Foggia, il progetto dimenticato che esalta il tempietto neoclassico della Villa

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Che fine ha fatto il progetto di valorizzazione illuminotecnica che avrebbe dovuto esaltare uno dei monumenti più pregiati della città di Foggia, e cioè il tempietto neoclassico progettato agli inizi del XIX secolo (insieme a tutta la villa comunale in cui è ubicato) da Luigi Oberty?

Negli ultimi giorni se lo è chiesto con un post sul suo profilo fb il light designer che fu incaricato, con determina dirigenziale del febbraio 2021, dall’Ufficio Cultura (dell’assessorato all’epoca retto da Anna Paola Giuliani) di ideare la riqualificazione dell’impatto visivo notturno del tempietto, sotto la cui cupola, tra l’altro, risiede il mezzobusto di un importante personaggio storico locale, e cioè l’illustre medico e scienziato Giuseppe Rosati.

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“Spero quanto prima si possa realizzare per donare alla città un luogo rivitalizzato. E' necessario sbloccare l'impasse amministrativa per dare seguito ad un progetto commissionato. Basta poco. Basto volerlo!”, scrive sui social il titolare di “Lighting Studio” Romano Baratta, artista e designer foggiano doc ma residente in Lombardia, inserito nella lista dei migliori lighting designer under 40 al mondo, in grado di utilizzare la luce come forma d’arte contemporanea che basa la sua ricerca sull’interazione e lo sviluppo di nuovi linguaggi e sull’evoluzione dell’illuminazione negli ambienti. Baratta, tra i vari riconoscimenti acquisiti nel tempo, due anni fa è stato anche insignito del premio Build Architecture Award (indetto dalla nota rivista di architettura “Build Review”) come Best Light Design&Light Art Studio 2020.

Tornando al post sulla sua idea progettuale per imprimere forza evocativa al tempietto neoclassico antistante il boschetto della villa comunale, l’artista spiega quanto segue: “Un intervento che rigenera un’area abbandonata. La narrazione e manifestazione del monumento e del suo valore emozionale – continua Baratta nel post - verranno evidenziati mediante una illuminazione non statica e sempre identica ma variabile nel tempo. Differenti scenari programmati in sequenza permetteranno ai visitatori di godere di una vista differente che comunica la molteplice natura del luogo e ciò che rappresenta. Tale variazione permette di rendere questo luogo attrattivo e più sicuro. L’intera illuminazione sarà un omaggio etereo all’artista Luigi Oberty. Per i cittadini e i visitatori sarà come beneficiare di uno spettacolo continuo”.

Spettacolo continuo che, tra l’atro, nell’idea dell’artista, avrebbe potuto trasformarsi, attraverso il suo “land scape”, anche in eventi di luce ad hoc per celebrare ricorrenze in onore di Oberty e Rosati. 

Il tempietto fu oggetto di lavori di pulizia e restauro conservativo portati a termine nel 2021 dal Comune di Foggia a seguito dell’autorizzazione della Soprintendenza dei Beni culturali.

Per l’attuazione dell’idea di Baratta sarebbe stato sufficiente installare pochi mini proiettori sul cornicione interno del tempietto. Un’operazione semplice, che sarebbe costata, secondo un preventivo di massima, non più di 10mila euro ma che avrebbe portato benefici “scenografici” di gran lunga superiori per la cittadinanza. Baratta non ha alcun conto in sospeso con il Comune di Foggia: l’idea progettuale commissionatagli è stata saldata da Palazzo di Città. E cioè la quota parte attinente alla realizzazione del “concept” previsto dalla più ampia determina in cui si affidava testualmente all’artista la “progettazione, coordinazione (direzione artistica, ndr) e studio di illuminazione dal forte impatto emozionale”, al costo totale di poco più di 7mila 600 euro.

L’auspicio di Baratta non ha dunque carattere di rivendicazione economica ma rivela, al contrario, il suo amore per Foggia. La mission sulla quale il light designer lavora da tempo è ciò che lui chiama “rigenerazione umana – spiega a l’Attacco – che, migliorando l’habitat, migliora e civilizza gli abitanti. Un obiettivo, che, in tal modo, si potrebbe ottenere in molti meno anni – continua Baratta - rispetto a quanti ce ne vorrebbero attraverso un lavoro di divulgazione socio-culturale. Lo dimostrano i felici esempi di catarsi di Bari vecchia o dei Sassi di Matera e dei suoi abitanti”, spiega Baratta. Il quale, nel tempo, ha operato in progetti temporanei di light design sulla città di Foggia (vedi illuminazione di via Lanza; Teatro Giordano per la ricorrenza dei bombardamenti del ’43; Libando). Proponendo al contempo (e invano) alle amministrazioni susseguitesi (commissari compresi) progetti di riqualificazione definitiva di molte altre aree del capoluogo dauno che meriterebbero di essere rivalorizzate attraverso interventi artistici di tal fattura. Fatto sta che - nonostante il commissariamento della città sopraggiunto mentre l’artista era al lavoro per realizzare il “concept” del tempietto - l’idea progettuale fu portata a termine da Baratta e poi trasferita dal Comune di Foggia alla Soprintendenza per un parere di fattibilità. Lì tutto si è arenato. Da allora non è stato più possibile proseguire con la progettazione esecutiva. “Di lì in poi non ho avuto più notizie certe”, racconta perplesso Baratta.

Ebbene fonti vicine al Comune ora rivelano che la Soprintendenza espresse un “no secco rispetto a quel progetto”. Non è chiaro se per la presenza dei proiettori, ritenuti potenzialmente invasivi, o se per la richiesta di titoli specifici professionali che secondo la Soprintendenza l’artista avrebbe dovuto possedere. Baratta, nell’eventualità, precisa: “Per un’idea progettuale non possono essere contemplati simili aspetti formali. Un’idea è un’idea, chiunque può presentarla. A maggior ragione chi come me svolge questo lavoro da anni. E poi per il lighting design non c’è alcun albo professionale a istituirne le competenze”.

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“Il tempietto rappresenta un luogo di ammirazione del paesaggio e di riflessione interiore, tanto da trasformarsi di fatto nel luogo del desiderio, che lo spettatore, appena varcato il pronao d’ingresso, mira a raggiungere”, scriveva Antonio Mancini in “Giardini pubblici di Foggia”. Un luogo del desiderio evidentemente destinato a restare, tristemente, tale.

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