E’ ancora solo una proposta, ma inizia a generare i primi malumori l’idea che lo scalo foggiano, nel nuovo Piano Nazionale degli Aeroporti, che se dovesse essere approvato, resterà in vigore fino al 2035, sarà una riserva. Una riserva dello scalo di riferimento per la Puglia, che è quello di Bari.
Il pugliese presidente dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile Pierluigi Di Palma – lui è di Grottaglie – spiega che questi scali individuati in tutto il paese saranno presi in considerazione a supporto dei principali, quando sarà necessario deviare lì traffico in esubero.
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La proposta, che non riguarda solo il Gino Lisa, ma anche gli altri scali individuati a supporto dei principali in tutto il Paese, ha però una sua ragionevolezza. L’aeroporto di Foggia, come ha dimostrato nei decenni e come è risultato dallo studio dell’Enac, che ha analizzato diversi fattori, non ha mostrato di avere, al momento una sua forza né in termini di utenza e nemmeno se si guardano tutti gli altri fattori che il piano ha preso in esame per decretare le linee guida per il prossimo decennio. Quelle linee guida infatti, se avessero trovato le condizioni nel contesto, avrebbero potuto lavorare a superare le criticità.
Di cosa parliamo? Oltre alla sostenibilità, gli esperti hanno guardato con particolare attenzione all’intermodalità dei trasporti. Nemmeno su quello però il territorio è stato promosso. Analisi territoriale, previsione di sviluppo del traffico aereo negli scenari futuri, masterplan in termini di sostenibilità. Dal verbale di audizione del Presidente, tenutosi a maggio presso la Commissione Trasporti, emerge che sono stati analizzati i fabbisogni effettivi, ipotizzando anche la realizzazione di nuove infrastrutture a sostegno, sono state ipotizzate anche azioni a supporto dello sviluppo della rete compresa l’interazione sinergica fra varie modalità di trasporto. Il risultato però non ha raggiunto la sufficienza. Si legge infatti nel documento che i due parametri presi in esame, ovvero l’accessibilità e la connettività del singolo scalo con i nodi delle rete comunitarie e globali, hanno dato vita a quella che viene definita la con-accessibilità.
Questo racconta la capacità d’uso del mezzo aereo per la popolazione. Questo dato, viene poi messo a sistema con i fattori socio-economici della zona per personalizzare in maniera ancora più netta lo scalo e renderlo aderente alle esigenze del territorio. Il risultato di questa analisi è quanto abbiamo letto dalle prime indiscrezioni su questa proposta di piano. Riserva. Supporto. Ma niente sviluppo. Niente cambiamento. Niente di niente. Quindi l’Enac non vede le potenzialità che vede la politica, che vedono le istituzioni, che vede il Gargano, che vedono gli operatori turistici, gli investitori, i nostri imprenditori.
Le previsioni future sono state fatte secondo una serie di scenari “what-if”, che a leggerli, però, nel verbale dell’audizione, tengono conto di dinamiche geopolitiche di aree grandi e lontane, legate agli effetti a medio e lungo termine della guerra in Ucraina, ad esempio, o all’effetto delle nuove tecnologie sulla propensione al volo dei viaggiatori, agli assetti competitivi delle strategie di mercato delle compagnie aeree nell’assetto mondiale.
Parametri utili e indicatori validi per gli aeroporti di riferimento delle reti del Paese, ma meno per quegli scali secondari, che rispondono a indicatori completamente differenti e che forse avrebbero meritato un’analisi che guardava e prendeva in esame altri parametri. Allora perché non pensare di affidare questa analisi e questa gestione degli scali minori alla neonata Enac Servizi? Il 31 marzo del 2022 nasce infatti questo strumento, definito dallo stesso Di Palma “agile e strategico per gli aeroporti minori”, con strumenti gestionali flessibili e meglio adattabili alle esigenze di scali particolari, o problematici, se vogliamo. Enac Servizi gestirà Pantelleria e 17 aeroporti demaniali minori non dati in concessione.
Perché non pensare allora di farle gestire anche quelli in concessione, ma le cui concessionarie non sono in grado di generare traffico. O che ragionano e fanno analisi su parametri troppo lontani da realtà più piccole e con potenzialità elevate, come il Gino Lisa, e lo pensiamo guardando al Gargano, ma che oggi si presentano all’analisi con il peso di undici anni di chiusura e di inutilizzo sulle spalle. Enac Servizi potrebbe lavorare proprio per la valorizzazione e per lo sviluppo dello scalo. Se, come afferma il Presidente dell’ENAC Pierluigi Di Palma, l’obiettivo è quello del rilancio del settore, partendo anche dagli aeroporti minori che offrono opportunità importanti per privati, imprese e comunità locali e per la crescita economica di un territorio, sarebbe meglio se all’esame, questi scali, si presentassero preparati e non fantasma, come è logico dopo una chiusura tanto lunga. Come uno scalo tenuto per anni senza far nulla.
Altrimenti saremo alle solite.
La Luminwigs, su cui abbiamo già avuto modo di esprimere dubbi circa la capacità di gestire e di generare traffico, non ci aiuterà a volare, ma sarà il mezzo attraverso cui il territorio riceve il solito contentino. Il dramma è che se anche questa volta fallisce, va male, l’esperienza potrebbe essere definitivamente chiusa. Sarà quello che abbiamo definito un cavallo di Troia, che accogliamo e a cui brindiamo con inconsapevolezza.
Zone Transition
Zone Transition
Allora, prima di festeggiare e di mettere medaglie in petto, valutiamo bene a che cosa stiamo aprendo le porte. A che cosa stiamo dicendo sì. Mettiamo in campo tutta la forza possibile per sì che si creino davvero tutte le condizioni reali per portare qui passeggeri, per rendere lo scalo attrattivo, per far arrivare turisti a creare economia e non solo per avere sotto casa il volo per Milano.