"I commissariamenti per mafia sono un flop". A sancirlo questa volta non sono gli organi di stampa o le associazioni tacciate di negazionismo
o chissà quale altro conflitto di interessi con la precedente amministrazione, bensì il Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, il Senatore Nicola Morra, relatore pochi giorni fa della “Relazione sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza nei Comuni sciolti per mafia”, dalla quale emergono “gravi e costanti” carenze ed irregolarità. La Relazione in questione è stata approvata all’unanimità nel corso della seduta del 26 aprile 2022 e rappresenta un vero e proprio macigno sull’istituto giuridico dello scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose e successivo commissariamento straordinario, come avvenuto per Foggia il 6 agosto 2021.
I Comuni sciolti per mafia sono stati pesantemente 'bocciati' sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione: dalle criticità legate al ruolo di 'Responsabile per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza' agli inadempimenti sul 'Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza', dalle carenze rispetto agli adempimenti previsti per le sezioni ‘Amministrazione trasparente’ del sito web dei comuni commissariati a quelle sulla 'Relazione annuale sulle misure anticorruzione'. Il quadro che emerge dalle 83 pagine del documento approvato in Commissione è desolante.
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“L’approfondimento compiuto - si legge - ha evidenziato innanzitutto che le molteplici previsioni normative e le misure apprestate dall’ordinamento per prevenire i fenomeni corruttivi, e prime fra queste quelle volte ad assicurare la trasparenza dell’azione amministrativa, sono ampiamente trascurate se non addirittura obliterate”.
A rincarare la dose è lo stesso Presidente dell’Antimafia, che in un’intervista rilasciata pochi giorni fa all’Adnkronos ha commentato i risultati delle gravi rilevazioni emerse. “Dall’analisi fatta emergono, purtroppo, nuove criticità: le gestioni commissariali, nei Comuni sciolti per mafia, non prestano la dovuta attenzione o, comunque, non riescono ad affrontare in maniera adeguata gli obblighi della trasparenza e della prevenzione della corruzione. Sono mancanze inaccettabili. I commissari quasi sempre si limitano ad una gestione ordinaria dei comuni sciolti, paralizzandoli di fatto, forse per mancanza d’assunzione di responsabilità”.
Critica dura quindi nella forma e nella sostanza del commissariamento: “Il ruolo dei Commissari designati dovrebbe essere garantire trasparenza, accrescere l’efficienza, l’efficacia, la chiarezza e la produttività all’interno dell’ente sciolto, con l’obiettivo teorico di far penetrare tali principi e valori nell’agire quotidiano dell’Amministrazione Pubblica – osserva Morra - Sono gravi e costanti le carenze nella sezione della “trasparenza” dei siti istituzionali su cui, ad esempio, spesso mancano addirittura gli elenchi dei beni confiscati per mafia. Nel corso delle gestioni commissariali, frequentemente, il ciclo di programmazione dei bilanci non viene rispettato ed il piano dei conti integrato non viene prodotto o pubblicato, impedendo di fatto di effettuare i controlli da parte dei Revisori dei conti e della Corte di Conti”.
Senza scomodare le Commissioni Parlamentari, io stesso mesi fa su queste pagine dell’Attacco rilevai una serie di criticità anche nelle più basilari comunicazioni obbligatorie di trasparenza: ad esempio a distanza di un anno non sono stati ancora pubblicati i Curriculum Vitae e le situazioni patrimoniali dei commissari (cosa che nel caso della Dott.ssa Magno ha creato dubbi e confusione relativamente a curriculum inesatti forniti dai media). La mia denuncia col tempo è semplicemente caduta nel dimenticatoio, ma ho provveduto in questi giorni ad informare l’ANAC. Ecco ora che queste inefficienze, nonché vere e proprie irregolarità sanzionabili (D.lgs 33/2013 – art 14 e 47), sono diventate elementi cruciali di valutazione delle performance dell’intero istituto giuridico. Si legge nella relazione: "La sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito web dei comuni commissariati presenta contenuti carenti e non conformi alle previsioni normative sotto molteplici profili e aspetti, così impedendo quel controllo diffuso dell’operato delle amministrazioni che la normativa sulla trasparenza vuole garantire".
