Morte migrante in incendio, la lettera di Splendido: "Non è colpa di Salvini, ma dell'ipocrisia della sinistra"

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“Caro Yusupha, l’altra notte le fiamme ti hanno tolto la vita. Te ne sei andato così, silenziosamente, mentre il fuoco divampato all’interno di un luogo sperduto e disumano ti avvolgeva. Un epilogo forse prevedibile ma non per questo meno terribile. Che posto è quello a cui sei stato destinato? Osceno per la vita umana”.

Inizia così la lettera del consigliere regionale della Lega Joseph Splendido rivolta al migrante gambiano morto in un rogo scoppiato nel ghetto di Torretta Antonacci.

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“Eppure sono sicuro non fosse questo il tuo sogno, che non fosse una baraccopoli ciò che immaginavi partendo dalla tua terra, fidandoti delle sirene di una narrazione falsa, che non corrisponde al vero qui in Italia. Hai sicuramente fatto sacrifici assieme alla tua famiglia per pagare i tuoi aguzzini, quei trafficanti che, in nome del denaro, mettono quotidianamente a rischio vite umane per portarle da un confine all’altro, inducendole ad immaginare la penisola che non c’è”.

“Ti sei reso conto di esser stato ingannato Yusupha. E questo inganno lo hai pagato a caro prezzo. Lo hai pagato con la vita. Oggi i tuoi compagni sciacallano sulla tua morte, dicono che sia colpa di Salvini. Ti utilizzano per le loro guerre politiche. Ma tu, da lassù, ormai lontano dalle falsità terrene, sai bene che non è così. La colpa non è di quei provvedimenti che tendono a sgamare il business degli esseri umani e a contenere viaggi della speranza dall’epilogo prevedibile e criminale, dove, se non muori in mare, muori sperduto in una campagna assolata di un Paese straniero dove ti hanno ghettizzato”.

“La responsabilità sta tutta in un modello di integrazione che integrazione non è; in politiche dell’immigrazione europee e mondiali che è ormai chiaro che non funzionano, nella narrazione ipocrita della sinistra che ti racconta che c’è spazio per tutti e poi ti emargina, mettendoti all’angolo, in chi guadagna fior di quattrini sulla tua pelle”.

“Troppo facile dire è colpa di Salvini: di fronte alla tua morte, silenziosa e terribile, tutti coloro che ti hanno ingannato dovrebbero farsi un esame di coscienza ed ammettere che non è questo il tipo di immigrazione che ti consente di realizzare i tuoi sogni”.

“Sai Yusupha, sono anche io figlio di emigrante. Ma un tempo per entrare in un altro Paese servivano documenti, permessi regolari e un contratto di lavoro che ti garantisse, questo sì, di mettere mano alla tua vita e costruire l’uomo o la donna che avresti voluto essere. Io sono figlio di quell’esperienza, la testimonianza vivente che quel modello consentiva per davvero di muovere la scala sociale. Quello odierno, che promuove il ‘tutti dentro’ a prescindere, no. E’ pura utopia”.

“E l’esempio è presto fatto: se un tavolo è da 12, potranno sedersi a mangiare 12 persone, al massimo 13, forse 14, stringendoci 15. Ma non potranno mai diventare 50. Ci sarà sempre colui o colei che resterà senza posto e senza pasto. E dovrà arrangiarsi alla meno peggio, accontentandosi di briciole o escogitando espedienti, quasi mai legali, per sfamarsi. Quel tavolo è l’Italia. Aprire indiscriminatamente i confini, senza preoccuparsi di garantire in via preventiva una vita dignitosa a chi arriva, fatta di un lavoro regolare e di un futuro visibile, è imbroglio, raggiro, mercimonio che ingrossa le tasche di pochi. Un modello doloso e criminale”.

“E’ chiaro che va contrastato, impedito, rifiutato. Come? Contenendo i flussi, che significa ridurre le morti in mare (solo ieri altri 22 dispersi al largo della Sicilia, dall’inizio dell’anno 25mila arrivi) e costruendo politiche di reale e sana accoglienza per chi ne ha diritto perché magari scappa da situazioni geopolitiche difficili, scongiurando ghettizzazioni e vittime come Yusupha, le vittime della miseria e della ipocrisia di sinistra”.

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“Questo è quello che ha tentato di fare Matteo Salvini ed è per questo che lo stanno processando. Che Paese ipocrita che siamo, Yusupha. Questa è la verità, Oggi, da lassù, sono certo che annuisci anche tu. La domanda è: quanti Yusupha dovranno ancora morire prima che lo si comprenda? Prima che ci si faccia un enorme esame di coscienza? Che la terra ti sia lieve. Perdonaci, se puoi”.

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