Non guardare l’elefante. Ma come faccio? E’ lì sul prato pubblico che pascola come se nulla fosse in una città totalmente allo sbando.
Settimana scorsa ho fatto 10 domande alla Commissaria Magno, ho ricevuto apprezzamenti e condivisioni ampie e trasversali, ma neanche una risposta. Eppure le ho poste in maniera chiara e circostanziata, con il mio bel Testo Unico degli Enti Locali da un lato e dall’altro tutte le determine incriminate. Sì ma non pensare all’elefante. Ok ma almeno posso pensare al fatto che in una città seria ci sarebbe un regolamento che vieti o limiti lo sfruttamento degli animali nel circo? Siamo passati dalla pantera scappata dalla casa di chissà quale mafioso che voleva l’animale esotico in bella vista ad un elefante che pascola nell’incuria dei suoi proprietari e senza riguardo per la sicurezza. Siamo passati da un Consiglio sciolto per mafia ad un enorme burocrate evidentemente fuori dal proprio habitat che non si rende nemmeno conto di distruggere cose ad ogni passo con il suo enorme zampone (metaforico chiaramente). Senza mai proferir parola o dare conto a nessuno.
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La determina di chiusura delle scuole comunali è pachidermica, stando alla definizione del dizionario: Goffa, pesante, grossolanamente insensibile. Ma non rispondono, neanche un cenno. Fortunatamente se da una parte non c’è comunicazione, dall’altra c’è stata un’entusiasta partecipazione al Question Time, con le tantissime domande che mi hanno inviato i lettori. Ma tu continui a pensare all’elefante nella stanza. Non c’è verso. L’espressione l’elefante nella stanza vuole indicare una verità ben visibile ma che tutti fan finta di non vedere. Può riferirsi a un problema anche molto noto ma di cui nessuno vuole parlare. È impossibile ignorare un elefante al centro del salotto, ma si può far finta di non vederlo e così evitare di porre un problema al centro dell’attenzione e delle relazioni. Affrontarlo creerebbe un disagio difficile da sostenere, ma ignorarlo non ne elimina la presenza. Prima o poi l’elefante si muove, attira la presenza su di sé e può fare danni che si potevano evitare. Allora ci si accorge che molti sapevano ma nessuno, per le motivazioni più varie, aveva avuto il coraggio di rompere il silenzio.
L’elefante nella stanza che sto indicando da mesi e mesi è la Tecnostruttura. I dirigenti eterni ed immutati che hanno attraversato con nonchalance disastri e scioglimenti senza mai rispettare le chiare indicazioni della legge anticorruzione che prevede rotazioni e trasparenza, così come i dirigenti nuovi ed a tempo determinato scelti personalmente da Landella che sono ancora lì nel segno della più totale continuità amministrativa. Sta cosa mi fa letteralmente impazzire. Praticamente sono l’unico che ne sta parlando sulla stampa. Ora, io non sarò una sorella Mari (qualcuno capirà questa battuta ironica), ma seguitemi un attimo in questo perverso paradosso amministrativo. L’ex Sindaco Landella, prima di dimettersi in vista dell’arresto per corruzione e concussione, nominò due dirigenti a tempo determinato ex art. 110 del TUEL. Era nelle sue competenze. Questi contratti stando al TUEL “non possono avere durata superiore al mandato elettivo del sindaco” e sono risolti di diritto in caso di scioglimento e mancato rinnovo. Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose arriva ma la Commissaria decide contro ogni pronostico di rinnovare tutti i dirigenti, anche quella di nomina landelliana.
Il decreto commissariale nr. 11 del 05/10/2021 è servito proprio a questo, continuare ad affidare strutture importanti della nostra città alla Dott.ssa Valentino e alla Dott.ssa S.S. (Silvana Salvemini), l’autrice dello smantellamento del sistema scolastico comunale e di altri disastri alle politiche sociali.
A giustificare questa scelta nel decreto si adduce la totale discrezionalità della stessa ed una sentenza del Tar Campania che tanto nessuno andrà a leggere e tanti saluti. Io l’ho letta questa sentenza, la numero 4640 del 2020, e parla di un caso totalmente diverso che non può essere per nulla paragonato al nostro. Ve la semplifico: il Comune di Arzano (Napoli) ha avuto un primo scioglimento (come quello avvenuto a Foggia dopo le dimissioni del Sindaco in aria di arresto) al quale è subentrata una Commissione. Questa ha assunto due dirigenti per fare audit, quindi un organo di controllo presumibilmente sugli appalti e le procedure viziate dalla precedente amministrazione. Dopo poco c’è stato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose e si è insediata una nuova Commissione straordinaria. Quest’ultima ha deciso di interrompere i rapporti di lavoro preesistenti. I dirigenti allontanati hanno fatto ricorso al TAR adducendo due motivazioni. La prima è che la legge dice che a decadere siano gli incarichi di dirigenti e funzionari a contratto, ma non potrebbe trovare applicazione anche alla struttura di audit, nemmeno in via analogica, trattandosi di norma eccezionale e, pertanto, di stretta interpretazione. Dunque un conto è il lavoro da dirigente, con funzioni di indirizzo e gestione, un altro conto è un organo di controllo istituito addirittura successivamente. Il secondo motivo esplicato è proprio questo: i due incarichi non sono stati conferiti dall’amministrazione sciolta per infiltrazione criminale, ma dalla commissione prefettizia insediatasi dopo.
Che colpa hanno questi? Sta di fatto che il Tar Campania ha rigettato il ricorso in quanto la scelta della Commissione di non avvalersi di questi incarichi non è sindacabile se non illogica o irragionevole. Ecco spiegato il caso di Arzano richiamato dalla nostra Commissaria Imperatrice per giustificare invece la prosecuzione (non l’interruzione badate bene) del lavoro della S.S. come responsabile ai Servizi Sociali, con potere e responsabilità che in assenza dell’Assessorato di riferimento si sono ancora di più ingigantiti. Scelta in questo caso illogica ed irragionevole ed in palese contrasto con l’orientamento della normativa. Ed a pagarne le spese sono i suoi sottoposti che da mie indiscrezioni sarebbero sull’orlo dell’esasperazione per come vengono gestite le Politiche Sociali.
Zone Transition
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Ricevo lamentele, c’è voglia di gridare e piangere. Siamo una continua anomalia, non se ne esce. Posso capire la discrezionalità (che non può essere senza limiti) ma la norma indica un chiaro indirizzo e non ha senso citare sentenze che parlano di altro per provare a giustificare l’inopportunità di quanto decretato. Un Comune sciolto per mafia non può continuare ad avere gli stessi dirigenti responsabili di negligenza nel migliore dei casi o di commistione / collusione nel peggiore. Fortunatamente qualcosa pare si stia muovendo sul piano disciplinare per uno degli innominabili, non posso anticipare altro, vedremo. La relazione di scioglimento in diversi punti mette la tecnostruttura spalle al muro ed i precedenti, quelli coerenti con il nostro caso, mostrano un’attività di repulisti in totale antitesi rispetto all’operato della Commissaria Magno. L’elefante scappato dal circo è nel salotto, c’è chi lo ignora e chi gli sta piazzando dei vasi di cristallo intorno.