Circa 300 persone ieri pomeriggio nella Cattedrale di Foggia per tributare l’ultimo saluto a padre Valter Maria Arrigoni, spentosi nelle scorse ore all’età di 67 anni. Il religioso, di origini bergamasche, era monaco cistercense diocesano, tra le figure più schiette, libere e intellettualmente curiose della comunità ecclesiale di Foggia, dove risiedeva da 35 anni e dove ha amministrato diverse importanti parrocchie, tra cui l’Annunciazione del Signore e la Madonna del Rosario. In città era molto conosciuto e amato, oltre che per il suo profilo sui generis, ben lontano dalle ingessature da abito talare, anche per la grande attività di animazione socio-culturale giovanile che ha sviluppato nel tempo in diversi quartieri, con esperienze e movimenti da lui fondati, specie negli anni ‘90 e ‘2000, che hanno rappresentato una vera e propria ventata di freschezza per la comunità del territorio cittadino. Folta la rappresentanza, tra le prime file della Basilica, dell’ordine sacerdotale dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino.
Tra i presenti anche alcuni volti noti della politica, e della sfera socio-culturale foggiana, appartenenti a più di una generazione che in gioventù ha seguito da vicino gli insegnamenti e il pensiero critico di don Valter: Leo di Gioia, Carlo Bonfitto, Maria Elena Mastrangelo, Giuseppe Savino. A stridere, però, la totale assenza di presenze istituzionali del territorio.
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“Quando muore una persona – ha affermato monsignor Giorgio Ferretti durante l’omelia funebre - si usa dire cha ha compiuto la sua Pasqua, ma nel caso di don Valter quest’espressione assume un senso tutto particolare. In questo tempo pasquale ci ritroviamo nuovamente in tanti, sacerdoti e amici, in Cattedrale, dove solo due settimane fa abbiamo concelebrato insieme la messa cresimale. Quello è stato l’ultimo giorno in cui don Valter ha concelebrato con tutti noi, seduto su una carrozzina davanti al presbiterio: malato ma contento, non ha voluto mancare. Mi ha anche dato un bacino al momento della Pace. Qui, oggi – ha continuato il vescovo di Foggia -, ancora sentiamo i canti e il profumo della Resurrezione, in questo giorno che è ancora Pasqua, quella del nostro Valter. E oggi in questa Pasqua il Signore chiede a tutti noi: ‘Mi ami?’. Per rispondere a tale domanda vorrei leggervi la risposta di don Valter, che scrive nel suo libro, ‘Essere amici di Gesù’, come in greco esistano diversi termini per esprimere l’amore nelle sue diverse sfumature e che la parola di Gesù gli riempie il cuore di speranza perché Gesù prende l’amore che gli possiamo e sappiamo dare trasformandolo in amore vero e grande. L’amore di Dio resuscita anche don Valter”.
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“Negli ultimi anni della sua vita, Valter – ha raccontato monsignor Ferretti - è stato, così come pure in passato, un prete teologo, intellettuale, creativo, ma poi si è ritrovato a non poter più cingersi le vesti per andare dove voleva, anche se ci provava sempre. Accolto nella Casa del Clero ha vissuto lì, malato, gli ultimi anni della sua vita. Vorrei ringraziare don Marco, la comunità della Casa del Clero, le suore e quanti hanno amato e accudito Valter con pazienza e carità. La Casa del Clero è un luogo che dobbiamo proteggere e sostenere perché verrà per tutti il tempo della debolezza. Ma già da oggi è il tempo della fraternità per stare sempre insieme e proteggere i più deboli tra noi. In entrambe le ultime due visite che gli ho fatto – la chiosa dell’omelia del vescovo - Valter mi ha detto: ‘Offro per lei al Signore ogni fitta che sento’. Questo mi ha colpito molto. Vogliamoci bene fratelli e sorelle, alla fine solo questo conta. Perché nell’amore, in qualsiasi amore, c’è sempre il seme della Resurrezione”.