L’Università di Foggia ha presentato questa mattina la prima edizione del Welcome day per gli specializzandi di Area medica. L’iniziativa, promossa dal Delegato rettorale alle Politiche in Sanità, Gaetano Serviddio, in collaborazione con il Rettorato e con la Facoltà di Medicina, ha visto la partecipazione del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, della Sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, dell’Arcivescovo metropolita di Foggia - Bovino, Mons. Giorgio Ferretti e del Direttore Generale del Policlinico Riuniti di Foggia, Giuseppe Pasqualone.
“E’ stata una giornata di festa – esordisce a l’Attacco Serviddio – conosciamo l’importanza degli specializzandi in un territorio. È la prima occasione per festeggiare insieme la domanda, ovvero la Regione che chiede medici, e l’offerta, le università che disegnano le proprie strategie per il futuro in un momento che di fatto è un vero e proprio crocevia culturale per la medicina italiana. Abbiamo bisogno di più medici, soprattutto nei territori”.
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“Oggi è stata l’occasione per discutere i diversi aspetti – aggiunge - come può una regione innovativa fare un patto generazionale per far crescere qualità nelle specializzazione, richiesta di medici, qualità e futuro del territorio. Gli specializzandi di un territorio sono nuclei familiari che vi risiedono e che fanno crescere la cultura e la società”.
Nonostante i tempi di pandemia, non c’è certezza di aver davvero imparato la lezione. “Probabilmente abbiamo perso un’occasione - ribadisce Serviddio – certamente quel periodo ci ha insegnato come i giovani erano in prima linea. Oggi guardiamo a loro, ma dobbiamo fare attenzione: l’idea di impiegare personale troppo giovane prima di una formazione adeguata significa rischiare qualità, un pericolo che non dobbiamo né possiamo correre. L’assistenza deve essere supportata da professionisti accreditati e formati”.
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Una battuta Serviddio l’ha lasciata anche sulla futura eliminazione del numero chiuso per gli studenti di Medicina. “Un passo necessario per far fronte ad una carenza di medici. Una programmazione scellerata degli ultimi 2’ anni a cui ci ritroviamo ad affrontare. Fra 3 o 4 anni avremo di nuovo tanti medici”.