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La quarta edizione della Festa dei Popoli che il parroco della parrocchia Santa Maria della Luce in Mattinata don Luca Santoro ha organizzato con il generoso contributo di tanti volontari anche quest’anno si è svolta nel segno dell’amicizia che unisce le diverse identità che consolidano la forza dello stare insieme. Più popoli provenienti da alcuni Paesi, soprattutto dall’Africa, vi hanno partecipato illustrando le loro riflessioni, cantando ed eseguendo musica , preparando i loro pasti tipici.
L’area prospiciente la chiesa è diventata un crocevia di colori, di gioia e di fecondo dialogo tra persone fino a quel momento sconosciute. Un appuntamento dal 7 al 9 settembre decorso che quest’anno , dopo le precedenti riflessioni “Gargano da fratelli” e “La mia casa dov’è?” , si è connotato per un tema ambizioso e significativo “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
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È la preghiera delle preghiere; è l’anelito a saper condividere ogni forma di solidarietà; è il grido di chi si sente solo e abbandonato e cerca in Cristo la forza per rialzarsi; è la risposta alle storie martoriate di un’umanità sofferente e dolente. Non soltanto il grido dell’orante e circoscritto nell’ambito di una confessione religiosa, ma il cibo metaforico che va oltre il contingente per superare barriere ed argini oltre i quali la dignità delle persone viene risucchiata. La Parrocchia dunque affronta questa sfida , iniziando con la festa dei popoli che cerca il “ fil rouge”, il comune denominatore che lega le persone di ogni dove per recuperare il dialogo delle diverse culture in cui l’ascolto possa stemperare le incomprensioni.
È l’uomo che fermo sul crinale da una parte resta legato alla propria identità e dall’altra parte guarda oltre il proprio confine, alle diversità, alla conoscenza ed ai valori dell’altro. Sono obiettivi non subito palpabili in una società in cui sembra smarrirsi il clamor cogitationis, il grido del pensiero che costruisce e che provoca dialogo. In tal senso, questo evento rappresenta lo sforzo per porre al centro della comunità la cultura dell’incontro che spinge ognuno a condividere “il pane quotidiano”, riconoscendo un’osmosi tra popoli distanti e diversi , ma accomunati dal “logos”, dal pensiero che smussa che ispira i comportamenti capaci di aiutare a percorrere un tratto di strada insieme.
Non soltanto una dimensione legata alla quotidianità dei bisogni e delle esigenze dell’uomo quanto una dimensione morale che pone l’uomo nel solco dell’educazione all’umanità. Ci sono certamente non poche difficoltà perché il tema è complesso ed esige la ricerca di un equilibrio tra le radici e la globalizzazione.
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Tuttavia, la festa dei popoli è un approccio che anche nelle piccole comunità può essere lievito per vivere la stagione del riconoscimento dei diritti.
D’altronde, l’incontro di civiltà non può che nascere proprio dall’intuizione di una piccola testimonianza, appunto una festa parrocchiale, per consolidare la speranza di un cambiamento epocale. Sono proprio i piccoli gesti che fanno grande la vita e costruiscono l’inclusione.
(Michele Di Bari - l'Attacco)
