“Una città buia, poco illuminata, sporca e priva di servizi”: commentava così, senza giri di parole, la situazione in cui riversa il capoluogo daunio il Procuratore capo Ludovico Vaccaro in occasione dell’incontro dibattito organizzato dai Frati Minori d’Italia e Albania sulle tematiche di Giustizia, Pace e Integrità del Creato, tenutosi a fine agosto presso la sala San Francesco della parrocchia Gesù e Maria di Foggia. Sempre in quell’occasione Vaccaro annunciò l’attivazione di un programma, in connubio con le forze di polizia, che doveva e dovrebbe occuparsi non solo della microcriminalità organizzata, cancro di Capitanata, ma di altri fondamentali aspetti della vita cittadina.
In sostanza ci si riferiva ad una serie di iniziative che prevedono azioni volte ad aumentare la percezione di sicurezza nei foggiani e a contrastare un degrado sempre più lampante. Proprio ieri mattina il quotidiano l’Attacco ha realizzato un reportage girando per le vie centrali e periferiche della città e capire, osservando in prima persona, qual è la reale situazione in cui riversa il capoluogo. Già nei mesi precedenti si aveva avuto modo di raccontare l’incuria e l’inciviltà galoppante foggiana. Cosa è cambiato adistanza di tempo? Nulla.
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Immondizia
La sporcizia aumenta e la situazione di fianco ai bidoni della spazzatura è diventata insostenibile. Non è certamente un bel biglietto da visita per chi entra in città. I cassonetti di via Lenotti, ad esempio, sono stracolmi di ogni genere di rifiuti, così tanti da ostruire perfino il passaggio pedonale sul marciapiede. Per non parlare di via Gandhi, altra arteria importante foggiana, sita in una zona in forte espansione urbanistica e oggi diventata una vera discarica a cielo aperto. Se presa all’altezza dell’incrocio con via Lenotti la strada presenta di tutto: bidoni divelti, bruciati e privi di coperchi, sacchetti di rifiuti gettati per strada, plastica, vetri rotti, gomme, cavi elettrici, scarpe, sacconi, materassi e perfino parti di poltrone da salotto. Stanziano lì da tempo immemore sotto gli occhi di tanti e nessuno fa niente. Su via Einaudi è addirittura possibile trovare bidet e gabinetti seminuovi accasciati di fianco ai bidoni. E questo è lo scenario che si presenta in aree cittadine nuove e periferiche. Più ci si addentra in città e peggio diventa.
Insomma la realtà lascia ben poco spazio all’immaginazione. Qualche anno fa i rifiuti abbandonati di fianco ai cassonetti erano scenari quasi esclusivi della parte più periferica di via San Severo, nelle aree limitrofe ai campi nomadi. Oggi, invece, li si trova ovunque, anche nei cosiddetti quartiere per bene della città.
Parchi
Altra seria piaga foggiana sono i parchi. Dopo lo scempio più volte denunciato e raccontato sull’area attrezzata di parco San Felice, che ad oggi presenta una sola altalena semi scassata, l’Attacco si è soffermato nell’area verde dedicata ad Angelo Ricci di fronte al Terzo Millennio, più volte oggetto di vandalismo e più volte segnalata la settimana scorsa. Una parola per descriverla? Distrutta. Tutti i giochi destinati ai più piccoli sono divelti, le strutture non sono più funzionanti e presentano seri rischi all’incolumità fisica dei bambini. Altalene rotte, scivoli spaccati, su di uno ci hanno addirittura disegnato una svastica. Per non parlare delle aree picnic con tavoli e panchine in legno. Trovarne una intatta è missione impossibile. Ed anche qui lattine, buste e sacchetti di plastica, spazzatura di ogni genere morta e sepolta nell’erba.
“È uno schifo”, commenta una signora intenta a portare il proprio nipotino a giocare in quella che una volta era un’area attrezzata. “E’ tutto rotto, i vandali non hanno lasciato assolutamente nulla di intatto. I bambini hanno smesso di giocare in questo parco da parecchio tempo e la sporcizia, qui, regna sovrana. Mi chiedo dove vanno a finire i soldi che paghiamo per le tasse e dove finirà questa città se nessuno, istituzioni comprese, farà niente per risollevarne le sorti”. Sono tantissimi i parchi vandalizzati che presentavano aree attrezzate per giovani e bambini. Qualche esempio? Quella sita al rione Diaz, al di là del passaggio al livello, alla Macchia Gialla o al quartiere Biccari zona 167, quest’ultimo sempre più spesso alla ribalta delle cronache e delle segnalazioni sui social.
Strade
E non finisce qui. C’è forse qualcuno che ha dimenticato le strade? Certamente no. Via che giri buche che prendi. A Foggia non c’è una sola arteria che possa dirsi priva di fossi o avvallamenti vari. Anche i tombini, mal posizionati, giocano la loro sporca parte. La piaga delle strade accompagna i foggiani da decenni, un po’ come la nuvoletta nera che accompagnava lo sventurato ragionier Fantozzi nelle sue gite fuori porta. Non se ne esce fuori. Scansarle è impensabile e spesso si rischia l’incidente.
E quando piove? Un dramma. Se si è più attempati e si conosce il celebre “Campo minato”, il videogioco rompicapo sviluppato e pubblicato nel 1990 nella raccolta Microsoft, si può capire cosa significa girare in auto per Foggia dopo un acquazzone.
Servono coraggio e una buona dose di self control.
Area pedonale
Il centro non se la passa mica tanto meglio. Anche il “salotto buono” foggiano nasconde insidie. Le aree pedonali, infatti, sono balzate più volte alle cronache cittadine a causa di furti e scorrazzamenti vari di giovani a bordo di bici elettriche e monopattini che rendono la vita difficile perfino alla Municipale. Un monopattino, infatti, non teme il dissuasore e può essere guidato anche in piccoli spazi. Insomma frequentare il centro non farà stare più tranquilli, questo è certo.
Furti
E sui furti di auto e biciclette? Meglio stendere un velo pietoso. Appena un’auto su 100 viene ritrovata. Buio totale, invece, per le care e vecchie bici, altro che transizione ecologica. Se ne viene rubata una non sono prese in considerazione nemmeno le telecamere di videosorveglianza utili ad acciuffare i ladri o quanto meno a capire in che direzione siano andati. Per il furto di bici, infatti, essendo quest’ultimo catalogato come una sorta di reato minore, una sorta di bravata per gli agenti e la legge, le logiche investigative si spengono un minuto dopo la denuncia di un cittadino che viene accompagnato alla porta d’uscita della Questura con una sana risata. Che sia per mancanza di personale o di volontà il risultato non cambia.
Zone Transition
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Conclusioni
A Foggia ce ne sono di spunti per il Procuratore e le forze di polizia. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma da qualche parte sarebbe opportuno cominciare. E al più presto.