Appalti bloccati da Anas, il caso esemplare della tangenziale di Foggia. L’intervento dell’Anac

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L’appalto dei lavori della tangenziale di Foggia come perfetto esempio di una “distorta applicazione del Codice degli appalti” da parte di Anas, con una restrizione della concorrenza tra le imprese e ritardi monstre. Ad affermarlo è l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), che ha evidenziato come esista in Italia un miliardo di euro in appalti tenuti bloccati da Anas,

per lotti banditi prima della pandemia, ma che non sono stati avviati. L’Anac lo ha accertato al termine di un’approfondita istruttoria su tutta una serie di opere pubbliche pervenute alla fase di aggiudicazione e non consegnate nei tempi previsti.

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Un accurato esame delle opere appaltate da Anas, che diventa ancor più d’attualità e interesse in questo momento di fronte a grandi finanziamenti europei per opere pubblicate, affidate in parte proprio ad Anas.

Con la delibera n. 78 l’Autorità anticorruzione ha severamente stigmatizzato il “sostanziale disattendimento di Anas” del decreto Semplificazioni e ha constatato “l’inerzia nell’espletamento degli adempimenti amministrativi e delle procedure di affidamento”.

Parte delle opere contestate da Anac perché di fatto “bloccate” risultavano inserite “tra gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari” dal Governo.

L’indagine dell’Autorità è partita da una denuncia dell’Ance (l’associazione confindustriale dei costruttori edili), che lamentava il blocco da parte di Anas di alcuni appalti banditi prima della pandemia e non avviati con grave sofferenza economica per le imprese del settore. Il paradosso era che tali opere avevano ottenuto già i finanziamenti per quasi 2 miliardi di controvalore economico e risultavano ingiustificatamente bloccati da parte di Anas per inadempienze burocratiche. Un paradosso ancora più marcato trattandosi di opere bandite a seguito del decreto legge Semplificazioni e con un obbligo temporale preciso per la loro conclusione.

L’indagine dell’Autorità anticorruzione “ha appurato che Anas contribuiva al blocco degli appalti denunciato da Ance per almeno il 50% del valore stimato dall’associazione, giungendo ad una cifra complessiva di circa un miliardo di euro”. Tale cifra poteva essere anche superiore, dato che l’indagine di Anac ha riguardato i soli appalti sopra soglia e quindi “le risorse economiche immobilizzate da Anas” ingiustificatamente potevano nel complesso essere anche superiori.

Anas si è giustificata parlando di “problematiche dell’emergenza Covid, che avevano comportato esigenze riorganizzative dell’ente”. In realtà, l’Autorità anticorruzione ha appurato che la mancata aggiudicazione di alcune gare non c’entrava nulla con l’emergenza sanitaria, ma era dovuta ad altre criticità dell’ente statale. In particolare il comparto Anas della Puglia aveva tenuto ferme gare di anni precedenti allo scoppio della pandemia. Gare finanziate, appaltate, e non portate avanti. “Anas non si è adeguatamente attivata per adempiere compiutamente al dettato della norma e del decreto Semplificazioni”, sostiene l’Autorità. “Prioritariamente emerge la lentezza con la quale si sono svolte le operazioni di gara e i connessi adempimenti amministrativi, con conseguenti gravi ritardi nell’assegnazione degli appalti”, sottolinea Anac.

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“Si ritiene che il lungo protrarsi delle operazioni di gara, a causa dell’inerzia di Anas nello svolgimento delle proprie attività amministrative, possa aver scoraggiato la partecipazione alle gare degli operatori economici fino a causare il ritiro dalla competizione dei concorrenti partecipanti”.

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