A vederlo oggi riesce difficile immaginare la sontuosità che doveva essere appartenuta a Palazzo Trifiletti negli anni del suo pieno fulgore, quando la nobile e facoltosissima famiglia napoletana dei Giovene di Girasole lo volle edificare e lo abitò. Nessuna documentazione ufficiale ne riporta le sue origini, ci sono al momento solo tracce ed indizi di quello che è stato il suo luminoso passato, ancora da accertare è la paternità del progetto architettonico che viene ascritto a Ferdinando Sanfelice, che ha operato a Napoli tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700, lasciando la sua impronta nelle costruzioni scenografiche, in cui ricorrono le scalinate che si biforcano e si riuniscono, affacciate sulle corti ricche di loggiati.
La stessa soluzione che caratterizza Palazzo Trifiletti, che ha preso il suo appellativo dal cognome di chi lo possedeva agli inizi del Novecento. Il gioiello architettonico, forse il più prezioso della città di Foggia, che oggi agonizza in uno stato pietoso, fu costruito dopo il disastroso terremoto del 1731, dal 1984 è sottoposto a vincolo come bene culturale. Dopo la morte dell’ultimo proprietario Giuseppe Palena nel 2017, da ultima ricerca fatta al Catasto, risulta che il Palazzo conta ben 48 comproprietari delle diverse unità in cui è frazionato, tra cui figura curiosamente anche la Basilica di San Michele di Monte Sant'Angelo. Il manufatto è ridotto in scandaloso degrado e nonostante numerose iniziative per sollecitare interventi di recupero ad oggi marcisce sulla centralissima Via Garibaldi, ghiotta occasione per qualche speculazione immobiliare.
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Chi si aggrappa irriducibilmente alla speranza di poterlo mettere in salvo è Anna Stella Di Mauro che cerca in tutti i modi di tenere desta l’attenzione sul Palazzo con tutti i mezzi che ha a disposizione: sua è già da qualche anno la spinta per la candidatura a Luogo del Cuore del FAI e la cura di una pagina Facebook su cui transitano appelli, indicazioni, denunce, esortazioni affinché cittadini ed istituzioni riscoprano interesse e voglia di agire. In questi giorni tutti gli sforzi sono finalizzati alla raccolta di firme che scade il prossimo 15 dicembre per rientrare in uno dei bandi del FAI per presentare una progettualità.
“Bisogna raggiungere un risultato numerico importante per scalare la classifica e poter accedere a questa opportunità” spiega a l’Attacco Di Mauro. In passato il piazzamento al censimento del FAI ha permesso di apporre una targa nei pressi del Palazzo, un piccolo, visibile apporto di sostegno. Già la Soprintendenza aveva provveduto a posizionarne una di colore giallo per segnalare il vincolo dei Beni culturali, ma con il nome sbagliato di “Palazzo Trifiletti-Giovese”: “Ci accorgemmo dell’errore e andai a controllare tra le carte per verificare se anche al Ministero fosse stato registrato in modo inesatto, fortunatamente era corretto. Poi il palo di ferro che reggeva l’indicazione è sparito, forse in seguito ad un furto” racconta Di Mauro.
Tre anni fa l’allora Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli fu invitato a Foggia in piena campagna elettorale per sostenere la candidatura a sindaco di Giovanni Quarato, in un incontro organizzato per affrontare i temi della tutela del patrimonio e della memoria storica: “Fui invitata a partecipare, mostrai al ministro anche le foto ed alcuni documenti su Palazzo Trifiletti - racconta sempre Di Mauro -. Mi sembrò una bella occasione per fare esercizio democratico della partecipazione, posi il tema del recupero del Palazzo ma la risposta del Ministro fu deludente”.
Di Mauro non mancò di far notare che il Palazzo in questione sorge a pochi passi da Municipio e Prefettura e nel tentativo di incoraggiare un cenno d’interesse da parte del componente del Governo Conte chiese quante possibilità vi fossero che attraverso la Soprintendenza si potesse fare opera di sensibilizzazione sul Comune per creare un intervento di sinergia: “Ricevetti risposte molto vaghe ed in parte anche deludenti, mi fu detto che di richieste come la mia ne riceveva almeno due al giorno e che le Soprintendenze non possono esercitare pressioni sulle amministrazioni, perché non si possono mettere contro i comuni. Consigliò di intraprendere altre vie, come ad esempio la presentazione di progetti collegati ad attività di varia natura, finalizzati all’ottenimento di finanziamenti. Insomma, alzò le mani e dichiarò in qualche modo la sua impotenza”.
Moltissime sono le attestazioni di sdegno da tastiera che quotidianamente giungono sulla pagina Facebook di Palazzo Trifiletti e sono tanti i foggiani che urlano alla vergogna per lo stato in cui versa, ma nonostante ciò non si è stati in grado di costituire un soggetto organizzato, anche un comitato, per perorare con una partecipazione corale la causa che porta avanti Di Mauro, lasciata troppo sola in questa sua crociata: “Ho capito per mia esperienza che se non c’è un consenso più ampio a livello territoriale tra vari soggetti istituzionali, associazioni, enti ecclesiastici, parti politiche, non si hanno tante chance, l’impegno dei singoli può fare ben poco. Invece servono coesione e sinergie per far partire il meccanismo della valorizzazione e avere risultati, ma questo per Palazzo Trifiletti non è mai accaduto, anzi. Se il Palazzo è ridotto in quel modo c’è chi ha remato contro per andare nella direzione della sua distruzione, e lo Stato soprattutto attraverso il Ministero preposto e la sua emanazione territoriale avrebbe dovuto applicare le leggi per tutelarlo, ma non è mai avvenuto”.
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Amare parole che svelano ciò che è sotto gli occhi di tutti, la condanna ad un destino infausto di un bene che più di qualcuno vuole più morto che vivo.