Nel silenzio assordante delle istituzioni e della politica locale, sempre che ce ne sia ancora, il capoluogo dauno rischia di perdere un altro importante tassello: i Cavalli Stalloni. Proprio così. Sembra non esserci pace per l’IRIIP foggiano in continua lotta contro il “mondo” pur di salvare il salvabile e mantenere intatto un importante pezzo di storia foggiana.
Dopo l’Università e la querelle sui Campi Diomedei un’altra notizia dal fronte - questa volta regionale – getta sconforto agli amanti dei quadrupedi. Secondo voci di corridoio l’associazione Nazionale Allevatori di Martina Franca avrebbe fatto richiesta alla Regione Puglia di entrare in possesso del patrimonio “stalloni” da trasferire all’Istituto sito in provincia di Taranto.
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“Se la notizia venisse confermata sarebbe un disastro per la nostra città e per il nostro Istituto svuotato del suo personale: da circa 20 impiegati ne sono rimasti appena due - spiega a l’Attacco Roberto Benvenuto, ex direttore IRIIP dal 2001 al 2005 – in questi anni non hanno mai rinnovato il parco uomini e la situazione è drammatica”.
Degli 80 cavalli stalloni ed asini, al momento ne restano solo 8. “Questo perché abbiamo un trailer, dove gli allevatori fanno richiesta degli stalloni, che porta i cavalli nelle aziende. In sostanza – specifica l’ex direttore - essendo un periodo di monta gli esemplari sono fuori. Dovrebbero rientrare ma nutro forti dubbi a questo punto. Se la Regione acconsentirà al trasferimento i cavalli non torneranno più a casa e di tutti i sacrifici compiuti in questi decenni non rimarrà altro che locali vuoti che, con ogni probabilità, rappresenteranno esclusivamente uffici regionali. Con la speranza che non si portino via anche le carrozze”.
La struttura, infatti, presenta oggi ancora il Museo delle Carrozze fortemente voluta da Roberto Benvenuto e da Michele Pedone. La “rimessa carrozze” dell’istituto incremento ippico foggia, tra l’altro recentemente ristrutturata con uno spazio espositivo di 450 metri quadri, è allestita per ospitare finimenti ed esemplari unici, tra carrozze a quattro e due ruote, la maggior parte dei quali risalenti al XIX secolo e ancora oggi utilizzati con gli stalloni dell’Incremento Ippico di Foggia.
Conti alla mano, nel giro di pochi lustri Foggia ha perso il distretto militare, la scuola di polizia, l’officina grandi riparazioni delle Ferrovie, l’alta velocità e tanti altri servizi. Ci sono ancora interrogativi sull’aeroporto. Ed ora anche questo.
“L’Ovile Nazionale, uno dei più importanti d’Italia, è oggi in abbandono – rincara Benvenuto – l’Istituto Sperimentale di Foraggicoltura di via Napoli è chiuso, i collegamenti sono un interrogativo: perfino i traghetti che partivano per le Tremiti sono stati spostati a Termoli. Per non parlare dell’ospedale dove se non si è di Bari non si ha l’accesso alla dirigenza dei vari settori.
Insomma la Capitanata è nel bel mezzo di un processo di desertificazione e di svuotamento dei suoi servizi che una volta rappresentavano il fiore all’occhiello di un capoluogo in via d’espansione. Che altro serve per farci capire il baratro in cui siamo sprofondati? Se i foggiani non si svegliano sono destinati a finire – evidenzia – eppure durante il nefasto periodo fascista questa città primeggiava in agricoltura in tutta la nazione. A Foggia erano situati i più importanti uffici del settore. Ed ora”?
Seppur il grosso dei cavalli stalloni è oggi rappresentato dai cavalli murgesi e asini di Martina Franca “l’Istituto foggiano contava tutte le razze in purezza: dai cavalli arabi ai puro sangue inglesi – continua Benvenuto - sotto la mia direzione gli agricoltori avevano davvero una bella scelta”. Mission? Salvare il salvabile evitando, magari con l’aiuto di qualche Santo in Paradiso, il trasferimento dei stalloni da Foggia. “Sono gli unici residui rimasti di questa importante istituzione – aggiunge – qualora la notizia fosse vera sarebbe l’ennesimo schiaffo a questa città, l’ennesimo colpo che i foggiani devono evitare a tutti i costi. I cavalli stalloni richiedono attenzioni, cure e personale, purtroppo la visione regionale è andata contro queste necessità indispensabili a mantenere la nostra istituzione intatta”.
L’IRIIP foggiano, è bene precisare, non era solo un deposito di cavalli murgesi ma di tantissime altre razze. Tra l’altro in questo Istituto, uno dei cinque rimasti in Italia, vennero allevati anche i preziosi “cavalli soldati”, che fecero la prima e la seconda guerra mondiale, così come da parte delle brigate alpine, delle batterie someggiate, i possenti muli martinesi furono impiegati come portacarichi. Trova le sue origini nel lontano 1861, quando sotto il Governo borbonico vennero istituiti i “Depositi Cavalli Stalloni”.
Zone Transition
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Già a Tressanti, in Capitanata, era allocata una delle cinque razze reali dei Borboni di Napoli che regnarono sull’Italia meridionale e sulla Sicilia dal 1734 al 1861. “Bisognerebbe ricordare questo alla classe politica e dirigente – conclude Benvenuto – con l’eventuale trasferimento degli animali salterebbe anche il deposito. Rischiamo davvero di chiudere tutto. Possiamo quindi concedere anche questo”? Purtroppo le ultime generazioni di foggiani non ne conoscono neanche l’esistenza, tanti altri, anche se avanti negli anni, non hanno avuto mai l’opportunità di accedervi per visitarlo. Insomma un altro pezzo di storia sconosciuto ai più.