“I mariul fatigavan verament, quill che m mettev a politic no”. Traduzione: le persone che mi imponeva la mafia erano meglio di quelli che mi indicavano i politici,
lavoravano seriamente a differenza di questi ultimi che si mettevano sempre in malattia.
Con questa espressione shock, ma raccontata con la serenità di chi non si stupisce minimamente da queste dinamiche, si sta descrivendo un quadro di una città in preda alla più totale corruzione ed ingerenza criminale, al punto che si può pure fare un confronto tra i raccomandati che ti ha costretto ad assumere la mafia e quelli della parte politica. Di fronte a me una figura un po' goffa, di quelle con la parlantina dialettale che ti ispirano anche sincera simpatia. Tanti ricordi, tanti aneddoti da parte di chi ha vissuto sulla propria pelle tutte le contraddizioni e le storture di questa città.
L’ex importante costruttore ormai caduto in miseria sta raccontando a l’Attacco la propria biografia tracciando percorsi tragicomici ed inquietanti allo stesso tempo ma che permettono di ricomporre pezzi della fauna urbana della malandata Foggia. Tanti sono stati i suoi rapporti politici, i nomi rovesciati sul tavolo e le ricostruzioni fatte che ho deciso che non potendole verificare una per una, sia meglio tutelare la privacy di tutti occultando i nomi. In fondo questo è un racconto che serve a capire la città e le sue dinamiche, non siamo in Procura.
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Io e Panunzio
Il signore è sulla sessantina ormai, terza generazione di imprenditori edili. Ha iniziato da giovanissimo a lavorare per suo padre nell'azienda di famiglia.
“Eravamo miliardari, non hai idea di quanti palazzi e soldi facevamo” - sottolinea a l’Attacco più volte dimostrando che il suo metro di paragone sia tutt'oggi ancora il vecchio conio. “Per lavorare da mio padre e diventarne erede dell'azienda mi sono preso anche il diploma”. Ah che bravo, non si è accontentato di essere figlio di papà: “5 milioni (lire sempre) l'ho pagato il diploma… no non mi andava proprio di studiare”. Ah vabbè, andiamo avanti.
“Sai eravamo molto amici di Panunzio, costruttore come noi. Io me lo ricordo che diceva che non ce la faceva più a pagare e che da lì in poi non avrebbe più pagato. Spronò anche mio padre a non pagare più il pizzo”.
Ma quindi voi pagavate regolarmente? “Sì sì certo, sempre pagato il pizzo sin dal primo giorno. Noi pagavamo a WWWW. Pensa che è lo stesso capo mafia che all'interrogatorio fa il nome della nostra impresa tra quelle della sua lista di estorsioni. Io me lo ricordo al cantiere che venivano proprio i mafiosi, giacca e cravatta, sembravano degli agenti immobiliari. I soldi li infilavamo nel pane in modo da non dare nell’occhio. La cosa assurda è che loro ti facevano i conti dei tuoi guadagni prima ancora che tu iniziassi a costruire. Se ne venivano e ti dicevano ‘Qua sopra tu farai 8 miliardi puliti puliti, ce ne devi dare 2 e devi mettere a lavorare chi ti dico io. Devo dire che poi però stavamo tranquilli e se la vedevano per tutto loro’”.
In che senso se la vedevano loro? “Con la politica, con le concessioni, con i permessi. Noi con la mafia potevamo anche fare interi piani abusivi, costruzioni senza permessi ed agibilità, in barba alle norme edilizie ed ambientali, e non dovevamo nemmeno andare a trattare con la politica. Inoltre ricordo che quando poi venivano le altre batterie ad infastidirci bastava fare il nome del nostro protettore e non tornavano più”.
L’intermediazione della politica
Ma la politica? In che senso facevano da intermediari? “Tutto il settore edilizio passava per tangenti con i politici, e anche ora penso sia così. Chi deve costruire, dove e che cosa dipende tutto da quanto hai pagato di mazzetta alla politica. Noi eravamo legati a XXXX, che è ancora molto influente. Poi, per delle tangenti non pagate a lui ma ad altri, si sono interrotti i rapporti. Quando mio padre ha lasciato tutto ai figli è avvenuto il tracollo. La famosa terza generazione che scialacqua tutto, come dice il detto. Mio fratello aveva tanti vizi ed ha sperperato miliardi e miliardi in barche, donne e bella vita. I debiti sono cresciuti a dismisura e le concessioni che ci venivano date erano sempre meno interessanti, a ridosso della statale. Io tramite la raccomandazione del politico XXXX sono uscito dal settore imprenditoriale e mi sono messo a lavorare nell'azienda H di guardiania privata”.
Ah hai lasciato? “Sì, troppi problemi. Non faceva per me. Che poi io ho addirittura assistito all'omicidio di Panunzio. E' la scena che più mi è rimasta impressa nella mente, più del matrimonio o di qualsiasi altro evento. Ho sentito gli spari e sono accorso sul posto, lui era lì moribondo... diceva qualcosa... forse i nomi dei figli, non capivo bene. Sono stato anche interrogato sul posto. L’assassino aveva il casco, non ho saputo dire granché. Che poi lui girava sempre armato, con la macchina blindata ed il giubbotto antiproiettili. Quel giorno no. Sai perché? Perché i consiglieri lo avevano chiamato in Comune per la questione del piano urbanistico... gli avevano detto ‘dai vieni veloce, non ti preoccupare’. E' andato quindi con la Y10 vecchia. Era un'imboscata. Erano d'accordo con i mafiosi per farlo fuori. Tutto organizzato”.
