Una certezza c’è per il PUG di Foggia e consiste nell’istituzione dell’Urban Center annunciata ieri dall’assessore Galasso, in risposta alle ricorrenti sollecitazioni di ANCE Foggia. La Commissione Territorio del Comune è già al lavoro per predisporre una proposta di regolamento, quasi chiuso anche l’accordo per l’individuazione della sede. Uno sportello di dialogo fra amministrazione e cittadini e uno spazio di riflessione nel quale, con riferimento alle politiche urbane, l’associazione dei costruttori edili confida molto per far sedimentare le idee prima di passare convintamente al Piano, come ha spiegato Lops nella sua relazione introduttiva del convegno di ieri: “Uno spazio dove far approdare il PUG in forma ancora di proposta rispetto alla quale raccogliere considerazioni e osservazioni anticipate che, se condivise, possono diventare contributi utili da includere nel Piano e, da lì, proseguirne l’iter con la sua adozione, pubblicazione, osservazioni e approvazione”.
Ritardi e mancata approvazione del PUG vanno anche letti in uno scenario di riferimento più ampio, che restituisce una statistica non incoraggiante: secondo i fati forniti da ANCE, a maggio 2022, a distanza di 21 anni dalla legge regionale di riferimento sul governo del territorio, nella provincia di Foggia 56 comuni su 64 non si sono dotati del PUG (87%) e 213 su 258 (83%) nella regione Puglia. Dello stesso tenore sono i dati relativi al paese. Scenario che autorizza a chiedersi se vi sia una certa difficoltà da parte della Pubblica Amministrazione rispetto anche al suo specifico ruolo di decisore politico.
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“Oggi stiamo discutendo con la nuova amministrazione che farà le sue valutazioni sugli indirizzi su questo strumento - ha esordito l’architetto Karrer -. Il tentativo di essere proattivi non è stato foriero di successo in passato, personalmente non ho mai accettato né apprezzato l’atteggiamento della struttura commissariale. E’ anche vero che azioni commissariali che cercano di facilitare il processo di avvicinamento allo strumento urbanistico e di non perdere tempo ce ne sono per fortuna, ma nel caso di Foggia non è stato possibile, probabilmente c’erano altre priorità e adesso dobbiamo riavviare questo percorso”. Il progettista romano riporta al centro la metodologia della rigenerazione urbana, come azione integrata negli strumenti, nelle decisioni e nei risultati, “operazioni complesse che hanno bisogno di integrazione anche finanziaria dal basso e dall’alto, impossibile a realizzarsi in assenza di risorse”. Il senso della rigenerazione urbana si sostanzia per Karrer nella scelta coraggiosa e tutta politica di intervenire in una, al massimo due aree della città: “A Foggia prima dei Quartieri Settecenteschi, penserei a via De Petra come prototipo di questo modello di rigenerazione, che si gioca sulla capacità di dichiarare un pezzo di città di interesse pubblico ed operare in essa attraverso lo strumento urbanistico, facendo convergere le risorse”.
“Servono strumenti flessibili, il PUG di Foggia rischia di arrivare all’approvazione che è già vecchio - ha detto Betti -. Le città si evolvono e lo strumento urbanistico deve guidare il percorso delle mutazioni nelle città, serve uno scenario di consapevolezza per l’azione dei soggetti decisori”. Poi, il riferimento ai cambiamenti che si annunciano con la riforma dell’autonomia differenziata: “Rientrano nei Lep, i livelli essenziali di prestazioni, anche urbanistica ed edilizia, bisogna porre mano ad una ristrutturazione e ad un aggiornamento delle leggi in un nuovo sistema organico per dare risposte alle città che cambiano”. Il rischio di maggior accentuazione delle differenze va riferito anche all’andamento del calo demografico, che già sta investendo Foggia pesantemente, con 10mila abitanti persi in 10 anni. “Studi di lungo periodo indicano scenari non rassicuranti - ha aggiunto - ; il declino non è uniforme sul territorio nazionale, aumenta l’urbanità, la popolazione si sposta nelle città, quelle che resteranno senza servizi sono destinate a morire” ha ammonito il vicepresidente Ance.
“PUG vecchio? Non corriamo questo rischio” ha risposto l’assessore Galasso, che ha ricordato come anche il rafforzamento della tecnostruttura comunale con nuove unità sia un segnale di ripartenza. Si interverrà sull’ex Distretto militare, a cui il CIS Capitanata ha già assegnato 7 milioni “una enormità per il progetto del museo giordaniano” ha detto Galasso. Ora l’idea in accordo con la Regione è quella di allocare uno studentato con un finanziamento ADISU di 14 milioni di euro.
Altra trattativa in corso, quella con Sistemi Urbani, l’agenzia a cui Ferrovie italiane ha affidato la gestione del patrimonio delle aree dismesse di sua proprietà. “Si tratta dell’acquisizione dei suoli dell’ex scalo merci su Viale Fortore e Via Scillitani, un’area che supera i 30mila metri quadri a viale Fortore e Via Scillitani. C’è da parte di Sistemi Urbani l’idea di realizzare un campo fotovoltaico urbano in pieno centro della città, ma a noi non pare la migliore scelta”, senza dimenticare il secondo fronte di stazione.
Zone Transition
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Un invito al coraggio di assumere la responsabilità di scelte politiche è stato rivolto a più riprese a Galasso da Chierici che ha trovato di drammatica attualità il tema del declino demografico. Mentre a chiedere regole certe sulle procedure di attuazione del PUG per architetti e professionisti di area tecnica della RTP è stato Faccilongo: “E’ finito il tempo delle parole, adesso servono i fatti su un tema fondamentale per lo sviluppo della città - ha affermato nel pubblico incontro -. Per i Quartieri Settecenteschi servono premialità adeguate in termini finanziari, marginalità e leggi speciali per la rigenerazione, che non si fa senza soldi. Il mio invito è anche a bandire concorsi di progettazione per opere pubbliche”.