I modelli energetici del futuro: autoproduzione e autoconsumo tra comunità locali e filiera agricola

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Partiamo da un dato oggettivo, la Puglia è leader in Italia in termini di produzione di energie rinnovabili: ne consuma il 6% del fabbisogno nazionale e ne produce il 12 % . Questo è un dato frutto della evoluzione storica degli ultimi 15 anni. Il tema dell’energia in un momento storico così delicato, causato dal conflitto russo-ucraino, e degli obiettivi legati alla transizione energetica trova importanti riferimenti anche nel campo delle numerose applicazioni nel settore agricolo. Sull’argomento si è focalizzata l’attenzione del 77° convegno nazionale Ati (Associazione Termotecnica Italiana) dal titolo “La sfida per il nuovo modello energetico nazionale tra decarbonizzazione, comunità energetiche e diversificazione delle fonti di energia”.

“E’ un tema fondamentale per tutte le aziende e per tutti i cittadini - spiega al quotidiano l’Attacco, Giuseppe Bratta, presidente del distretto energetico regionale - che vede la parte speculativa come elemento ostativo per le famiglie e per le imprese. Lo sviluppo delle energie rinnnovabili in particolare per il settore agricolo e per il settore manifatturiero si deve basare sull’autoproduzione dell’energia di cui ogni azienda, che sia agricola o manifatturiera, ha bisogno per i propri servizi o prodotti”.

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L’integrazione fra energia e agricoltura è un aspetto prioritario anche a livello governativo, infatti è stato appena pubblicato un bando specifico per le aziende che è stato definito “agrisolare”.

“Il click date - aggiunge Bratta - partirà il 27 settembre prossimo e le aziende agricole, di trasformazione e quelle zootecniche potranno partecipare valutando dei progetti in una logica di autoconsumo con l’obiettivo che ogni azienda e di gni cittadino di diventare autoproduttore dell’energia di cui necessita”. Questo, a quanto pare, sembra essere il punto di svolta che riguarda lo sviluppo e la prospettiva per i prossimi anni che deve essere bilanciato dalla sostituzione progressiva delle fonti inquinanti e di quelle fossili. Un argomento che oggi finisce per toccare anche le tasche di produttori e di consumatori ma che avrà importanti riflessi sugli stili di vita delle future generazioni. Le progettualità nel quadro più ampio della realizzazione di impianti di produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili è diventato ormai un percorso obbligato, per altro accelerato dalla situazione attuale. “L’attenzione non è unicamente rivolta al fotovoltaico - aggiunge il presidente ATI - , ma mi riferisco in particolar modo all’eolico e l’offshore che può produrre dati molto più importanti quando si parla di realizzazione di impianti sui terreni agricoli ovvero integrati alle aziende agricole”.

Il settore in Italia è destinato a svilupparsi velocemente in ragione della necessità di raggiungere entro pochi anni l’autosufficienza.

“L’energia - osserva Bratta - è in grande trasformazione e si basa su due grandi aspetti: c’è un aspetto tecnologico che valica i confini nazionali, ed è un tema su cui tante aziende e persone puntano moltissimo e poi c’è una questione di carattere burocratico- autorizzativo. Su questo ultimo aspetto noi in Italia siamo sicuramente in ritardo perchè c’è una non volontà per rendere questo settore completamente fruibile. Vi faccio un esempio molto chiaro: il primo decreto energia sostegni fatto a marzo di quest’anno aveva tre misure in materia energetica: il prolungamento dell’attività produttive delle centrali a carbone per i prossimi dieci anni, l’individuazione delle aree idonee per le trivellazioni nel mare Adriatico e la semplificazione per quanto concerne la parte autorizzativa di impianti fotovoltaici fino a 200 Kw. In questo caso si tratta solo di marketing poichè l’autorizzazione per un impianto di tale potenza prevede la riduzione di un iter amministrativo che dura 60 giorni. Dunque la centralità dello sviluppo di questo settore e di una reale transizione passa attraverso una maggiore e significativa fluidità autorizzativa e normativa. Ma possiamo anche andare oltre per comprendere come stanno effettivamente le cose. La prossima sfida è quella della condivisione delle comunità energetiche, e in particolare far sì che il luogo della produzione non coincida necessariamente con il luogo del consumo. Se si riescono a sviluppare grandi comunità energetiche e l’Italia stessa teoricamente potrebbe diventare una grande comunità energetica, tutti potranno produrre l’energia di cui hanno bisogno anche in luogo diverso da quello di consumo. Mi pare di poter sottolineare dicendo che la vera sfida è questa, soprattutto politica e burocratica per i prossimi vent’anni”.

Tornando al bando Agrisolare, collegato al Pnrr, alcune perplessità sono state sollevate dalle organizzazioni di categoria. In primo piano la complessità - secondo Confagricoltura - e i tempi ristretti per la partecipazione. Resta inoltre il vincolo dell’autoconsumo.

Zone Transition

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“Lo strumento del Governo finanzia la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale e le risorse messe in campo sono pari a 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del Pnrr. Un altro limite evidenziato da Confagricoltura è rappresentato dal “vincolo dell’autoconsumo” ancorchè rivisto rispetto alla bozza iniziale. Al riguardo l’associazione di categoria continuerà a lavorare affinchè nei prossimi bandi tale vincolo venga rimosso, in moo da consentire al settore primario di esprimere al massimo , la capacità di produzione di energia rinnovabile”.

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