Il tempo stringe per le Rsa San Raffaele, senza l’intervento della Regione a fine mese tutti a casa

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Resta ancora molto tesa la situazione nelle due Rsa di Troia e San Nicandro Garganico gestite dal San Raffaele. Nonostante i ripetuti appelli, rivolti principalmente alla Regione Puglia, la crisi non vede ancora spiragli di risoluzione. Le sollecitazioni dei sindacati sembrano non sortire gli effetti sperati. Da un lato l’Usb nei giorni scorsi ha ricordato che “da diverso tempo, presso il Comitato Sepac Puglia, è attivo il tavolo di crisi d’impresa Sgas-San Raffaele relativo alle strutture di Campi Salentina (Le), Troia e Sannicandro Garganico (Fg); il 24 aprile si è tenuto un incontro tra la Società Sviluppo e Gestione delle Attività Sanitarie di Roma per conto della società San Raffaele e le organizzazioni sindacali in cui la società si era impegnata ‘ad anticipare le somme relative alle competenze del mese precedente’. Il 28 maggio scorso la Usb sollecitava la convocazione urgente di un incontro con Comitato Regionale per il monitoraggio aree di crisi, con il direttore del dipartimento salute Vito Montanaro e con i direttori generali di Asl Foggia e Lecce. In questo clima di incertezza si aggiunge il ritardo del pagamento delle retribuzioni che, inevitabilmente, crea un clima di tensione e preoccupazione tra i lavoratori”.

Per questa ragione Pierpaolo Corallo della confederazione regionale Usb, Gianluca Di Pumpo per quella provinciale di Foggia e Gianni Palazzo per la confederazione di Lecce hanno chiesto la convocazione urgente del tavolo di crisi. Dello stesso tenore le richieste del segretario regionale della Fials Massimo Mincuzzi e di quello provinciale Achille Capozzi. “Il 23 aprile si è tenuta un'apposita riunione per analizzare i motivi per i quali il San Raffaele ha avviato la procedura di licenziamento per cessazione attività delle tre strutture e individuare eventuali soluzioni che scongiurassero i licenziamenti. L'incontro si è tenuto presso la presidenza della giunta regionale e vi hanno partecipato il vicepresidente Raffaele Piemontese, l'assessore alle politiche della salute, l'assessore allo sviluppo economico nonché le direzioni generali delle Asl Foggia e Lecce. Durante questo incontro è scaturito un impegno alla convocazione di un tavolo regionale di confronto con la presenza del governatore Michele Emiliano e dell'assessore alla sanità, i direttori delle Asl di Foggia e Lecce e il direttore del dipartimento salute Vito Montanaro che purtroppo però ancora non è stato convocato. Il 16 maggio scorso la Sgas ha invece convocato le organizzazioni sindacali essendo l'ultimo giorno della procedura di consultazione sindacale, concludendo con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo, non essendosi materializzata alcuna novità in ordine agli impegni assunti dall'istituzione regionale. Terminata quindi la fase di consultazione sindacale si è avviata la fase amministrativa della procedura 223/91 che dura massimo 45 giorni a partire dal 16 maggio, spirato anche quest'ultimo termine la società potrà comunicare il licenziamento del personale. La fase amministrativa scade a fine giugno e con la finalità di salvaguardare i livelli occupazionali siamo a sollecitare l'immediata convocazione del tavolo affinché si realizzi un'intesa in ordine all'adeguamento dei livelli di remunerazione delle prestazioni erogate nelle Rsa gestite dal San Raffaele. Non può sfuggire infatti l'elevazione del livello di tensione sociale tra i lavoratori oggetto della procedura di licenziamento che potrebbe sfociare nei prossimi giorni in manifestazioni di pubblica protesta nei confronti dell'istituzione regionale”.

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Trapela però che la Regione non sia intenzionata ad intervenire, l’obiettivo sarebbe quello di procedere alla esternalizzazione del servizio con un bando. Come è noto la crisi si trascina da mesi ed è sfociata nella decisone dell’operatore privato che gestisce le tre residenze per fragili in Puglia di risolvere il contratto con le Asl e procedere ai licenziamenti dei 132 lavoratori coinvolti. Al centro del braccio di ferro il riconoscimento al Gruppo di tariffe più idonee all’assistenza che richiedono i pazienti ricoverati nelle strutture, dopo la riorganizzazione (al ribasso) disposta da Bari. Nonostante questo il San Raffaele, come detto più volte, ha ribadito la sua disponibilità ad una “revoca consensuale della risoluzione dei contratti di appalto (e dunque al ritiro della procedura di mobilità), a condizione che si realizzi un’intesa con la Regione Puglia e Asl circa i livelli di remunerazione delle prestazioni”.
Intesa che al momento non sembra essere all’orizzonte. Il punto è che il tempo stringe e nel frattempo i lavoratori attendono le loro retribuzioni, che negli ultimi mesi arrivano con ritardo. Lunedì la Sgas aveva annunciato ai dipendenti che sarebbe partito il pagamento di una somma pari al 30% dello stipendio di maggio. Ieri invece è stato corretto il tiro con la comunicazione dell’arrivo dell’80% della somma dovuta entro oggi. “In questo clima i lavoratori sono demotivati ma continuano a profondere il loro massimo impegno attendendo il pagamento dell’intera retribuzione”, riferiscono alcuni di loro a l’Attacco.

Il ritardo non si spiega anche perché la Asl Foggia ha provveduto alla liquidazione delle competenze di aprile e maggio per entrambe le strutture, specificando però di applicare le tariffe di cui alla Dgr 1293/2022 e 1490/2022 nonostante la società abbia fatturato basandosi su tariffe precedenti. La Asl Foggia ha avuto disposizioni regionali affinché a decorrere da luglio 2023 provvedesse ad applicare le nuove tariffe, disposizioni per l’appunto contestate da Sgas. E mentre le beghe burocratiche si inaspriscono le famiglie dei pazienti seguono con preoccupazione l’evolversi della situazione, non solo perché continuano ad arrivare fatture con cui la società chiede il pagamento della differenza delle rette, nonostante il Tar abbia annullato i provvedimenti regionali che avevano aumentato la quota di compartecipazione a carico dei ricoverati ma anche per i livelli assistenziali assicurati ai loro cari, con un numero ridotto di personale in servizio. 

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Ad inasprire ulteriormente la situazione anche il guasto all’impianto di condizionamento dell’aria nella struttura di Troia, già dall’anno scorso fuori uso, la cui mancanza si è sentita maggiormente in questi giorni di grande caldo.

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