Al di là dell’imprevisto futuro, due cose sono certe. La prima è che le condizioni climatiche sono cambiate portando a un peggioramento – anche repentino – delle giornate estive italiane; la seconda è che ogniqualvolta Foggia subisce un acquazzone, qualsiasi sia la sua portata, si allaga. Nonostante la “felicità” di chi sogna per davvero il mare in città, la situazione è grave e il pericolo, lo abbiamo visto in diverse occasioni, è sempre dietro l’angolo.
Senza andare troppo indietro con le lancette, appena due giorni anche il capoluogo dauno è stato interessato da un nubifragio che ha allagato le sue strade e divelto gli alberi. In via Matteotti, ad esempio, ne sono caduti un paio sulle auto parcheggiate di fronte, fortunatamente senza provocare danni alle persone. Molti gli automobilisti impantanati lungo le arterie cittadine dalla scrosciante pioggia. Insomma nonostante le tasse sostenute dai foggiani, la città non è all’altezza di fronteggiare i temporali. Inutile girarci intorno.
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“Una città che spende 300 mila euro l’anno (circa mille al giorno) per la manutenzione della fogna bianca e la pulizia delle caditoie non può e non deve allagarsi - spiega a l’Attacco Giorgio Cislaghi, responsabile per le Acli provinciali – adesso si sta rifacendo il bando per fogne nere e bianche ad una cifra ancora più alta che non prevede nel capitolato la pulizia delle caditoie. In buona sostanza non viene prevista quella pulizia straordinaria per le caditoie otturate – rincara – gettando via tanti soldi per farne altre nuove”. E la situazione è sotto gli occhi di tutti.
“Ci sono zone maggiormente interessate dalle burrasche – continua Cislaghi – una di queste è sicuramente il sottopassaggio di via del mare.
Per non parlare di quelle caditoie otturate che partono da viale di Vittorio. Se l’acqua non viene intercettata prima, arriva giù: parliamo di un paio di ettari di asfalto totalmente impermeabile che vanno ad intasare il sottopasso sito sotto il livello della fogna bianca. Più volte sono state potenziate le pompe, ma se non viene intercettata l’acqua a monte non si arriverà mai ad una soluzione. A Foggia non funziona la fogna bianca. È questo il principale motivo, il resto sono chiacchiere. La manutenzione è stata fatta male, come male è stata fatta la progettazione delle strade a cui manca la giusta pendenza. L’errore è umano, non del tempo”.
Via Gramsci, sottopasso, viale Fortore, viale Ofanto e viale Michelangelo: dove ci sono avvallamenti c’è criticità. “Paghiamo il conto di una città priva di manutenzione per anni – evidenzia Cislaghi – intanto noi cittadini paghiamo. Ma il servizio? Ho chiesto i report ai commissari. Nulla mi è stato dato. Quando ho chiesto la documentazione sulla manutenzione della fogna bianca mi hanno dato due stati di avanzamento dei lavori senza l’elenco delle opere fatte.
Adesso c’è in ballo un appalto sull’affidamento del servizio: facessero un aggiornamento della gara prevedendo all’interno della stessa cifra la disostruzione totale delle caditoie con un piano che duri sei mesi prima di procedere al resto”. Per non parlare poi del verde pubblico. “Manutenzione degli alberi? – conclude – ne sono stati abbattuti diversi eppure continuano a cadere.
C’è qualcosa che non quadra”. Proprio sulla fragilità del verde urbano è tornato a parlarne il presidente del WWF di Foggia Maurizio Marrese che ha detto: “Fermo restando che le tragedie, purtroppo, possono sempre accadere al di là dei controlli svolti, questi eventi fanno pensare al modo di gestire il verde pubblico. Molti di quelli caduti per terra due giorni fa erano rami di alberi potati male. Se un albero viene potato male, infatti, magari in maniera eccessiva va in stress e produce tanti rami secondari molto fragili, soggetti a spezzature. Molti di questi possono essere individuati perché ricordano più delle siepi che degli alberi veri e propri. Senza considerare che gli alberi a Foggia vengono potati tutti alla stessa maniera, ignorando invece che ciascuno di loro, in base alla propria specie, va trattato in modo diverso. Il pino domestico, ad esempio, va curato in modo diverso rispetto al platano. Da qui la necessità di far gestire il verde da personale qualificato e cognizione di causa”.
Zone Transition
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Per Marrese non esiste un grado di rischio degli arbusti cittadini. Il pericolo viene dato piuttosto dalla densità della popolazione. “Un albero che cade in centro cittadino ha maggiori possibilità di creare seri danni a cose o persone rispetto ad uno sito in periferia o, meglio, nelle campagne”.