Università di Foggia, ricorso al TAR per salvare il Demet. L’incoerenza degli anti rettore Lo Muzio

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A marzo scorso è passato esattamente un anno dall’elezione del professor Lorenzo Lo Muzio quale nuovo rettore dell’Università di Foggia e in questo arco di tempo il Magnifico ha dovuto costantemente fronteggiare l’ostilità dei suoi oppositori. Si tratta di quel fronte interno formato da tanti “orfani” dell’ex rettore Maurizio Ricci e guidato dai direttori Donatella Curtotti (Giurisprudenza), Agostino Sevi (Dafne), Barbara De Serio (Distum) e Carmela Robustella (Scienze sociali). Un fronte che sta perseverando nella propria, deleteria azione ostruzionistica, col chiaro, seppur inconfessato, fine di stremare Lo Muzio al punto da indurlo a dimettersi. Dalla loro parte, peraltro, gli anti Lo Muzio hanno la direttrice generale Teresa Romei, il cui contratto con Unifg scadrà a fine 2024. Le ultime, infuocate settimane sono testimoniate dagli esiti delle recenti sedute di senato e consiglio di amministrazione. L’ultima seduta congiunta risale al 28 febbraio, quando Curtotti&Co. hanno chiesto ed ottenuto il rinvio di numerosissimi punti all’ordine del giorno, dichiarando di non aver avuto il tempo necessario per esaminarli. La guerra al rettore viene portata avanti per motivi dichiarati e per altre ragioni che restano dietro le quinte, come il veto nei confronti della prorettrice Francesca Cangelli, odiata da quando negli anni di Ricci seppe dare battaglia in difesa dei propri diritti contro l’allora Magnifico, la direttrice di Giurisprudenza e il professor Enrico Follieri

E’ la dimostrazione che ostracizzazioni e iniziative ad personam sono vizi duri a morire dalle parti dei ricciani, che - dopo aver creato anni fa il nuovo dipartimento di Agraria denominato Dafne disattivando l’originario Safe allo scopo di estromettere quattro docenti sgraditi (quelli autori di denunce e segnalazioni di presunti illeciti) – hanno replicato l’operazione costituendo il terzo e inutile dipartimento di Area economica, quello di Scienze sociali chiamato Diss, pur di lasciarsi alle spalle alcuni colleghi del dipartimento Demet, in tal modo condannato a morte per sopraggiunta insufficienza del numero di docenti. 

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Gli strascichi di tale vicenda sono stati evidentissimi nella seduta del 28 febbraio, durante la quale il rettore ha informato che la delibera concernente la costituzione del dipartimento di Scienze sociali, adottata dal cda il 20 dicembre scorso, è stata impugnata davanti al TAR dalla direttrice del Demet, la professoressa Lucia Maddalena, che aveva cercato in tutti i modi di salvare il proprio dipartimento da un’iniziativa così repentina e oscura, fatta peraltro senza la previa e necessaria istruttoria. In occasione della seduta di senato accademico è stata, invece, la professoressa Barbara Cafarelli – ex delegata rettorale artefice del piano strategico di Ateneo – a tentare di difendere il Demet. E’ avvenuto, ad esempio, quando si è discusso della richiesta di cambio di afferenza avanzata da due docenti: per la prof associata Adriana Addante dal Demet (dipartimento di Economia, Management e Territorio) a Giurisprudenza; domanda opposta per il prof associato Leonardo Sergio Di Carlo, da Giurisprudenza al Demet. 

Il consiglio di dipartimento di Giurisprudenza, il 24 gennaio, diede parere favorevole ad ambedue le richieste, mentre il consiglio di dipartimento del Demet il 16 gennaio diede parere favorevole alla richiesta di Di Carlo (settore Filosofia del diritto) ma non a quella di Addante (settore Diritto privato). Quando Lo Muzio ha aperto la discussione tra i senatori De Serio si è detta perplessa in ordine alla proposta di Di Carlo al Demet “in quanto non le sembra vi sia compatibilità a livello di settori scientifico-disciplinari e, in più, per i correlati appesantimenti burocratici che ne rinverrebbero in considerazione dell’apertura della fase transitoria antecedente all’eventuale disattivazione del dipartimento”. 

E’ intervenuta a quel punto Cafarelli evidenziando l’incoerenza di chi aveva voluto Scienze sociali pur a costo di un’accozzaglia di docenti dei più vari settori scientifico-disciplinari, quasi nessuno dei quali legato realmente all’area delle Scienze sociali. “Sembra alquanto contraddittorio negare l’afferenza di Di Carlo per la mancanza di affinità con le discipline di competenza del Demet da parte di chi, da poco tempo, ha promosso l’istituzione di un dipartimento di Scienze sociali che vede al suo interno un coacervo di settori scientifico disciplinari che vanno da biochimica al settore letteratura latina”. Cafarelli si è chiesta se mai qualcuno al CUN (Consiglio universitario nazionale) possa approvare una modifica di ordinamento che vede in corsi di laurea in economia o in economia aziendale degli insegnamenti di latino. 

“Sembra esserci un comportamento differente da parte di chi da un lato è stato favorevole all’istituzione del Diss e dall’altro lato nega l’afferenza di un docente che ha una sua motivazione scientifica e che potrebbe trovare nel corso di dottorato anche l’attribuzione del compito didattico previsto dalla legge. Riguardo ad Addante, il consiglio di dipartimento del Demet si è astenuto per ovvie motivazioni legate alle difficoltà numeriche in termini di docenti afferenti al Demet e perché forse la domanda non era corredata da motivazioni didattiche e di ricerca”. Cafarelli ha concluso affermando che “l’impedire a qualcuno di afferire al Demet potrebbe far sembrare che c’è una volontà persecutoria nei confronti del Demet”. 

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La lampante contradditorietà del comportamento ha costretto ad intervenire la direttrice di Scienze sociali, Carmela Robustella, che ha definito non pertinenti i continui riferimenti al Diss per poi sostenere che biochimica e letteratura latina “sono, invece, perfettamente allineati con il progetto formativo alla base del nuovo dipartimento”. Al termine della discussione 16 senatori hanno approvato il trasferimento di Addante a Giurisprudenza, mentre in 18 si sono astenuti su Di Carlo col risultato che al docente è stato negato il passaggio al Demet.

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