L’alleanza tra politica e mafia
Cioè mi stai dicendo che c'era una trattativa tra politica e mafia per eliminare Panunzio in quanto imprenditore contro il racket? “Sì sì, al 100%. Lo so per certo. Era troppo grosso, lavorava sempre lui e non voleva più pagare. Politica e mafia si arricchivano di tangenti sull'edilizia. Quel giorno era tutto organizzato per trovarlo a quell'incrocio, in quel momento, senza protezioni”. Quindi hai lasciato e sei andato verso lidi più tranquilli. E poi? “Sta azienda di vigilanza ha iniziato a non pagare. Mesi e mesi di lavoro non riconosciuti. Ho chiesto aiuto al YYYY (alta carica) che conoscevo da tantissimo tempo e mi ha detto che se avevo ancora l'impresa mi avrebbe dato qualche cosa da costruire ma non sarebbe riuscito ad infilarmi a lavorare altrove. Così è finito il mio rapporto con quella parte politica”.
Sei passato dall'altra parte? “Sì, perché in questo gruppo di amici, che giocavamo a pallone insieme, c'era anche ZZZZ che si era candidato dall'altra parte come consigliere. Con me e con altre persone l'accordo era molto chiaro, addirittura sfacciato. Gli dovevamo fare la campagna elettorale, avremmo dovuto poi pagare una tangente e ci avrebbe raccomandati o alla TTTT (grande azienda agricola) o addirittura alla VVVV (indotto del settore automobilistico). Aveva degli accordi diretti con un sindacalista là dentro e noi i soldi li dovevamo dare a questo. Io comunque gli feci una bella campagna elettorale, proprio seria. Lui mi diede anche dei buoni benzina e buoni spesa da utilizzare per convincere la gente a votarlo. Queste erano le ultime elezioni comunali. La cosa strana è che ad un certo punto mi ha chiamato per dirmi che non dovevo più dire alla gente di votare per il candidato Sindaco di quella parte politica ma dovevo dire alle persone di fare il voto disgiunto, quindi indicare lui come consigliere ed il Sindaco avversario. Penso siano questioni di nomine e promesse”.
Il fuoriclasse della corruzione
Quindi doppiamente venduto, non solo il voto di scambio ma il tradimento già in programma della propria coalizione per sostenere l'avversario. Costui deve essere un fuoriclasse della corruzione. “Sì, ma poi è proprio un porco, chiedeva anche favori sessuali da parte delle mogli di chi avrebbe dovuto poi aiutare. Conosco matrimoni distrutti da questa cosa”. Ma almeno ti sei sistemato alla fine? “No macché, questo sistema di inserimento nell'indotto era una fregatura. Pagavi la mazzetta, non a lui ma a questo suo amico sindacalista, ti promettevano l'assunzione ed invece era solo per pochi mesi. Sta cosa ha fatto incazzare un sacco di gente. Ed infatti ha avuto ritorsioni poi. Secondo te perché gli hanno bruciato la macchina? Te lo ricordi? Un altro che io conosco lo ha proprio menato davanti al suo ufficio. Ero presente. Ho preferito quindi lasciar perdere con questo giro”. Hai iniziato a fare le cose regolari ed evitato di vendere il voto? “No alle ultime elezioni niente promesse di lavoro, mi sono fatto dare direttamente i soldi”. Ahia. “Sì, c’era quel candidato consigliere alla Regione, come si chiama, KKKK, che dava 50 euro a voto. Ho fatto fare a me e mia moglie”. E sei passato a richieste più immediate e concrete, quindi. Ma poi come si fa concretamente questa cosa? “E’ semplice, riesco a farlo pure io che non so fare le cose tecnologiche. In cabina elettorale ho fatto la foto al voto con un documento accanto per dimostrare che ero io e poi abbiamo mandato la foto su WhatsApp. L'intermediario ci ha fatto poi cancellare la foto dai nostri telefoni e ci ha dato i soldi all'uscita del seggio, a mano. Io non mi fido più dei politici dopo le mie esperienze, quindi al massimo vendo il voto per banconote subito”.
Capite quanto siamo fottuti? E’ un sistema talmente endemicamente corrotto, su più livelli, da essere diventato irrecuperabile. Giovanni Giolitti, uno dei più grandi riferimenti della destra conservatrice di questo Paese, per spiegare la politica alla figlia le disse in una lettera: “Le leggi devono tener conto dei difetti e delle manchevolezze di un paese. Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”.
Zone Transition
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Qual è il risultato di questo modo pensare? Che si normalizza la gobba e man mano si vive in un paese di gobbi. I sarti stessi si ingobbiscono, l’intera società incamera la gobba come naturale evoluzione umana.