La Asl Foggia è l’unica candidata per la Puglia a un finanziamento da 7 milioni di euro per la realizzazione di un progetto mirato al contrasto della povertà sanitaria. Come raccontato su queste colonne, l’Azienda sanitaria di Capitanata ha sottoscritto il mese scorso una convenzione con l’Inmp, istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti per il contrasto delle malattie della povertà attraverso la quale realizzare il Programma nazionale equità della salute (Pnes). Il Programma, cofinanziato dall’Unione europea con fondi Fse+ e Fesr, interviene nelle 7 regioni meno sviluppate del Paese per rafforzarne i servizi sanitari e renderne più equo l’accesso.
“Il coordinamento di questa progettualità è in capo all'Istituto nazionale medicina della povertà, un organismo intermedio fra ministero e territorio – ha illustrato a l’Attacco il direttore generale della Asl Foggia Antonio Nigri -. Noi come Azienda, sulla base anche delle esperienze che abbiamo maturato in questo settore, siamo stati sollecitati dalla Regione a presentare progetti all’Inmp che ha fissato già il format del progetto stesso e che noi abbiamo calzato sulla nostra realtà. I progetti mirano ad alleggerire e recuperare la povertà sanitaria che riguarda fino al 40% le popolazioni migranti ma anche le nostre popolazioni. La questione dunque riguarda gli extracomunitari ma anche alcune nostre realtà”.
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Ove approvato, il progetto consentirà alla Asl, tra le altre cose, di acquistare due strutture mobili: “Una dedicata specificamente all'odontoiatria per la povertà sociale – ha aggiunto il dg – che ci consentirà di rispondere a questo pezzo di bisogno di salute che in genere nelle fasce di povertà viene molto trascurato. L'altro motorhome è un ambulatorio polispecialistico attrezzato per affrontare anche le altre tipologie di patologie. Il finanziamento non è ancora certo ma siamo ottimisti, ci siamo candidati forti di un'alleanza con le associazioni non governative la cui presenza in provincia di Foggia è ormai pluriennale, sia con Intersos che con il Cuamm, anche perché l’esperienza di avvicinarci a queste fasce di povertà con mezzi mobili è stata indicata dall'Organizzazione mondiale della sanità come best practice. C'è stata una pubblicazione dell'Oms in cui siamo stati citati, noi e Regione Puglia, che chiaramente ha organizzato tutto questo nei nostri insediamenti di extracomunitari, in modo particolare il gran ghetto di Rignano, dove opera il Cuamm, mentre Intersos si interessa soprattutto della ex pista di Borgo Mezzanone. Quindi forti di questa esperienza ci siamo candidati a questa attività. Da un punto di vista organizzativo, questo ha significato per noi anche un arricchimento nel senso che normalmente l'area sociosanitaria dell'Azienda era più rivolta ai temi della contabilità, della spesa del privato che si occupa di sociosanitario, in questo modo l'Asl si sta arricchendo di progettualità, di professionalità interne, per promuovere essa stessa autonomamente, anche in alleanza con le associazioni non governative, la presa in carico di questo bisogno della fascia povera che nella nostra provincia purtroppo esiste”.
Il punto di partenza è stato il ragionamento su alcuni dati a disposizione dell’Azienda rispetto alle persone in stato di povertà sanitaria, ancorché non aggiornati. “Abbiamo certo fatto riferimento alle banche dati dei distretti, abbiamo una serie di dati, non sono però completi proprio perché, appunto, la storia dell'area sociosanitaria in provincia di Foggia non è una storia robusta, ricca ma più legata alla contabilità. Noi invece la stiamo arricchendo anche di questo aspetto, però l'indirizzo forte è questo: per fare progettazione bisogna conoscere, collegarsi, acquisire dati. Abbiamo avuto una forte sollecitazione dalla presidenza della Regione che su questa fascia monitora quello che facciamo, soprattutto per ciò che riguarda gli extracomunitari. In questo gioco di squadra siamo riusciti a intercettare questa modalità dell'Istituto nazionale medicina per la povertà e siamo fiduciosi che l’operazione vada a buon fine”.
L’Asl Foggia, come detto, è l'unica della Puglia che è stata coinvolta, questo per la consistente presenza di migranti sul territorio. “Sono diversi gli insediamenti in provincia, oltre al gran ghetto di Rignano e Borgo Mezzanone abbiamo, per esempio, nella zona di Stornara gli insediamenti dei bulgari e altre diverse realtà locali che sono interessate da questi fenomeni”.
Zone Transition
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E’ previsto anche il coinvolgimento delle associazioni locali, a parte le organizzazioni non governative che sono molto più strutturate? “Anche su questo tema, abbiamo già delle belle esperienze perché ci sono delle realtà, degli ambulatori sociali già aperti, le associazioni locali si sono offerte e rese disponibili in questa direzione e con loro abbiamo avviato collaborazioni strutturate che ora vanno irrobustite. E di certo è quello che intendiamo fare trattandosi di una misura che mira anche al contrasto alla povertà sanitaria delle popolazioni locali, le associazioni locali già si interessano di certe fasce di popolazione e le prendono in carico. Le associazioni del territorio ma anche i nostri servizi che riguardano per lo più le dipendenze patologiche piuttosto che la salute mentale e i servizi sociali. In questo senso, per esempio, abbiamo avuto una sollecitazione anche da parte della Curia di Foggia che ci chiede irrobustire la rete di chi prende in carico i cosiddetti invisibili, questo mondo, anche nostro locale, che non si vede che però purtroppo è presente”.