Il demiurgo del nuovo corso si chiama Massimo Brambilla. È nelle sue mani che patron Nicola Canonico ha affidato il Foggia, raccomandandogli di farne un gruppo che sappia divertire e (possibilmente) riportare il tifoso allo Zaccheria.
Ma a Brambilla piace lavorare in equipe, con un pool di specialisti. E così per la sua nuova avventura in rossonero ha curato tutto nei dettagli, scegliendosi uno staff di primissimo livello, in grado di supportarlo a tutto tondo.
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A dare una identità precisa al gruppo lavorerà in primis il 51enne tecnico di Vimercate, per tutto il resto ci penseranno i suoi collaboratori, scelti uno per uno col lanternino. Così oltre ai foggiani doc Domenico Botticella (che torna nei panni di preparatore dei portieri) e Piero Colangelo (che sarà il match-analyst), il suo vice è Christian Terni, ex calciatore fra le altre del Milan e ora allenatore. Nato nel ‘72 a Cernusco sul Naviglio, per una curiosa coincidenza Terni è stato compagno di squadra di Botticella alla Salernitana in B.
Alberto Pasini è invece il nuovo collaboratore tecnico. Trentacinquenne di Desenzano del Garda, Pasini dal ‘17 è docente di Metodologia dell’allenamento per il Settore Tecnico della Federazione Italiana Giuoco Calcio ed è stato anche responsabile dell’area performance del Bologna FC e ancor prima dell’Atalanta. Sono loro il team di supporto di Brambilla, il poker fidato che dovrà essere il valore aggiunto.
In particolare in questi giorni in cui in ritiro si suda e la fatica a fine giornata si fa sentire nelle gambe, a San Giovanni in Fiore ormai da una settimana si fa i conti con la stanchezza latente. Le notizie che giungono dalla Calabria raccontano di una preparazione particolarmente dura con la quale stanno facendo i conti i rossoneri, le due sedute quotidiane risultano particolarmente insidiose sotto il profilo dell’intensità e soprattutto i vecchi che sono reduci da un lungo periodo di inattività (due mesi e mezzo) ne starebbero risentendo sul piano organico.
Chi in passato ha avuto modo di seguire il lavoro dei tecnici che si sono succeduti sulla panchina del Foggia nota le differenze, le razioni quotidiane sono massacranti, addirittura più pesanti di quelle di un certo Zdenek Zeman, attorno ai cui sistemi di allenamento troppo spesso si è filosofeggiato. Brambilla sulla metodologia dell’allenamento si avvale di uno specialista del calibro di Pasini, col quale ha già collaborato ai tempi dell'Atalanta.
Concetti chiari fin dal primo giorno di raduno: vietato ragionare attraverso una divisione delle competenze e delle figure. Allenatore, preparatore fisico, psicologo, ecc., ognuno non può considerarsi responsabile esclusivo del suo ramo perché il rischio, operando in questo modo, è quello di non conoscere il tema nella sua globalità. Della serie: si pensa che l’allenatore debba essere un pratico e se studia gli si appiccica l’etichetta di teorico. È invece importante che un tecnico sappia cosa fa, perché e quando farlo. Le pratiche che non sono supportate da teorie risultano frivole. Documentarsi e studiare è fondamentale, poi bisogna mettere in pratica.
Sono tante le innovazioni con le quali i rossoneri saranno chiamati a misurarsi nel corso della stagione: ad esempio si lavorerà molto per ridurre il gap tra allenamento e partita. Ricreando in allenamento situazioni e condizioni tipiche della gara. Allenare con la palla è difficile, è molto più semplice col cronometro. Ma 20’ di allenamento fisico per giocarne 90’ bastano? La parte fisica avviene attraverso il gioco.
Idee innovative che si scontreranno anche con vecchie convinzioni, come quella legate alla resistenza: la corsa continua non sono i cambi di direzione, un allungo non è una fase di pressing. Un bravo allenatore deve spingere la sua squadra ad essere economica: spendere meno a parità di capacità. Il giocatore più performante, a parità di movimento, è quello che spende meno energia.
Interessante la versione che Pasini qualche tempo fa diede a un corso di formazione specifica in qualità di relatore sulla preparazione pre-campionato, che in qualche misura svela come il Foggia stia approcciando a questa delicata fase della stagione: “Spesso le si dà troppa importanza. È una fase come le altre in cui manca la partita - le sue riflessioni -. Quindi ha logica aumentare progressivamente il carico di lavoro. Non è un bacino di risorse da portarsi dietro per dieci mesi, come sarebbe possibile? Il concetto di progressività è basilare. L’obiettivo deve essere arrivare nelle migliori condizioni possibili alla prima giornata, poi lavorare strada facendo, magari anche con un carico superiore a marzo. Quello del fieno in cascina è un falso mito, meglio concentrarsi su aspetti tecnici e tattici. Un’altra frase fatta è che bisogna correre più degli altri. Io spero sempre che i nostri giocatori corrano meno, perché significa che hanno fatto meno fatica e ci sono meno rischi di infortuni. Molto spesso chi vince è proprio la squadra che corre di meno, quelle che retrocedono sono tra le migliori nel chilometraggio”.
Secondo Pasini la figura del preparatore atletico è ormai superata: “Arriva dall’atletica leggera, da un altro mondo e da un’altra era: 30-40 anni fa. L’allenamento coordinativo arriva da lì. Tra vent’anni il preparatore atletico nel calcio non esisterà più. Oggi si divide tra sfera medica, controllo campo, dati (gps ecc) e preparazione. Un mestiere in fase di metamorfosi”.
Zone Transition
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Tutto un altro mondo, insomma, in casa Foggia. La rivoluzione copernicana è a 360°: speriamo porti i frutti sperati. A tutti i livelli e a tutte le latitudini.