Sembra la fabbrica di San Pietro, e invece è solo la palestra dell’istituto comprensivo Bozzini-Fasani di Lucera, la cui aggiudicazione dei lavori risale a oltre quattro anni fa. Ma dell’edificio non c’è ancora traccia, e continuano a registrarsi incredibili stop and go al cantiere che è sotto gli occhi di alunni, docenti e famiglie.
In autunno scorso sembrava ci fosse stata la svolta, con l’inizio delle operazioni di scavo delle fondamenta, peraltro assegnate in subappalto a una ditta diversa rispetto a quella vincitrice di un intervento finanziato dal ministero con 1,5 milioni di euro.
Carousel Banner 1
Carousel Banner 1
Carousel Banner 2
Carousel Banner 2
Il dirigente scolastico, Pasquale Trivisonne, ha segnalato ancora una volta la situazione, su cui ha chiesto conto il consigliere comunale Giuseppe De Sabato nell’ultima seduta dell’assemblea cittadina.
Ha ricevuto una doppia risposta, la prima dall’assessore ai Lavori pubblici, Daniela Pagliara, che ha negato l’esistenza di ulteriori problemi comunicati dall’impresa che però avrebbe terminato la fase di realizzazione delle fondamenta di un edificio su cui però sono state apportate diverse modifiche progettuali, a partire dalla configurazione di prefabbricato, mentre il dirigente del settore, Antonio Lucera, ha ammesso i ritardi dovuti anche a un adeguamento dei prezzi di realizzazione dell’opera, con la riduzione di alcuni elementi esterni e su cui c’era già stata una rimodulazione pure degli spazi e delle sagome, visto che l’area disponibile era risultata in un primo momento insufficiente a ospitare quanto previsto.
Zone Transition
Zone Transition
A ogni modo, i disagi per la popolazione scolastica di centinaia di bambini e ragazzi continuano, e sulla questione era già intervenuto in maniera decisa anche il Consiglio d’istituto, evidenziando quanto (non) sta accadendo in viale Raffaello, chiedendo la convocazione di una Conferenza dei Servizi e soprattutto risposte concrete, perchè “L'assenza di una infrastruttura adeguata per una disciplina basilare e curriculare come l’educazione motoria sta limitando pesantemente il diritto allo studio”.