure noi cittadini. Vedremo come andrà avanti l'inchiesta ma io mi aspetto che qualora la cosa si faccia più seria Dattoli prenda provvedimenti perché a quel punto il concorso avrà avuto una procedura viziata, al netto del fatto che Colelli avrà tutto il diritto di difendersi ma ad oggi è ancora aperta l’ipotesi che i fatti potrebbero dare ragione a Colapietro”.