Vestire uno stile di vita

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Sembra un mondo lontano quello di Carmela Paciello, che vive il suo spazio come un atelier, con la zona moda davanti e quella più intima e privata dietro. Rievoca gli anni dell’alta moda vera, quando la pellicceria era il settore del lusso più estremo. Lei, in oltre quaranta anni di carriera, ne ha di cose da raccontare, ora che inizia a pensare a un po’ di riposo dall’attività. I corsi di formazioni per imparare le tecniche di vendita, gli eventi privati organizzati nelle case delle famiglie importanti e quelle sfilate in cui per accedere, ci si rifaceva il guardaroba. Nel suo racconto di vita, accompagnato da una leggera nota di nostalgia per un tempo che oggi vive nel ricordo, c’è la storia di una donna, madre e moglie, e di un settore, quello delle pellicce, che ha accompagnato il Paese e le diverse fasi dell’haute couture. Da status symbol e punto di arrivo per le donne più facoltose e dalla personalità decisa a capo di stile trasversale che oggi abbraccia diverse fasce sociali. Impiegate, insegnanti, donne adulte, ma anche giovanissime. E capi che raccontano la storia di donne e famiglie, passate di generazione in generazione, attraverso la pazienza e la passione di Carmela, che oltre a consigliare nella fase dell’acquisto, supporta la rimessa a nuovo di un capo. Alleata fedele di momenti belli ma anche difficili, una pelliccia accompagna davvero la vita di una donna, al punto che davanti a quello specchio, si mettono a nudo sogni, ambizioni e anche preoccupazioni.

 

E’ qui, in questa pellicceria, da una quarantina d’anni. I nomi che le senti pronunciare sono quelli dell’alta moda. Quelli che hanno fatto la storia della moda. Zavalon. Lumiere. Le sorelle Fontana. E ti sembra di vederla in quei corsi di formazione fra Firenze e Busto Arsizio, con la valigia buona e i capi da indossare scelti per far bella figura, che si mette in viaggio e attraversa l’Italia e gli anni per disegnare la sua storia professionale. Ha il calore del sole e la forza del mare della sua Vieste negli occhi, diventa prima moglie e poi mamma prestissimo e accanto alla dedizione per la famiglia, fa crescere quella per il settore del commercio. Quello della vendita di profilo alto. Lavora a Foggia per altri e gira la Campania – passando dalle case delle nobildonne più belle – la Puglia, organizzando sfilate a Trani, Barletta, ma anche Andria, Minervino Murge e San Severo, dove, dopo una sfilata venne minacciata, perché dei malviventi tentarono una rapina. Il racconto di Carmela Paciello è appassionato e colto, ricco di sorrisi e riflessioni sulla vita.

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Era una passione per la moda o per il settore?

Era una passione per il settore vendita, per il contatto con la clientela a cui dare il consiglio migliore e appropriato.

Come sono stati questi anni?

Belli, perché ho sempre fatto con passione questo mestiere. Altrimenti diventa difficile. Quella di vendere pellicce non è un’attività semplice. Credo soprattutto che non lo fosse in passato, perché uscire fuori, organizzare le sfilate, portare gli stand… Comunque l’ho fatto perché a me piaceva. E mi piaceva così tanto che dopo averlo fatto per altri, poi ho aperto la mia pellicceria, visto che avevo maturato questa esperienza e visto che ero incoraggiata dai risultati.

Quale è il segreto per resistere in maniera così elegante e brillante al tempo che passa?

Prendere capi buoni. Scegliere sempre bene e credo questo mi abbia fatto conservare la clientela. Conservo clienti a cui ho realizzato pellicce cinquanta anni fa e che ora sono alla terza generazione. Se il capo addosso alla cliente stava bene, quella era la vendita migliore, perché la cliente sarebbe stata gratificata dal suo aspetto e perché quella ritornava proprio come la migliore pubblicità.

Oggi è peggiorato il gusto, ma forse anche la qualità dei prodotti?

Sì. Ho avuto la fortuna di vivere professionalmente gli inizi degli anni ’80, quando andare alle sfilate era davvero un evento. Quelle sfilate, che erano a tutti gli effetti sfilate d’alta moda, erano qualcosa di grandioso. Erano giorni bellissimi. Se andavi, ti dovevi preparare, ti prenotavano i posti riservati, la sera si andava al ristorante elegante, ci si vestiva in maniera appropriata. La pellicceria ha sempre rappresentato il lusso. Oggi le sfilate sono diventate meno importanti e Foggia rispondeva bene. Io ricordo diverse case importanti in cui organizzavano le sfilate con il giro di amiche della padrona di casa. Poi le cose sono veramente cambiate. Sono stata anche a Napoli perché avevo delle amiche che lavoravano alla Lumiere. Quindi organizzavamo sfilate, e c’era una contessa bellissima, al Vomero, che è stata anche mia ospite a casa e io d’estate da lei. Si vivevano dei rapporti bellissimi. I nostri meeting di lavoro li organizzavamo a Catania. Insomma, ad alto livello. E quando si unirono Zavalon e Lumiere, mi ricordo che andammo al Palazzo della Stampa a Torino e a presentare l’evento c’era la Farinon. Insomma, si lavorava a livelli importanti e ti preparavano, anche sulle tecniche di vendita. E sono quelle tecniche che mi sono rimaste da allora, che mi hanno accompagnato nel mio percorso professionale.

 Le applica ancora?

Le applico sempre. Con il cliente ti rendi conto di come portare avanti il discorso della vendita nei primi minuti. Lo capisci subito. Quello è il segreto. Io però voglio soprattutto vedere bella la cliente. Ecco. Quando una cliente mi diche metterà al matrimonio della figlia un capo acquistato da me dieci anni fa, vuol dire che, oltre la merce, anche il gusto si è conservato nel tempo. Selezionare anche capi che fossero di tendenza, ma adeguati al contesto della città, quindi dal profilo sobrio, ma che portassero la novità. Devo dire che ho sempre lavorato con aziende di livello alto che presentavano sempre modelli favolosi. Ho lavorato bene, ho avuto una clientela meravigliosa, ho un rapporto d’amicizia con loro e adesso che inizio a pensare a quando chiuderò questa attività, è questo quello che mi peserà di più. Le donne qui si aprono, raccontano storie, problemi.

Come mai sta pensando a questa scelta?

Sento un po’ di stanchezza. Io sono orfana di guerra, figlia unica e la famiglia per me sono sempre state le amiche. Quando vado al mio paese a Vieste da loro ricevo un affetto grandissimo. Oggi anche le mie clienti sono diventate mie amiche. Sono persone con cui ho stabilito un rapporto bellissimo.

Quali sono le donne che scelgono di acquistare una pelliccia?

Zone Transition

Zone Transition

Non solo nobili e borghesi ma anche insegnanti, perché questo non è più solo uno status symbol ma è scelto come il capo che scalda e veste. Io mi sento a mio agio con le clienti, con qualsiasi tipo di persona entra cerco di stabilire un rapporto. Prima giocavamo per le strade, in mezzo alla strada. Ragazze. Ragazzi. Io ero figlia unica e sentivo il bisogno di stare insieme agli altri. E oggi è ancora così, nonostante non sono più una ragazzina.

(pubblicato il 23 dicembre 2022)

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