C’è grande fermento dentro l’Università di Foggia, dove si sta cercando la quadra per il prossimo rettore in modo da evitare un profluvio di candidati e il rischio di ballottaggio. Ma la possibilità di una balcanizzazione del voto, ovvero di una estrema disintegrazione del corpo elettorale, è tutt’altro che residuale.
Anzi. In Ateneo vi è la diffusa sensazione, pessimistica, che ci saranno svariati contendenti e che solo al ballottaggio si eleggerà il nuovo Magnifico. Ad oggi sono infatti numerosi coloro che ambiscono a prendere il posto dell’ex rettore Pierpaolo Limone, il quale non è riuscito – prima dell’addio il 9 gennaio scorso – nell’impresa di favorire una amplissima convergenza su un candidato.
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Il docente salentino, neo rettore dell’Ateneo telematico Unipegaso, aveva tentato la carta del suo prorettore Giuseppe Carrieri (noto urologo e delegato rettorale per Area Medica e Scuole di Specializzazione) ma le cose non sono andate nella maniera sperata.
La situazione, rispetto a quella raccontata da l’Attacco alla vigilia di Natale, è notevolmente cambiata. In quei giorni il tentativo di grandi intese, che potesse evitare un alto numero di candidati e uno scontro che rischierebbe di riaccendere le guerre interne del passato, era incentrato sull’asse tra due dipartimenti: da un lato il Distum (Studi umanistici) di Limone e del direttore Sebastiano Valerio; dall’altro il Dafne (Scienze agrarie) della direttrice Milena Sinigaglia e del prorettore Agostino Sevi. Si pensava che la linea della continuità a Limone potesse essere garantita da nomi quali Valerio e Carrieri.
Ma nell’Area medica c’erano (e ci sono) anche altre due personalità in campo: il professor Gaetano Serviddio, ordinario di Medicina Interna e dal 2020 direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, e Lorenzo Lo Muzio, ex direttore di Medicina clinica e sperimentale. Se il tentativo di Limone avesse funzionato si sarebbe fatto da parte Sevi, che già nel 2019 aveva fatto un passo indietro decidendo di sostenere il salentino contro Lo Muzio.
Restava poi l’incognita legata agli intensi movimenti della direttrice di Giurisprudenza Donatella Curtotti, che appariva lontana dall’asse Distum-Dafne e molto distante da Limone. Ebbene, a venti giorni di distanza i beninformati rivelano che l’asse Distum-Dafne è venuto meno, come conferma il fatto che sia Sevi che Valerio stanno scalpitando per candidarsi.
Curtotti resta molto attiva e c’è chi afferma che stia cercando “alleanze con chiunque” dopo aver speso anche le feste natalizie – trascorse in Campania, dove si trovava per motivi familiari - nel tentativo di convincere colleghi di Unifg originari di quella regione. Ma le mosse più interessanti riguardano i due dipartimenti di Medicina.
Com’è noto l’Area medica, in caso di compattezza, riuscirebbe a imporsi e chiudere la partita grazie alla superiorità dei propri numeri. Ma la strada per l’unità è sempre stata impervia. Stavolta sono in tanti a sperare che tale obiettivo possa essere raggiunto, proprio per evitare che alle elezioni – che si svolgeranno verosimilmente entro i primi di marzo – ci sia un tutti contro tutti.
Né Lo Muzio né Serviddio intendono al momento cedere. Ognuno garantisce di riuscire a trovare più consensi dell’altro. In compenso, chi si è fatto indietro è Carrieri, che ha deciso di sostenere il collega Serviddio. Lo ha affermato nel corso della riunione svoltasi martedì scorso tra i docenti ordinari del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche. Ieri era prevista un’altra riunione, stavolta tra referenti di ambedue i dipartimenti di Area medica.
“Sono tutti determinati, nell’Area medica, a tirare fuori un solo candidato, la partita è tra Lo Muzio e Serviddio”, commentano fonti interne ad Unifg a l’Attacco. “Nessuno dei due cede, anzi ciascuna parte cerca di far desistere l’altro. Dopo l’endorsement di Carrieri per Serviddio forse potrebbe essere determinante la posizione del professor Margaglione, attuale direttore di Medicina clinica e sperimentale.
Per Lo Muzio questa candidatura sarebbe l’ultima vista la sua età, Serviddio potrebbe candidarsi anche in futuro invece. Limone aveva cercato di spingere il nome di Carrieri perché, come lui, avrebbe delegato tanto mantenendo l’attuale distribuzione del potere. L’elezione del candidato di Medicina, che sia Lo Muzio o Serviddio, rappresenterebbe in ogni caso una discontinuità rispetto agli anni di Limone. Il nostro auspicio è che si mettano d’accordo, sono entrambi nomi validissimi e stimati.
Che sia eletto uno di loro servirebbe a destituire i potentati attuali presenti in Unifg. Ovviamente gli altri papabili candidati, come Sevi e Curtotti, sperano al contrario che l’Area medica non si compatti”.
“Tutti gli altri dipartimenti chi più chi meno sono frammentati, anche il Dafne di Sevi”, commenta una seconda fonte. In particolare, come avviene da tempo, si assiste con scoramento alla totale disintegrazione dei due dipartimenti dell’Area economica, che in tal modo si autocondannano alla irrilevanza. Quantomeno dovrebbero cercare una posizione unitaria, al loro interno, sulla scelta tra continuità o discontinuità se intendono contare qualcosa.
Nei prossimi giorni è prevista una riunione tra tutti i direttori di dipartimento dell’Ateneo daunio, insieme alla decana Lucia Maddalena (direttrice del Demet, dipartimento di Economia, Management e Territorio, la quale che sta facendo le veci del rettore), per decidere la tempistica del voto. Poi ci sarà il decreto di Maddalena con cui saranno indette le elezioni.
Zone Transition
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Intanto in Ateneo circolano indiscrezioni rispetto al concorso, per titoli ed esami, per la copertura di 2 posti da dirigente amministrativo di seconda fascia: si scommette sull’avvocata Marta Sevi, responsabile dell’Area legale, e su Matteo Di Trani, il responsabile dell’Area Affari Tecnici e Negoziali che sta seguendo l’operazione di ampliamento del Polo Biomedico.