Hospice Torremaggiore, Asl Foggia punta a riabilitare reputazione dopo impatto mediatico 16 morti sospette

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La riorganizzazione della sanità territoriale sarà l’occasione a Torremaggiore per dare un robusto giro di vite non solo alla gestione dei servizi di prossimità così come previsto dal Dm 77 ma anche a livello reputazionale, in particolare per ciò che riguarda l’hospice, presente presso l’ex ospedale della città. Lo ha anticipato la direttrice del distretto sociosanitario a cui afferisce la struttura Annamaria Gualano nella conferenza stampa tenutasi mercoledì in municipio per la presentazione dell’avvio lavori della casa di comunità la cui realizzazione è finanziata con risorse del Pnrr. L’hospice di Torremaggiore poco più di un anno fa finì, come raccontato in anteprima da l’Attacco, al centro di un caso che ebbe in seguito alla pubblicazione della notizia su queste colonne, un impatto mediatico molto forte a livello nazionale. Venne reso noto il fatto che la Procura aveva un’inchiesta per accertare la causa di 16 morti sospette verificatesi in pazienti della struttura Asl tra il 14 novembre 2022 e il 16 febbraio 2023. I magistrati disposero la riesumazione dei cadaveri in quanto “Si è giunti a ipotizzare che i decessi fossero dovuti alla somministrazione impropria di farmaci appartenenti alla categoria delle benzodiazepine e, pertanto, si è ritenuto necessario disporre il disseppellimento di un totale di 16 salme per compiere i necessari accertamenti autoptici e tossicologici”, aveva precisato la Procura in una nota. Le salme sono state sottoposte innanzitutto ad esame tossicologico, il pubblico ministero, in quella fase, aveva concentrato le indagini sulla presenza di una specifica molecola: il midazolam. Si tratta di un principio attivo appartenente al gruppo delle benzodiazepine, agisce sul sistema nervoso centrale inducendo sonnolenza, rilassamento muscolare e perdita della memoria a breve termine e riducendo l’ansia. Viene somministrato per sedare o anestetizzare prima di alcune procedure mediche o interventi chirurgici. 

Il midazolam viene utilizzato anche per la sedazione palliativa/terminale come atto terapeutico per ridurre la sofferenza determinata da uno o più sintomi refrattari in soggetti adulti affetti da patologia grave non più suscettibile di miglioramento pur ricorrendo alle migliori specifiche terapie indicate e con una prognosi stimabile entro alcuni giorni. Solitamente è una terapia che si applica in ambito oncologico e, appunto, nei malati terminali.

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Risulta sottoposta ad indagini preliminari una persona, un infermiere dipendente Asl che in quel periodo era tra i sanitari in servizio nella struttura, per l’ipotesi di reato di omicidio. L’indagato si è sin da subito dichiarato innocente: “Il mio assistito è tranquillo di non aver fatto nulla che non fosse consentito e autorizzato. Nessuna colpa, ha fatto solo il suo dovere”, ha dichiarato il suo avvocato Luigi Marinelli.

La pm Antonella Giampetruzzi, sostituto procuratore, ad aprile 2023 aveva conferito l'incarico come consulenti tecnici a Biagio Solarino, specialista in medicina legale, Antonio Moschetta, specialista in chirurgia interna e a Luca Morini, specialista in tossicologia forense. I primi due in arrivo dall’università di Bari, il terzo da Pavia. Ed in effetti gli esami tossicologici sono stati svolti proprio presso la medicina legale dell’università di Pavia. Le autopsie invece sono state eseguite presso l’ospedale di San Severo.

Gli esiti delle analisi hanno evidenziato la presenza del farmaco in 12 dei 16 cadaveri, anche se sin dalle fasi iniziali delle indagini si paventò l’ipotesi che probabilmente a distanza di qualche mese sarebbe potuto essere più complesso intercettare la molecola del farmaco in questione nei tessuti dei 16 deceduti. Le alte competenze dei tecnici scelti dovrebbero comunque garantire la massima accuratezza nelle indagini, considerate indubbiamente delicatissime. 

La Procura aveva disposto anche il sequestro delle cartelle cliniche dei 16 pazienti. E pare che incrociando i dati, a coloro nei corpi dei quali è stata riscontrata la presenza del farmaco questo non risultava prescritto in cartella clinica.

Ma al di là delle presunte responsabilità del singolo tutte da accertare, diverse sono state le perplessità sollevate da medici e esperti di amministrazione aziendale. Una delle quali ha a che fare con la gestione dei farmaci.

“Dovrebbe essere possibile fare controlli incrociati rispetto alle forniture del farmaco per la struttura in questione, anche perché si tratta di una sostanza che può essere somministrata solo a seguito di specifica prescrizione – riferirono gli esperti a l’Attacco -. Per il tipo di farmaco sotto osservazione viene tenuto quello che si chiama registro di carico e scarico, nel quale si annotano le forniture e indirettamente anche i consumi, che devono essere chiaramente in linea con il fabbisogno dei pazienti. Dovrebbe quindi essere evidente un uso anomalo di una certa sostanza”.

Il caso destò, come detto, grande sgomento nell’opinione pubblica, ritornò lo spettro di un angelo della morte in corsia, come altri casi di cronaca hanno raccontato in passato in Italia.

Da qui probabilmente la volontà della Asl Foggia di dare un volto nuovo all’hospice, è infatti stato annunciato da Gualano, proprio l’altro giorno, l’arrivo del dottor Massimo Lombardi (entrambi sono torremaggioresi, ndr) a coordinare la struttura. L’oncologo è già responsabile del Coro, centro di orientamento regionale oncologico che si trova presso l’ospedale di San Severo e pare essere una scelta coerente, considerato che l’hospice prende in carico i malati terminali che spesso, per l’appunto, sono oncologici.

Fonti interne alla Asl confermano a l’Attacco proprio questa intenzione, soprattutto per riabilitare la reputazione della struttura pesantemente minata dal fatto di cronaca, “La Asl cura la gente, non la mette in pericolo e questo è il messaggio che deve passare”, il commento. 

Non a caso, ricordano le fonti, la denuncia che ha dato il via all’inchiesta è partita proprio dai vertici aziendali non appena ricevuta la segnalazione. Ed è per questo, riferiscono ancora beninformati, che la Asl ha già manifestato la volontà di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento che potrebbe incardinarsi in futuro.

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Quanto alle indagini, al momento non risultano essere ancora formalmente chiuse.

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