Lorenzo Lo Muzio: "Ecco perché intendo ricandidarmi. Cosa avrei fatto di diverso rispetto a Pierpaolo"

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Le dimissioni dell’ormai ex rettore di Unifg Pierpaolo Limone hanno determinato il voto in Ateneo nel 2023 (entro marzo) anziché nel 2025. Un fatto che ha notevolmente cambiato il quadro rispetto ai disegni che si coltivavano in Ateneo, legati ad alcuni attuali direttori come Gaetano Serviddio (Scienze mediche e chirurgiche) e Donatella Curtotti (Giurisprudenza).

L’anticipazione delle elezioni rende possibile la ricandidatura del professor Lorenzo Lo Muzio, ex direttore di Medicina clinica e sperimentale, che nel 2019 perse la sfida contro Limone e che intende riprovarci per dare ad Unifg il primo rettore dell’Area medica dalla sua istituzione. Ma scalpitano anche Serviddio, Curtotti, il prorettore Agostino Sevi e potrebbe candidarsi pure il direttore del Distum Sebastiano Valerio.

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Lo Muzio ha dalla sua una maggiore esperienza e una proiezione nazionale evidente: componente del comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità, presidente della Conferenza permanente dei presidenti dei corsi di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, direttore del C.I.N.B.O. (Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Bio-Oncologia), presidente del corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi dentaria di Unifg, coordinatore della Sezione di Medicina sperimentale. L’Attacco lo ha intervistato.

Ci sono a quanto pare ben 5 potenziali candidati. Un quadro estremamente disgregato.

La frammentazione attuale è soprattutto frutto del momento particolare che Unifg sta vivendo. Di norma si sa quando scade il mandato di un rettore e quindi 6-7 mesi prima iniziano le manovre per il voto. In questo caso c'è stato, invece, un fulmine a ciel sereno. Non era previsto né prevedibile da nessuno che Pierpaolo andasse via al terzo anno di mandato.

C’erano voci, però, lo scorso anno.

Sì, ma credevamo che sarebbe rimasto con noi fino al quinto anno di mandato. Questo ha provocato l’odierna situazione rispetto alle elezioni. Stiamo cercando di capire, il quadro non è chiaro.

Discontinuità o continuità: cosa ha condiviso e cosa ha apprezzato meno degli ultimi 3 anni?

Molte cose sono state fatte da Pierpaolo nella giusta ottica, abbiamo scalato varie posizioni nei ranking degli Atenei. Limone ha governato per 3 anni di cui 2 sono stati gli anni della pandemia, quindi condizionati da quella situazione emergenziale. Sono obiettivo nel riconoscere questa difficoltà. Detto questo, su certe questioni mi sarei mosso come lui, su altre invece no.

A mio modo di vedere Pierpaolo ha spinto molto sulla digitalizzazione e sulla didattica a distanza, ma questo va bene solo per alcuni corsi di laurea e non per altri. Penso a Medicina e Scienze motorie, ad esempio. Un altro rilievo riguarda alcuni corsi di laurea nuovi. Ben venga l’arricchimento dell’offerta formativa ma io avrei puntato non tanto sulla quantità degli studenti bensì sulla qualità della didattica.

Penso a Scienze biologiche. Se abbiamo un'aula da 100 posti e ci mettiamo 500 persone è chiaro che si abbassa la qualità didattica. E di questo fatto può a lungo andare risentire l'attrattività dell'Ateneo.

Cosa pensa dell’impegno di Limone in favore del potenziamento della dotazione edilizia?

Siamo in tanti a soffrire della carenza di spazi in Ateneo. Medicina soffre ancora parecchio, siamo tuttora senza aule. Alcune lezioni dei corsi di Medicina sono costrette a svolgersi presso la Città del cinema. Come direttore del dipartimento di eccellenza stanziammo fondi nel 2018 per l'ampliamento del Polo biomedico. Siamo all’inizio del 2023 e i lavori non sono nemmeno iniziati.

La gara scaduta a ottobre è andata deserta, secondo Limone per la difficile fase vissuta dal mercato.

Penso che abbiano inciso la congiuntura economica internazionale, la guerra in Ucraina, il rincaro dei costi dei materiali. E’ chiaro che due anni fa il progetto era stato fatto sulla base di prezzi totalmente diversi. Sono fiducioso rispetto a questa nuova gara attualmente in corso. Nel 2018 pensavamo che i tempi sarebbero stati più rapidi e invece si tratta di processi particolarmente lunghi.

Cosa pensa della sentenza TAR che ha dato ragione all’Università di Bari, che ha negato il riconoscimento della laurea presa in Romania da un giovane dentista?

Ci arrivano varie richieste o da stranieri che si sono laureati in altri Paesi, e che magari vivono in Italia, oppure da ragazzi italiani che si sono laureati all'estero. Soprattutto si tratta di titoli presi in paesi come Spagna, Albania, Romania, Ucraina e Paesi dell'Est in generale. Per quelli comunitari il riconoscimento è più facile mentre quando si tratta di paesi dell'Est il più delle volte c'è una difformità di fondo negli studi.

Le vie sono due: o la persona presenta domanda al Ministero della salute oppure può chiedere all'Ateneo il riconoscimento del titolo e si confronta il percorso di studi fatto. La difformità degli studi è un elemento essenziale, come ben riconosciuto dal TAR. Noi valutiamo attentamente e non abbiamo mai dato tour court il riconoscimento del titolo, anzi. Nella maggior parte dei casi chiediamo di integrare oppure iscriviamo al terzo o al quarto anno. La sentenza del TAR ora autorizza ancor di più gli Atenei italiani ad essere precisi e attenti in queste valutazioni.

L’Area medica deve necessariamente compattarsi per cercare di risultare vincente stavolta.

E’ così. E’ chiaro che se riuscissimo a convergere su un unico nome sarebbe più facile, anche se da sola l’Area medica non riuscirebbe comunque a eleggere il rettore. Servirebbero alleanze.

Che possibilità c’è di un accordo tra lei e Serviddio?

Nei prossimi giorni ci incontreremo. Finora ognuno ha riunito il proprio dipartimento. Secondo me ci sono le possibilità di una convergenza. Il mio dipartimento è compatto, ieri ho tenuto una riunione e c’erano quasi tutti i docenti. Dei 72 totali erano presenti 65-66, gli altri malati.

Perché intende ricandidarsi?

Sono conscio di avere messo a frutto in tutti questi anni una certa conoscenza delle problematiche accademiche. Inoltre ho una rete di rapporti non solo locali ma anche nazionali. Tutto ciò mi permette di avere una visione complessiva delle questioni inerenti al mondo accademico. Siedo in vari tavoli a Roma, tra cui il comitato scientifico dell’Istituto superiore di sanità.

Da ultimo l’iter che ha portato in Parlamento la legge sulla laurea abilitante mi ha visto scrivere il materiale relativo ad Odontoiatria. Ritengo di avere esperienza amministrativa: sono stato per 8 anni direttore di dipartimento, faccio parte del senato accademico da oltre un decennio.

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Qual è il suo auspicio?

Vorrei che stavolta la scelta tra i candidati avvenisse sulla base dei programmi e non delle simpatie e antipatie.

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