Come si chiuderà il bubbone Amica spa è uno dei grandi interrogativi e motivi di alea per l’amministrazione comunale di Foggia. Una forte preoccupazione aleggia sia all’interno della tecnostruttura che in settori della stessa maggioranza del campo largo, del resto è noto quanto i procedimenti giudiziari legati alla municipalizzata fallita del servizio di igiene urbana pesino sul contenzioso di Palazzo di città. Lo evidenziano, da ultimo, anche i revisori dei conti (Pompeo Balta, Pasqua Borracci e Massimo Versienti) nel parere sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio e sull’assestamento generale di bilancio 2024/2026, reso lo scorso 15 luglio. Si sono espressi anche rispetto al fondo contenzioso, ritenendo congruo stanziamento effettuato dal dirigente dei Servizi finanziari Carlo Dicesare.
In particolare, nel risultato di amministrazione dell’esercizio 2023 è appostato l’accantonamento per fondo rischi contenzioso per 35.593.548,47 euro, determinato per il pagamento di potenziali oneri derivanti da sentenze. “Le quote accantonate risultano congrue”, scrivono. Dalla ricognizione del contenzioso esistente a carico dell’ente è stata calcolata una passività potenziale probabile di 118.948.055,36 euro, disponendo accantonamenti pari a 27.127.277,48 euro già accantonati nel risultato di amministrazione al 31/12 dell’esercizio precedente e 17.026.511,29 euro quale variazione accantonamenti effettuata in sede di rendiconto 2023.
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“La variazione in diminuzione dell’accantonamento della sola annualità 2024 non inficia la congruità del fondo”, spiega l’organo di revisione, “anche in relazione all’atto di ingiunzione amministrativa di pagamento da parte della Regione Puglia, per la revoca del finanziamento e la restituzione dell’importo di 5.754.403,65 euro relativo al POR Puglia 2000-2006 e all’intervento “Impianto di biostabilizzazione e discarica di servizio-soccorso in località Passo Breccioso”. Un caso rispetto al quale da mesi l’assessora all’ambiente Lucia Aprile sta tentando di far tornare la Regione sui propri passi.
Lo scorso 30 maggio il dirigente del Settore ambiente, l’ingegner Saverio Pio Longo, ha relazionato sullo stato dell’arte dei lavori finanziati dal contributo regionale, stabilendo quale termine ultimo di conclusione dei lavori il 31 luglio prossimo. A febbraio scorso il dirigente Longo ha interrogato AGER (Agenzia Territoriale della Regione Puglia) sulla legittimità dei “costi per l’attesa prolungata di oltre due ore del vettore per le operazioni di scarico della frazione secca” presso l’impianto CSS di Manfredonia, che a loro volta hanno generato fatture per un importo complessivo pari a 787.978,14 euro. In attesa di verifica da parte di AGER, l’ente comunale ha provveduto ad accantonare nel risultato di amministrazione 2023 l’importo di 903.663,80 euro. Ma il capitolo più pesante è quello con la curatela fallimentare di Amica spa.
Sono tre i filoni giudiziari rimasti pendenti. Il primo, davanti alla giudice Francesca Siciliani del Tribunale di Foggia, vale 4.150.463,57 euro e si è in attesa della decisione dal 24 giugno scorso. Il secondo, giudice Giacoma Fanizza del Tribunale di Foggia, riguarda una richiesta di 3.262.722,24 euro, oltre interessi sino al soddisfo; udienza il 20 settembre prossimo per l’assunzione dei mezzi di prova. Infine il procedimento più rischioso per Palazzo di città, quello in corso di svolgimento presso il Tribunale di Bari sezione speciale imprese, con giudice Giuseppe Marseglia, che partiva dal mega importo di 57.753.000 euro, importo ridotto dalla CTU a 27.498.334,25 euro.
La prossima udienza, di precisazione conclusioni, è fissata per il 18 settembre. La strategia attuata finora dall’amministrazione Episcopo lascia molti dubbi e perplessità sia in alcuni eletti che in settori della tecnostruttura. La proposta formulata dal Comune – tramite una relazione della dirigente dell’Avvocatura Angela Paradiso ritenuta da alcuni addetti ai lavori poco convincente e scarsamente motivata – al giudice delegato e alla curatela fallimentare prevede, stando ai beninformati, il pagamento di altri 6,5 milioni di euro circa, che uniti ai milioni di euro circa già versati dall’ente consentirebbero di chiudere complessivamente la partita a 10-10,5 milioni di euro. Ma la curatela pretenderebbe non meno di 14-15 milioni di euro per rinunciare a qualsiasi altra pretesa e mettere la pietra tombale su tale vicenda. Il pessimismo che alberga a Palazzo di città riguarda proprio la netta distanza tra la proposta e la possibilità concreta di successo tramite questa strada.
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L’incontro chiesto da mesi dalla sindaca non c’è mai stato e ora è veramente difficile immaginare che si possa fare in tempo, ovvero incontrarsi e accordarsi prima dell’udienza del 18 settembre prossimo, dopo la quale ci sarà la sentenza. Ma, soprattutto, come detto, non pare esserci alcuna volontà né da parte del giudice delegato né tantomeno da parte della curatela fallimentare, i quali col loro silenzio hanno fatto capire di non aver preso nemmeno in considerazione la proposta di Episcopo e Paradiso. “L’assessore Giulio De Santis finora quali contenziosi ha chiuso? I commissari, pur con tutti i limiti di quel periodo, riuscirono a mettere la parola fine a 4-5 contenziosi milionari. Invece questa amministrazione ancora nulla sul versante contenzioso”, commenta alcuni addetti ai lavori.