La Commissione Antimafia considera una “soluzione adeguata” quella di costituire un portale unico per la gestione della sezione ‘Amministrazione trasparente’: “Potrebbe in tal modo conseguirsi il significativo vantaggio di affrancare i comuni dall’onere finanziario di affidarsi a società esterne per la progettazione, realizzazione e gestione della trasparenza sul sito internet, nonché l’importante risultato del controllo centralizzato dei contenuti pubblicati e di una formazione unitaria del personale addetto all'inserimento dei dati. Inoltre, la realizzazione di un portale unico, garantirebbe al cittadino un’interfaccia comune facilitando l’accesso alle informazioni e la loro fruizione”.
Altra costante negativa sono le relazioni sull’operato prodotte dai commissari al termine del periodo di insediamento che sono state giudicate come “irrealistiche” e carenti. La mannaia del Presidente della Commissione Antimafia è arrivata anche sui risultati di gestione e sul post scioglimento (traumatico): “Il lavoro dei commissari incide e non poco sul futuro di vita o di morte economica e sociale di una comunità. Non è accettabile, ad esempio, che un paese come Platì, Comune della provincia di Reggio Calabria, in passato sia stato commissariato per dieci anni. Si deve proseguire nell’attività di bonifica amministrativa senza influire negativamente sulla collettività perché lo scioglimento per mafia di un comune ha inevitabilmente delle ripercussioni, anche in termini di autostima oltre che di immagine, su tutta la comunità. Se un comune viene sciolto più volte è chiaro che il commissariamento non è stato efficace, tutt’altro. È fondamentale individuare meccanismi per assicurare che, concluso il periodo di commissariamento, l’ente non sia nuovamente facile appannaggio delle consorterie criminose, certamente non ancora scomparse dalla scena”. Sempre su queste pagine analizzai tempo fa proprio i tassi di recidiva dei Comuni sciolti per mafia (uno su quattro) ed il fatto che due Comuni in cui la Dott.ssa Magno è stata nella triade commissariale, Villaricca e San Gennaro Vesuviano, sono stati successivamente risciolti. La presunta esperienza di Afragola invece continua ad essere una nebulosa.
Il Presidente Morra nella sua analisi ha toccato anche un altro punto nevralgico, quello che ho più volte denunciato come il più grande nodo irrisolto ed anomalia di sistema: “Quando viene sciolto un comune cade il consiglio comunale che è l’organo eletto democraticamente, ma spesso è proprio negli uffici tecnici che bisognerebbe intervenire”.
La relazione della Commissione ha giudicato come "Estremamente carente anche l'indicazione delle misure ‘ulteriori, oltre a quelle obbligatorie', nonché dei profili attinenti al personale, in particolare (ma non soltanto) quello dirigenziale. I risultati dell’analisi compiuta mostrano la scarsa attenzione ai temi riguardanti la formazione, la rotazione, la verifica dei casi di incompatibilità e inconferibilità o dei casi di pantouflage, la tutela dell’anonimato dei whistleblower, la segnalazione di illeciti o l’applicazione di sanzioni". Avevamo ragione, magra consolazione.
Nella relazione si legge inoltre che è in primo luogo "necessaria un a pronta adesione da parte dei comuni sciolti all’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Essa costituisce un importante presidio di legalità anche per le consultazioni elettorali, in quanto garantisce la corretta gestione delle liste a fronte di possibili manipolazioni nell'interesse della criminalità organizzata. Le indagini amministrative prodromiche allo scioglimento dei comuni (così come le indagini giudiziarie) hanno spesso evidenziato condotte di inquinamento proprio in tale delicato momento della vita democratica degli enti locali". E noi saremmo pronti ad un ritorno alle elezioni?
A 30 anni di applicazione della legge sugli scioglimenti dei comuni per mafia sono all’esame diverse proposte normative, spiega Morra: “Si pensa all’individuazione di un organismo terzo che provveda in questi casi al monitoraggio del rispetto della normativa, svolgendo altresì una funzione di supporto e di impulso nei confronti delle commissioni straordinarie. Attività da continuare a svolgere anche al termine del commissariamento, monitorando e supportando gli enti locali negli anni immediatamente successivi al ripristino dell’ordinaria amministrazione”.
Zone Transition
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Decimo Giunio Giovenale, poeta satirico dell’antica Roma, coniò la celebre locuzione “Quis custodiet ipsos custodes?” che esprime l’ironico dubbio: “Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?”.
Scavando ancora di più nella storia della letteratura anche ne La Repubblica (380 - 370 a.C.), del filosofo greco Platone, si asserisce che i custodi dello Stato devono guardarsi dall'ubriachezza (i vizi), per non avere essi stessi bisogno di esser sorvegliati. “È certamente ridicolo che un custode abbia bisogno di un custode” dicono.