Gennarone visto da vicino: il rapper antifa al centro della triste vicenda con insulti sessisti a Giorgia Meloni

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Gennarone, al centro della polemica del primo maggio, è tra i rapper più conosciuti e più capaci della provincia di Foggia. Fa rap da sempre, da quando era adolescente. E quindi da oltre 20 anni. È stato fondatore e membro storico del gruppo musicale Tavola 28, che poi ha lasciato per qualche anno, a causa di una lite interna, prima di riavvicinarsi. Con lui, naturalmente, c’erano anche Cisky - al secolo Francesco Salemme -, attuale consigliere comunale di maggioranza in quota Movimento 5 Stelle, e Guaietto. Oltre ad essere un rapper molto conosciuto in zona, da tempo organizza numerosi eventi. Ai primi del secolo, metteva in piedi maxi-eventi musicali, insieme a un altro gruppo di persone, nei capannoni abbandonati delle campagne foggiane, che riscuotevano enorme successo. Il movimento prendeva il nome di Project Area, detto anche Foggia Area. In seguito, ha proseguito nella sua attività di organizzatore di grandi eventi musicali, non solo di genere rap, ma anche rock e metal, a dimostrazione della sua completezza e trasversalità da un punto di vista artistico. Per lungo tempo, ha co-organizzato importanti eventi anche a Parco Città, sempre a Parco San Felice, nel periodo in cui vi lavorava come operatrice l’attuale assessora alla cultura del Comune di Foggia Alice Amatore, portando in città numerosi rapper pugliesi, dal momento che gode di una rete di contatti molto estesa nel settore, che gli ha permesso di allargare il suo bacino di riferimento. Ha sempre dimostrato grande sensibilità rispetto ai temi sociali. 

Alcuni mesi fa, dopo gli scontri tra bande di ragazzini a Piazza Mercato, in cui venne persino sfiorato un omicidio, propose di organizzare un grande concerto proprio in quella zona. Poi, però, non se ne fece nulla. L’idea di Gennarone era appunto quella di rivendicare l’appartenenza del territorio alla comunità locale e alla società civile, e non alle bande armate di ragazzini criminali. 

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Nella vita, ha lavorato presso lo sportello pubblico del Policlinico Riuniti di Foggia. Politicamente, si è sempre dichiarato antifascista. Nei suoi testi denuncia spesso le piaghe che attanagliano la città e la provincia di Foggia, con strali sagaci nei confronti della classe politica e sferzate alla criminalità organizzata e non solo. 

A sostegno di Gennarone, ha parlato il presentatore dell’evento Carlo Baldassini, accusato di non essere prontamente intervenuto. “Quella usata da Gennarone sul palco del primo maggio è una parola terribile”, ha commentato. “Poi, rivolta ad una madre è deprecabile”, ha precisato. “Se poi ci metti pure che è la presidente del consiglio diventa vilipendio della massima carica dello stato”, ha aggiunto. 

“Ma quante parole sono state dette prima e dopo di quella nessuno se lo ricorda”, ha affermato. “Nessuno si ricorda delle parole spese dallo stesso artista contro tutte le guerre del mondo - anche quelle che non ci raccontano -, contro il precariato e per la sicurezza sul lavoro, contro la mafia e la malavita che stritolano questa città e non solo”, ha aggiunto. “Nessuno se le ricorda perché le orecchie di chi parla di turpiloquio inascoltabile e di iniziativa orribile sono foderate di pregiudizio, malizia e strumentalizzazione politica”, ha sottolineato. 

“Allora, condanniamolo per l’infelice e sessista scelta di quel termine, e osanniamolo per le sacrosante verità di cui ha parlato”, ha detto. “Usiamo obiettività e onestà intellettuale”, ha ammonito. “Bacchettiamo un figlio di Foggia che ha commesso un errore per il quale si è scusato, da artista intelligente e sensibile quale è, e poi ringraziamolo per tutto il resto”, ha precisato. “Per la sua musica, che da anni diffonde cultura del dissenso, e per il suo impegno con i giovani artisti di cui si circonda”, ha continuato. “Per il lavoro che ha fatto alla Casa del Giovane e per tutto il resto”, ha proseguito. 

“Quando sento parlare questi vecchi marpioni di verità e onestà, di rispetto e parità di genere, mi viene da ridere, perché io sono un cittadino di Foggia, e vivo qui da sempre, e li ho visti approfittarsi del patriarcato e delle loro cariche per ottenere privilegi e denaro, li ho visti fare accordi con la malavita per prendere voti e potere, li ho visti stritolare di tangenti gli imprenditori per poterli controllare a proprio piacimento”, ha chiosato. 

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“Sul palco del primo maggio si sono esibiti a titolo gratuito 43 figli di Foggia, di età compresa tra i 16 e i 65 anni, tutti con inediti scritti e prodotti da loro stessi, e nei quali hanno riversato la loro anima per regalarla a tutti noi”, ha concluso. “È questo che mi rende profondamente orgoglioso di avervi partecipato”. 

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